Poesie d'Autore migliori


Scritta da: Marilù Rossi
in Poesie (Poesie d'Autore)

Pena d'amore

Il clamore d'un passero sulle grondaie,
La luna brillante e tutto il latteo cielo,
E tutta quella famosa armonia di foglie,
Avean cancellato l'immagine dell'uomo ed il suo grido.

Una fanciulla sorse che aveva labbra rosse e dolenti
E sembrava la grandezza del mondo in lacrime,
Condannata come Odisseo e le navi travagliate
E orgogliosa come Priamo assassinato con i suoi pari.

Sorse, e sull'istante le grondaie piene di clamore,
Una luna che si arrampicava su un vuoto cielo,
E tutto quel lamento delle foglie,
Potevano soltanto comporre l'immagine dell'uomo e il suo grido.
Vota la poesia: Commenta
    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Felicità raggiunta

    Felicità raggiunta, si cammina
    per te sul fil di lama.
    Agli occhi sei barlume che vacilla
    al piede, teso ghiaccio che s'incrina;
    e dunque non ti tocchi chi più t'ama.

    Se giungi sulle anime invase
    di tristezza e le schiari, il tuo mattino
    è dolce e turbatore come i nidi delle cimase.
    Ma nulla paga il pianto di un bambino
    a cui fugge il pallone tra le case.
    Vota la poesia: Commenta
      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Tu verrai comunque

      Tu verrai comunque
      perché dunque non ora?
      Ti attendo
      sono sfinita
      Ho spento il lume e aperto l'uscio
      a te, così semplice e prodigiosa.
      Prendi per questo l'aspetto che più ti aggrada
      irrompi come una palla avvelenata
      o insinuati furtiva come un freddo bandito
      o intossicami col delirio del tifo
      o con una storiella da te inventata
      e nota a tutti fino alla nausea
      che io veda la punta di un berretto turchino
      e il capopalazzo pallido di paura.
      Ora per me tutto è uguale
      turbina lo Enisej
      risplende la stella polare
      e annebbia un ultimo terrore
      l'azzurro bagliore di occhi addolorati.
      Vota la poesia: Commenta
        Scritta da: Cheope
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        I poeti

        Il sogno d'un passato lontano, d'una ignota
        stirpe, d'una remota
        favola nei Poeti luce. Ai Poeti oscuro
        è il sogno del futuro.
        Qual contro l'aure avverse una chioma divina,
        una fiamma divina,
        tal ne la vita splende
        l'Anima, si distende,
        in dietro effusa pende.

        Ospiti fummo (O tu che m'ami: ti sovviene?
        Era ne le tue vene
        il Ritmo), ospiti fummo in imperi di gloria.
        Nativa è la memoria
        in noi, dei fiori ardenti su dai cavi alabastri
        come tangibili astri,
        dei misteri veduti,
        degli amori goduti,
        degli aromi bevuti.

        In qual sera purpurea chiudemmo gli occhi? Quale
        fu ne l'ora mortale
        il nostro Dio? Da quale portentosa ferita
        esalammo la vita?
        Forse dopo una strage di eroi? Sotto il profondo
        ciel d'un letto profondo?
        Le nostre spoglie fiera
        custodì la Chimera
        ne la purpurea sera.

        E al risveglio improvviso dal sonno secolare
        noi vedemmo raggiare
        un altro cielo; udimmo altre voci, altri canti;
        udimmo tutti i pianti
        umani, tutti i pianti umani che la Terra
        nel suo cerchio rinserra.
        Udimmo tutti i vani
        gemiti e gli urli insani
        e le bestemmie immani.

        Udimmo taciturni la querela confusa.
        Ma ne l'anima chiusa
        l'antichissimo sogno, che fluttuava ancòra,
        ebbe una nuova aurora.
        E vivemmo; e ingannammo la vita ricordando
        quella morte, cantando
        dei misteri veduti,
        degli amori goduti,
        degli aromi bevuti.

        Or conviene il silenzio: alto silenzio. Oscuro
        è il sogno del futuro.
        Nuova morte ci attende. Ma in qual giorno supremo,
        o Fato, rivivremo?
        Quando i Poeti al mondo canteranno su corde
        d'oro l'inno concorde:
        - O voi che il sangue opprime,
        Uomini, su le cime
        splende l'Alba sublime!
        Vota la poesia: Commenta
          Scritta da: Cheope
          in Poesie (Poesie d'Autore)
          Parola che l'amor da la rotonda
          bocca mi versa come unguenti e odori;
          Parola che da l'odio irrompi fuori
          fischiando come sasso da la fionda;

          sola virtù che da la carne immonda
          alzi gli spinti e inebri di fulgori;
          o seme indistruttibile né cuori,
          Parola, o cosa mistica e profonda;

          ben io so la tua specie e il tuo mistero
          e la forza terribile che dentro
          porti e la pia soavità che spandi;

          ma fossi tu per me fiume tra i grandi
          fiumi più grande, e limpido nel centro
          de la Vita recassi il mio pensiero!
          Vota la poesia: Commenta
            Scritta da: Gabriella Stigliano
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Ora che sale il giorno

            Finita è la notte e la luna
            si scioglie lenta nel sereno,
            tramonta nei canali.

            È così vivo settembre in questa terra
            di pianura, i prati sono verdi
            come nelle valli del sud a primavera.
            Ho lasciato i compagni,
            ho nascosto il cuore dentro le vecchie mura,
            per restare solo a ricordarti.

            Come sei più lontana della luna,
            ora che sale il giorno
            e sulle pietre bette il piede dei cavalli!
            Vota la poesia: Commenta
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              L'accenno di un canto primaverile

              Il vento portò da lontano
              l'accenno di un canto primaverile,
              chissà dove, lucido e profondo
              si aprì un pezzetto di cielo.
              In questo azzurro smisurato,
              fra barlumi della vicina primavera
              piangevano burrasche invernali,
              si libravano sogni stellati.
              Timide, cupe e profonde
              piangevano le mie corde.
              Il vento portò da lontano
              le sue squillanti canzoni.
              Vota la poesia: Commenta
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                Mi vengono a trovare un editore e un poeta

                Avevo appena vinto 115 dollari dai succhiacervelli e
                stavo nudo sul letto
                ascoltando un'opera di uno degli italiani
                e mi ero appena liberato di una donnaccia
                quando bussarono alla porta,
                e visto che i piedipiatti avevano fatto irruzione circa un mese prima,

                urlai piuttosto irritato -
                chi diavolo è? Che vuoi amico?
                sono il tuo editore! Rispose qualcuno urlando,
                e io strillai, non ho un editore,
                prova qui accanto, e lui rispose urlando,
                sei Charles Bukowski, vero? Mi tirai su e
                sbirciai attraverso la grata di ferro per accertarmi che non fosse un piedipiatti,

                e coprii la mia nudità con una vestaglia,
                diedi un calcio ad una lattina di birra e li invitai ad entrare,
                un editore e un poeta.
                Soltanto uno prese una birra (l'editore)
                Così io ne bevvi due per il poeta e una per me
                e loro sedevano là sudando e osservandomi
                e io sedevo là cercando di spiegare
                che non ero veramente un poeta nel senso tradizionale,
                e raccontai loro dei recinti per il bestiame e del mattatoio
                e degli ippodromi e delle condizioni di alcune nostre prigioni,
                e l'editore improvvisamente tirò fuori cinque riviste da una cartella

                e le gettò tra le lattine
                e parlammo dei Fiori del male, Rimbaud, Villon,
                e di cosa sembravano alcuni poeti moderni:
                J. B. May e Wolf the Hedley sono molto puri, unghie pulite, ecc.;
                Mi scusai per le lattine di birra, la mia barba, e tutto quello che c'era sul pavimento
                e ben presto tutti stavano sbadigliando
                e l'editore improvvisamente si alzò e io dissi,
                andate via?
                E poi l'editore e il poeta stavano uscendo dalla porta,
                e allora pensai, beh, al diavolo può non essergli piaciuto
                quello che hanno visto
                ma io non vendo lattine di birra e opera italiana e
                calze di nylon strappate sotto il letto e unghia sporche,
                io vendo rime vita e versi,
                e mi alzai e mi scolai una nuova lattina di birra
                e guardai le cinque riviste con il mio nome in copertina
                e mi chiesi cosa significasse,
                mi chiesi se scriviamo poesie o se stiamo tutti ammucchiati
                in una grande tenda
                abbracciando teste di cazzo.
                Composta mercoledì 25 settembre 2013
                Vota la poesia: Commenta