Io sono l'unica il cui destino lingua non indaga, occhio non piange; non ho mai causato un cupo pensiero, né un sorriso di gioia, da quando sono nata.
Tra piaceri segreti e lacrime segrete, questa mutevole vita mi è sfuggita, dopo diciott'anni ancora così solitaria come nel giorno della mia nascita.
E vi furono tempi che non posso nascondere, tempi in cui tutto ciò era terribile, quando la mia triste anima perse il suo orgoglio e desiderò qualcuno che l'amasse.
Ma ciò apparteneva ai primi ardori di sentimenti poi repressi dal dolore; e sono morti da così lungo tempo che stento a credere siano mai esistiti.
Prima si dissolse la speranza giovanile, poi svanì l'arcobaleno della fantasia; infine l'esperienza mi insegnò che mai crebbe in un cuore mortale la verità.
Era già amaro pensare che l'umanità fosse insincera, sterile, servile; ma peggio fu fidarmi della mia mente e trovarvi la stessa corruzione.
Le monete, il bastone, il portachiavi, la pronta serratura, i tardi appunti che non potranno leggere i miei scarsi giorni, le carte da giunco e gli scacchi, un libro e tra le pagine appassita la viola, monumento d'una sera di certo inobliabile e obliata, il rosso specchio a occidente in cui arde illusoria un'aurora. Quante cose, atlanti, lime, soglie, coppe, chiodi, ci servono come taciti schiavi, senza sguardo, stranamente segrete! Dureranno piú in là del nostro oblio; non sapran mai che ce ne siamo andati.
L'amore non è pretendere, ma dare è dimenticarsi, ma non dimenticare è vivere fuori di sé, pur rimanendo in sé è riservarsi le spine e offrire le rose L'amore chiede tutto e ha il diritto di farlo.
Ma quando sono solo con questo naso al piede che almeno di mezz'ora da sempre mi precede si spegne la mia rabbia e ricordo con dolore che a me è quasi proibito il sogno di un amore; non so quante ne ho amate, non so quante ne ho avute, per colpa o per destino le donne le ho perdute e quando sento il peso d'essere sempre solo mi chiudo in casa e scrivo e scrivendo mi consolo, ma dentro di me sento che il grande amore esiste, amo senza peccato, amo, ma sono triste perché Rossana è bella, siamo così diversi, a parlarle non riesco: le parlerò coi versi, le parlerò coi versi.
Ho bisogno di vederti tutti i giorni vita mia. Ho bisogno di sentire quella dolce melodia quella musica oppiata che m'inebria e che mi nuoce quella musica drogata che mi piace... la tua voce.
Avrei davvero voluto morire quando lei mi lasciò in affannoso pianto tra molte cose dicendomi ancora: "Come soffriamo atrocemente, Saffo, io ti lascio contro il mio volere." Ed io a lei rispondevo: "Và serena e di me serba il ricordo. Sai quanto ti ho amata. Se mai tu lo dimenticassi, sempre io ricorderò i bei momenti che vivemmo. Quando di corone di viole e di rose e di croco, accanto a me ti cingevi il capo gentile, e mettevi intorno al collo ghirlande intrecciate di fiori. E cosparsa di essenze profumate sul morbido letto ti saziavi, né mai vi furono danze nei sacri boschi a cui fossimo assenti..."
Non ce la fanno i belli muoiono tra le fiamme: sonniferi, veleno per i topi, corda, qualunque cosa... Si strappano le braccia, si buttano dalla finestra, si cavano gli occhi dalle orbite, respingono l'amore respingono l'odio respingono, respingono. Non ce la fanno i belli non resistono, sono le farfalle, sono le colombe, sono i passeri, non ce la fanno. Una lunga fiammata mentre i vecchi giocano a dama nel parco. Una fiammata, una bella fiammata mentre i vecchi giocano a dama nel parco, al sole. I belli si trovano all'angolo di una stanza accartocciati tra ragni e siringhe, nel silenzio, e non sapremo mai perché se ne sono andati, erano tanto belli. Non ce la fanno i belli muoiono giovani e lasciano i brutti alla loro brutta vita. Amabili e vivaci: vita e suicidio e morte mentre i vecchi giocano a dama sotto il sole nel parco.
Io crebbi in un silenzio arabescato, in un'ariosa stanza del nuovo secolo. Non mi era cara la voce dell'uomo, ma comprendevo quella del vento. Amavo la lappola e l'ortica, e più di ogni altro un salice d'argento. Riconoscente, lui visse con me la vita intera, alitando di sogni con i rami piangenti la mia insonnia. Strana cosa, ora gli sopravvivo. Lì sporge il ceppo, e con voci estranee parlano di qualcosa gli altri salici sotto quel cielo, sotto il nostro cielo. Io taccio... come se fosse morto un fratello.
Se conoscessi il mistero immenso del cielo dove ora vivo, se potessi vedere e sentire quello che io sento e vedo in questi orizzonti senza fine e in questa luce che tutto investe e penetra, non piangeresti se mi ami! Sono ormai assorbito dall'incanto di Dio dalle Sue espressioni di sconfinata bellezza. Le cose di un tempo sono così piccole e meschine al confronto! Mi è rimasto l'affetto per te, una tenerezza che non hai mai conosciuto! Ci siamo amati e conosciuti nel tempo: ma tutto era così fugace e limitato! Io vivo nella serena e gioiosa attesa del tuo arrivo tra noi: tu pensami così, nelle tue battaglie pensa a questa meravigliosa casa, dove non esiste la morte, e dove ci disseteremo insieme nel trasporto più puro e più intenso alla fonte inestinguibile della gioia e dell'amore. Non piangere più se veramente mi ami!