"In Lui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo" -dice Paolo all'Areopago d'Atene- Chi è Costui? Come se fosse l'ineffabile spazio che avvolge tutto -Lui il Creatore: Domina ogni cosa, traendo l'esistenza dal nulla, e non soltanto in principio, ma di continuo. Tutto perdura divenendo perpetuamente - "Al principio era il Verbo e per mezzo di Esso tutto è stato fatto". Il Mistero del principio nasce assieme al Verbo, si rivela attraverso il Verbo. Verbo - perenne visione ed enunciazione. Colui che creava, vedeva - vide "che ciò era buono", scorgeva con un concetto diverso dal nostro. Lui - il primo Vedente - Vedeva, ritrovava in tutto un'orma del suo Essere, della sua plenitudine -
Vedeva: Omnia nuda et aperta sunt ante oculos Eius -Il nudo e il trasparente, il vero, il buono e il bello-
Scorgeva con un concetto insolito, estraneo al nostro. Una perenne visione ed enunciazione: "Al principio era il Verbo e per mezzo di Esso tutto è stato fatto", il tutto, in cui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo -Il Verbo, lo stupendo Verbo primordiale, come un'invisibile soglia di tutto ciò che è stato creato, esiste ed esisterà. Come se il Verbo fosse la soglia.
La soglia del Verbo, in cui tutto era di foggia invisibile, la divina e l'eterna - dietro questa soglia iniziano gli eventi! Mi trovo sul limine della Sistina - Forse tutto ciò era più facile interpretare nel linguaggio della "Genesi" - Ma il Libro aspetta l'immagine. - E giusto. Aspettava un suo Michelangelo.
Perché Colui che creava, "vedeva" - vide, che "ciò era buono". "Vedeva", ed allora il Libro aspettava il frutto della "visione". O uomo che vedi anche tu, vieni - Sto invocandovi "vedenti" di tutti i tempi. Sto invocandoti, Michelangelo!
Nel Vaticano è posta una cappella, che aspetta il frutto della tua visione! La visione aspetta l'immagine. Da quando il Verbo si fece carne, la visione, da allora, aspetta. Stiamo sulla soglia del Libro. Questo è il Libro delle Origini - Genesis. Qui, in questa cappella lo ha descritto Michelangelo, non con le parole, ma con una ricchezza affluente dei colori. Entriamo, per rileggerlo, passando dallo stupore allo stupore.
Così, allora, è qui - vediamo e riconosciamo il Principio che sorge dall'inesistenza, ubbidendo al Verbo della creazione; Qui traspira da queste mura. Ma forse la Fine affiora più intensamente. Sì, ancor più efficacemente traspare il Giudizio. Un Giudizio, un finale Giudizio. Ecco la via che tutti attraversiamo - ognuno di noi.
Nel tuo sonno, al limite dei sogni, aspetto guardando in silenzio il tuo viso, come la stella del mattino che appare per prima alla tua finestra. Con i miei occhi berrò il primo sorriso che, come un germoglio, sboccerà sulle tue labbra semiaperte. Il mio desiderio è solo questo.
I giudici se vogliono giudicare bisogna che si facciano eleggere i giornalisti se vogliono scrivere non devono criticare i sindacalisti devono alzarsi in piedi quando mi vedono entrare l'opposizione non deve opporsi se no non vale e insomma una buona volta lasciatemi lavorare ho sei ville in Sardegna e le bollette da pagare e forse dovrei farmi ricoverare Mi consenta mi consenta senta c'è troppa anomalia in questa società violenta
I giudici se vogliono restare non ci devono arrestare la stampa estera l'Italia non la deve riguardare e io a casa mia mangio con chi mi pare e insomma Bettino smettila di telefonare più di quello che ho fatto proprio non lo posso fare ho sei televisioni sulle spalle da mantenere e forse mi dovrei far ricoverare Mi consenta mi consenta senta c'è troppa finanza in questa società violenta
E i tre saggi se sono saggi non si devono impicciare e la Rai deve essere complementare e perdio spiegatemi cosa vuol dire complementare e non dite che non so l'italiano che mi fate incazzare e i giudici i processi li devono stipulare e i giornalisti non devono esageracerbare e forse mi dovrei far ricoverare Mi consenta mi consenta senta c'è troppa poca Fininvest in questa società violenta
E i giudici si alzino in piedi prima di giudicare e se la mafia mi vota cosa ci posso fare e il milione di posti l'avevo detto per scherzare e voglio tremila guardie del corpo che mi devono guardare e un ritratto di sei metri vestito da imperatore e che sono fascista non me lo dovete dire e i giornalisti prima di scrivere si facciano eleggere e i rigori contro il Milan non li dovete dare e gli agit-prop vadano in Russia ad agitproppare e non chiamatemi Bokassa o vi faccio fucilare e i giudici il paese non lo possono sventrare e a me gli avvisi di garanzia non li dovete mandare e forse mi dovrei un po' calmare ma se io sono Dio cosa ci posso fare Mi consenta mi consenta senta no c'è più religione in questa società violenta.
Non posso ricordare. Ma quei momenti puri dureranno in me come in fondo a un vaso troppo pieno. Non penso a te, ma sono per amore tuo e questo mi dà forza. Non ti invento nei luoghi che adesso senza te non hanno senso. Il tuo non esserci è già caldo di te, ed è più vero, più del tuo mancarmi. La nostalgia spesso non distingue. Perché cercare allora se il tuo influsso già sento su di me lieve come un raggio di luna alla finestra.
È una bella notte d'estate Tengono le alte case aperti i balconi del vecchio paese sulla vasta piazza Nell'ampio rettangolo deserto, panchine di pietra, evonimi ed acacie simmetrici disegnano le nere ombre sulla bianca arena. Allo zenit la luna, e sulla torre la sfera dell'orologio illuminata. Io in questo vecchio paese vo passeggiando solo come un fantasma.
Se muoio sopravvivimi con tanta forza pura che desti la furia del pallido e del freddo, da sud a sud leva i tuoi occhi indelebili, da sole a sole suoni la tua bocca di chitarra. Non voglio che vacillino il tuo riso o i tuoi passi, non voglio che muoia la mia eredità d'allegria, non bussare al mio petto, sono assente. Vivi in mia assenza come in una casa. È una casa tanto grande l'assenza che v'entrerai traverso i muri e appenderai i quadri all'aria. È una casa tanto trasparente l'assenza che senza vita ti vedrò vivere e se soffri, amor mio, morirò un'altra volta.
Ricordo il meraviglioso istante: davanti a me apparisti tu, come una visione fugace, come il genio della pura bellezza.
Nei tormenti di una tristezza disperata, nelle agitazioni di una rumorosa vanità, suonò per me a lungo la tenera voce, e mi apparvero in sogno i cari tratti.
Passarono gli anni. Il ribelle impeto delle tempeste disperse i sogni di una volta, e io dimenticai la tua tenera voce, i tuoi tratti celestiali.
Nella mia remota e oscura reclusione trascorrevano quietamente i miei giorni senza divinità, senza ispirazione, senza lacrime, senza vita, senza amore.
Ma venne dell'anima il risveglio: ed ecco di nuovo sei apparsa tu, come una visione fugace, come il genio della tua pura bellezza.
E il cuore batte nell'inebriamento, e sono per esso risuscitati di nuovo e la divinità e l'ispirazione, e la vita, e le lacrime e l'amore.
Dove son già fatte le strade, io smarrisco il cammino. Nell'oceano immenso, nel cielo azzurro non è traccia di sentiero. La viottola è nascosta dalle ali degli uccelli, dal fulgor delle stelle, dai fiori delle alterne stagioni. E io domando al cuore, se il suo sangue porti seco la conoscenza dell'invisibile via.