Poesie d'Autore migliori


in Poesie (Poesie d'Autore)
T'amo senza sapere come, né quando né da dove,
t'amo direttamente senza problemi né orgoglio:
così ti amo perché non so amare altrimenti
che così, in questo modo in cui non sono e non sei,
così vicino che la tua mano sul mio petto è mia,
così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno.
Vota la poesia: Commenta
    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    1911

    Strinsi le mani sotto il velo oscuro...
    "Perché oggi sei pallida?"
    Perché d'agra tristezza
    l'ho abbeverato fino ad ubriacarlo.
    Come dimenticare? Uscì vacillando,
    sulla bocca una smorfia di dolore...
    Corsi senza sfiorare la ringhiera,
    corsi dietro di lui fino al portone.
    Soffocando, gridai: "È stato tutto
    uno scherzo. Muoio se te ne vai".
    Lui sorrise calmo, crudele
    e mi disse: "Non startene al vento".
    Vota la poesia: Commenta
      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      La stella

      Perdettero la stella un giorno.
      Come si a perdere
      La stella? Per averla troppo a lungo fissata…
      I due re bianchi,
      ch'eran due sapienti di Caldea,
      tracciaron al suolo dei cerchi, col bastone.

      Si misero a calcolare, si grattarono il mento…
      Ma la stella era svanita come svanisce un'idea,
      e quegli uomini, la cui anima
      aveva sete d'essere guidata,
      piansero innalzando le tende di cotone.

      Ma il povero re nero, disprezzato dagli altri,
      si disse: " Pensiamo alla sete che non è la nostra.
      Bisogna dar da bere, lo stesso, agli animali":

      E mentre sosteneva il suo secchio per l'ansa,
      nello specchio di cielo
      in cui bevevano i cammelli
      egli vide la stella d'oro che danzava in silenzio.
      Vota la poesia: Commenta
        Scritta da: Rosita Matera
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Se...

        Se riesci a mantenere la calma, quando tutti attorno a te la stanno perdendo, e te ne fanno una colpa;
        Se sai aver fiducia in te stesso quando tutti dubitano di te
        tenendo però nel giusto conto i loro dubbi;
        Se sai aspettare senza stancarti di aspettare,
        o essendo calunniato non rispondere con calunnie,
        o essendo odiato, non dare spazio all'odio,
        senza tuttavia sembrare troppo buono
        ne parlare troppo saggio;

        Se sai sognare senza fare dei sogni i tuoi padroni;
        Se riesci a pensare senza fare dei pensieri il tuo fine;
        Se sai incontrarti con il Successo e la Sconfitta
        e trattare questi due impostori allo stesso modo;
        Se riesci a sopportare di sentire la verità che tu hai detto
        distorta da imbroglioni che ne fanno una trappola per ingenui;
        o vedere le cose, per le quali hai dedicato la vita,
        distrutte,
        o umiliarti a ricostruirle con i tuoi strumenti ormai logori;

        Se sai fare un'unica pila delle tue vittorie,
        e rischiarla in un sol colpo a testa o croce,
        e perdere, e ricominciare di nuovo dall'inizio
        senza mai lasciarti sfuggire una parola
        su quello che hai perso;
        se riesci a costringere il tuo cuore, i tuoi nervi,
        i tuoi polsi
        a sorreggerti anche dopo molto tempo che non te li senti più
        e così resistere quando in te non c'è più nulla
        tranne la volontà che dice loro "Resistete!";

        Se sai parlare con i disonesti senza perdere la tua onestà
        o passeggiare con i re senza perdere il comportamento normale;
        Se non possono ferirti né i nemici né gli amici troppo premurosi;
        Se per te contano tutti gli uomini, ma nessuno troppo;
        Se riesci a riempire l'inesorabile minuto
        dando valore ad ogni istante che passa;
        tua è la Terra e tutto ciò che vi è in essa
        e - quel che più conta - tu sarai un Uomo, figlio mio!
        Vota la poesia: Commenta
          Scritta da: Marco Giannetti
          in Poesie (Poesie d'Autore)
          Sul destino di questo bizzarro mondo
          nascono fiori aridi e terribili
          spinosi nel cuore i sentimenti
          che dolcissime albe, dalla notte
          ancora avvolte di nebulose nostalgie,
          riportano nel cuore corroso dalla vita.

          Ed io attendo sul prato di ginestre
          ma tu, incredibile, non giungi.
          Per prenderti la mano ti raggiungo,
          e dalla tua rassegnata indifferenza
          mi porgi in cambio petali e sorrisi
          - logora vita, mia anima, mio tutto! –
          che hanno l'amaro sapore di un addio.
          Composta lunedì 3 agosto 2009
          Vota la poesia: Commenta
            Scritta da: Sharmas
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            L'uomo e la donna

            L'uomo è la più elevata delle creature.
            La donna è il più sublime degli ideali.
            Dio fece per l'uomo un trono, per la donna un altare.
            Il trono esalta, l'altare santifica.

            L'uomo è il cervello. La donna il cuore.
            Il cervello fabbrica luce, il cuore produce amore.
            La luce feconda, l'amore resuscita.
            L'uomo è forte per la ragione.
            La donna è invincibile per le lacrime.
            La ragione convince, le lacrime commuovono.

            L'uomo è capace di tutti gli eroismi.
            La donna di tutti i martìri.
            L'eroismo nobilita, il martirio sublima.
            L'uomo ha la supremazia.
            La donna la preferenza.
            La supremazia significa forza;
            la preferenza rappresenta il diritto.

            L'uomo è un genio. La donna un angelo.
            Il genio è incommensurabile;
            l'angelo indefinibile.
            L'aspirazione dell'uomo è la gloria suprema.
            L'aspirazione della donna è la virtù estrema.
            La gloria rende tutto grande; la virtù rende tutto divino.

            L'uomo è un codice. La donna un vangelo.
            Il codice corregge, il vangelo perfeziona.
            L'uomo pensa. La donna sogna.
            Pensare è avere il cranio di una larva;
            sognare è avere sulla fronte un'aureola.

            L'uomo è un oceano. La donna un lago.
            L'oceano ha la perla che adorna;
            il lago la poesia che abbaglia.
            L'uomo è l'aquila che vola.
            La donna è l'usignolo che canta.
            Volare è dominare lo spazio;
            cantare è conquistare l'Anima.

            L'uomo è un tempio. La donna il sacrario.
            Dinanzi al tempio ci scopriamo;
            davanti al sacrario ci inginocchiamo. Infine:
            l'uomo si trova dove termina la terra,
            la donna dove comincia il cielo.
            Vota la poesia: Commenta
              Scritta da: Rosarita De Martino
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Andiamo fino a Betlemme

              Andiamo fino a Betlemme,
              come i pastori.
              L'importante è muoversi.
              E se invece di un Dio glorioso,
              ci imbattiamo nella fragilità
              di un bambino,
              non ci venga il dubbio di aver
              sbagliato il percorso.
              Il volto spaurito degli oppressi,
              la solitudine degli infelici,
              l'amarezza di tutti gli
              uomini della Terra,
              sono il luogo dove Egli continua
              a vivere in clandestinità.
              A noi il compito di cercarlo.
              Mettiamoci in cammino senza paura.
              Vota la poesia: Commenta
                Scritta da: Davide Bidin
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                Hymn

                E quando mi hai mostrato il Ponte Di Brooklyn
                Al mattino,
                Ah, Dio,
                E la gente che scivolava sul ghiaccio per strada,
                due volte,
                due volte,
                due persone diverse
                sopraggiunsero, andavano a lavorare,
                Così serie e volenterose,
                Col loro penoso Daily News
                In pugno
                Scivolarono sul ghiaccio & caddero
                Entrambe nel giro di 5 minuti
                E io scoppiai in un dirotto pianto
                Fu allora che m'insegnasti a piangere, Ah
                Dio, Quel mattino,
                Ah, Tu
                Con me appoggiato al lampione ad asciugarmi
                Gli occhi,
                gli occhi,
                nessuno sapeva che avevo pianto
                e poi che gliene fregava
                ma Oh ho visto mio padre
                e la madre di mio nonno
                e le lunghe file di sedie
                e gli astanti che piangevano e il morto,
                Ahimè, sapevo che Tu Iddio
                Avevi dei piani migliori di quello
                Così qualsiasi sia il tuo piano per me
                Spaccatore di maestà
                Fa che sia un lampo
                Una folgore
                Fa che sia uno schioccar di dita
                Riportami a casa dalla Madre Eterna
                Oggi stesso
                Sempre a tua disposizione
                (e fino a quel dì)
                Vota la poesia: Commenta
                  in Poesie (Poesie d'Autore)

                  Il funerale di uno scrittore

                  C'era una frana sulla
                  Pacific Coast Highway e ci hanno fatto fare una
                  deviazione fin su alle colline di Malibu
                  e c'era un gran traffico e faceva caldo, e poi
                  ci siamo persi.
                  Ma ho intravisto un carro funebre e ho detto: "ecco
                  il carro funebre, seguiamolo", e la mia donna ha detto:
                  "quello non è il carro funebre", e io ho detto: "sì, è il
                  nostro carro funebre".

                  Il carro funebre ha girato a sinistra e io l'ho seguito
                  mentre si arrampicava per una
                  stradina sterrata, fino a quando non ha accostato e io
                  ho pensato: "si è perso pure lui". C'era un camioncino parcheggiato lì
                  e un signore che vendeva fragole
                  e io mi sono fermato
                  e ho chiesto
                  dov'era la chiesa e lui mi ha dato le indicazioni
                  e la mia donna ha detto al tizio delle fragole: "al ritorno
                  passiamo a comprare un po' di fragole". poi ho fatto
                  inversione e il carro funebre si è rimesso in moto
                  e ci siamo avviati uno dietro l'altro
                  fino a quando non siamo arrivati alla
                  chiesa.

                  eravamo lì
                  per il funerale di un grand'uomo
                  ma
                  il gruppo era sparito: la
                  famiglia, un paio di vecchi amici sceneggiatori,
                  e altre due o tre persone. abbiamo
                  detto due parole ai parenti e alla moglie del defunto
                  e poi siamo entrati e la messa è cominciata e il
                  prete non era niente di che ma uno dei figli del grand'uomo
                  ha fatto un bel discorso, e poi è finito tutto
                  ed eccoci di nuovo fuori, in macchina,
                  di nuovo dietro al carro funebre, giù per la stessa stradina
                  ripida
                  e di nuovo davanti al camioncino delle fragole, e la mia
                  donna ha detto: "non fermiamoci per le fragole",
                  e mentre proseguivamo verso il cimitero, ho pensato:
                  Fante, sei stato uno dei più grandi scrittori di tutti i tempi
                  e questo è un giorno triste.
                  alla fine, eccoci al cimitero; il prete
                  ha detto qualcosa ed è tutto finito.
                  sono andato dalla vedova che se ne stava lì seduta tutta pallida
                  e bella e piuttosto solitaria su una sedia pieghevole di metallo.
                  "Hank", mi ha detto, "è difficile", e ho provato inutilmente
                  a dire qualcosa che le fosse di conforto.

                  allora ce ne siamo andati, lasciandola lì, e
                  io stavo proprio male.

                  Ho chiesto a un amico di riaccompagnare la mia ragazza in
                  città e me ne sono andato all'ippodromo. Sono arrivato
                  giusto in tempo per la prima corsa, e mentre giocavo la mia
                  scommessa l'impiegato mi guardava strano e mi ha detto
                  "Gesù, Hank, come mai porti la cravatta?"
                  Vota la poesia: Commenta