Allora una donna disse: Parlaci della Gioia e del Dolore. E lui rispose: La vostra gioia è il vostro dolore senza maschera, E il pozzo da cui scaturisce il vostro riso, è stato sovente colmo di lacrime. E come può essere altrimenti? Quanto più a fondo vi scava il dolore, tanta più gioia potrete contenere. La coppa che contiene il vostro vino non è forse la stessa bruciata nel forno del vasaio? E il liuto che rasserena il vostro spirito non è forse lo stesso legno scavato dal coltello? Quando siete felici, guardate nel fondo del vostro cuore e scoprirete che è proprio ciò che vi ha dato dolore a darvi ora gioia. E quando siete tristi, guardate ancora nel vostro cuore e saprete di piangere per ciò che ieri è stato il vostro godimento. Alcuni di voi dicono: "La gioia è più grande del dolore", e altri dicono: "No, è più grande il dolore". Ma io vi dico che sono inseparabili. Giungono insieme, e se l'una siede con voi alla vostra mensa, ricordate che l'altro è addormentato nel vostro letto.
In verità voi siete bilance che oscillano tra il dolore e la gioia. Soltanto quando siete vuoti, siete equilibrati e saldi. Come quando il tesoriere vi solleva per pesare oro e argento, così la vostra gioia e il vostro dolore dovranno sollevarsi oppure ricadere.
Se devi amarmi, per null'altro sia se non che per amore. Mai non dire: "L'amo per il sorriso, per lo sguardo, la gentilezza del parlare, il modo di pensare così conforme al mio, che mi rese sereno un giorno". Queste son tutte cose che posson mutare, Amato, in sé o per te, un amore così sorto potrebbe poi morire. E non amarmi per pietà di lacrime che bagnino il mio volto. Può scordare il pianto chi ebbe a lungo il tuo conforto, e perderti. Soltanto per amore amami e per sempre, per l'eternità.
So quello che dirmi vorresti in quest'ora... Non dirlo! Guarda laggiù il fondo dello stagno che si fa cupo e come si rincorrono le nuvole specchianti sul velluto nero... Non dirlo! Questa è una mala notte. Lo so, in quest'ora infuria nel profondo del tuo petto tutto ciò che ti preme. Non chiedere! Sulla tua bocca indugia ancora la parola che ci fa infelici... Non dirla! Questa è una mala notte. Me lo dirai domani. Non lo sappiamo, chissà forse domani tutto sarà miracolosamente facile ciò che oggi nessun cuore può sopportare, ciò che oggi mi rende tanto infelice. Non chiedere! Questa è una mala notte.
Non mi accorsi del momento in cui varcai per la prima volta la soglia di questa vita Quale fu la potenza che mi schiuse in questo vasto mistero come sboccia un fiore in una foresta a mezzanotte? Quando al mattino guardai la luce, subito sentii che non ero uno straniero in questo mondo, che l'inscrutabile, senza nome e forma mi aveva preso tra le sue braccia sotto l'aspetto di mia madre. Così, nella morte, lo stesso sconosciuto m'apparirà come sempre a me noto. e poiché amo questa vita so che amerò anche in morte.
Come crepiti nelle mie mani. Da quando ti ho conosciuto ho perso i valori estremi della vita. Sai quanto pesa una carezza? Sai cosa sono le mani? Sono uccelli che cercano orizzonti, sono uccelli che cercano pace, sono le mani dell'intelligenza e della ritrosia, sono il pane quotidiano degli angeli, sono le ali che cercano refrigerio. Il tuo volto è un nido d'aria attraverso il quale io trovo il mio nulla.
In te sono stato albume, uovo, pesce, le ere sconfinate della terra ho attraversato nella tua placenta, fuori di te sono contato a giorni.
In te sono passato da cellula a scheletro un milione di volte mi sono ingrandito, fuori di te l'accrescimento è stato immensamente meno. Sono sgusciato dalla tua pienezza senza lasciarti vuota perché il vuoto l'ho portato con me.
Sono venuto nudo, mi hai coperto così ho imparato nudità e pudore il latte e la sua assenza. Mi hai messo in bocca tutte le parole a cucchiaini, tranne una: mamma. Quella l'inventa il figlio sbattendo le due labbra quella l'insegna il figlio. Da te ho preso le voci del mio luogo, le canzoni, le ingiurie, gli scongiuri, da te ho ascoltato il primo libro dietro la febbre della scarlattina. Ti ho dato aiuto a vomitare, a friggere le pizze, a scrivere una lettera, ad accendere un fuoco, a finire le parole crociate, ti ho versato il vino e ho macchiato la tavola, non ti ho messo un nipote sulle gambe non ti ho fatto bussare a una prigione non ancora, da te ho imparato il lutto e l'ora di finirlo, a tuo padre somiglio, a tuo fratello, non sono stato figlio. Da te ho preso gli occhi chiari Non il loro peso a te ho nascosto tutto. Ho promesso di bruciare il tuo corpo di non darlo alla terra. Ti darò al fuoco fratello vulcano che ci orientava il sonno. Ti spargerò nell'aria dopo l'acquazzone all'ora dell'arcobaleno che ti faceva spalancare gli occhi.