Poesie d'Autore migliori


Scritta da: Marilù Rossi
in Poesie (Poesie d'Autore)
Perché tu debba cercarlo
Per ammazzare il tempo?
Cercalo sempre per vivere il tempo.
Deve colmare infatti le tue necessità,
non il tuo vuoto.
E nella dolcezza dell'amicizia
Ci siano risate,
E condivisione di momenti gioiosi.
Poiché nella rugiada
delle piccole cose
Il cuore trova il suo mattino
E si rinfresca.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Il Cane

    Noi mentre il mondo va per la sua strada,
    noi ci rodiamo, e in cuor doppio è l'affanno,
    e perché vada, e perché lento vada.
    Tal, quando passa il grave carro avanti
    del casolare, che il rozzon normanno
    stampa il suolo con zoccoli sonanti,
    sbuca il can dalla fratta, come il vento;
    lo precorre, rincorre; uggiola, abbaia.
    Il carro è dilungato lento lento.
    Il cane torna sternutando all'aia.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Notturno teppista

      Firenze nel fondo era gorgo di luci di fremiti sordi:
      Con ali di fuoco i lunghi rumori fuggenti
      Del tram spaziavano: il fiume mostruoso
      Torpido riluceva come un serpente a squame.
      Su un circolo incerto le inquiete facce beffarde
      Dei ladri, ed io tra i doppi lunghi cipressi uguali a fiaccole spente
      Più aspro ai cipressi le siepi
      Più aspro del fremer dei bussi,
      Che dal mio cuore il mio amore,
      Che dal mio cuore, l'amore un ruffiano che intonò e cantò:
      Amo le vecchie troie
      Gonfie lievitate di sperma
      Che cadono come rospi a quattro zampe sovra la coltrice rossa
      E aspettano e sbuffano ed ansimano
      Flaccide come mantici.
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        La Maliziosa

        Nella sala da pranzo, bruna, profumata
        di frutta e di vernice, come chi non pensa
        raccolsi un piatto di non so quale portata
        belga, e sprofondai nella mia sedia immensa.

        Mangiando, udivo il pendolo, - calmo e giulivo.
        La cucina s'aprì in mezzo a una sbuffata.
        - Entrò la serva, e chissà per quale motivo,
        lo scialle sfatto, con malizia pettinata,

        ecco il ditino tremante pose e ripose
        sulla sua guancia, velluto di pesche-rose
        bianche, e con smorfie del suo labbro bambino

        per mio agio, i piatti mi riordinò vicino
        - poi, - ma certo per prendersi un bacio, - così
        mi soffiò: "Ho una freddo alla guancia, senti qui... "
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          Scritta da: Silvana Stremiz
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Specchio

          Sono esatto e d'argento, privo di preconcetti.
          Qualunque cosa io veda subito l'inghiottisco
          tale e quale senza ombre di amore o disgusto.
          Io non sono crudele, ma soltanto veritiero -
          quadrangolare occhio di un piccolo iddio.
          Il più del tempo rifletto
          sulla parete di fronte.
          È rosa, macchiettata. Ormai da tanto tempo la guardo che la sento
          un pezzo del mio cuore. Ma lei c'è e non c'è.
          Visi e oscurità continuamente si separano.

          Adesso io sono un lago. Su me si china una donna
          cercando in me di scoprire quella che lei è realmente.
          Poi a quelle bugiarde si volta: alle candele o alla luna.
          Io vedo la sua schiena e la rifletto fedelmente.
          Me ne ripaga con lacrime e un agitare di mani.
          Sono importante per lei. Anche lei viene e va.
          Ogni mattina il suo viso si alterna all'oscurità.
          In me lei ha annegato una ragazza, da me gli sorge incontro
          giorno dopo giorno una vecchia, pesce mostruoso.
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            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Oggi essere rivoluzionari significa rallentare

            Abbiamo bisogno di contadini,
            di poeti, gente che sa fare il pane,
            che ama gli alberi e riconosce il vento.
            più che l'anno della crescita, ci vorrebbe l'anno
            dell'attenzione.
            Attenzione a che cade, al sole che nasce
            e che muore, ai ragazzi che crescono,
            attenzione anche a un semplice lampione,
            a un muro scrostato.
            Oggi essere rivoluzionari
            significa togliere
            più che aggiungere, rallentare
            più che accelerare,
            significa dare valore al silenzio, alla luce,
            alla fragilità, alla dolcezza.
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              Scritta da: snivella
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Lady Lazarus

              I have done it again.
              One year in every ten
              i manage it-

              a sort of walking miracle, my skin
              Bright as a Nazi lampshade,
              My right foot

              a paperweight,
              My face a featureless, fine
              Jew linen.

              Peel off the napkin
              0 my enemy.
              Do i terrify? -

              The nose, the eye pits, the full set of teeth?
              The sour breath
              Will vanish in a day.

              Soon, soon the flesh
              The grave cave ate will be
              At home on me

              And i a smiling woman.
              I am only thirty.
              And like the cat i have nine times to die.

              This is Number Three.
              What a trash
              To annihilate each decade.

              What a million filaments.
              The peanut-crunching crowd
              Shoves in to see

              Them unwrap me hand and foot
              The big strip tease.
              Gentlemen, ladies

              These are my hands
              My knees.
              I may be skin and bone,

              Nevertheless, i am the same, identical woman.
              The first time it happened i was ten.
              It was an accident.

              The second time i meant
              To last it out and not come back at all.
              I rocked shut

              As a seashell.
              They had to call and call
              And pick the worms off me like sticky pearls.

              Dying
              Is an art, like everything else,
              i do it exceptionally well.

              I do it so it feels like hell.
              I do it so it feels real.
              I guess you could say i've a call.

              It's easy enough to do it in a cell.
              It's easy enough to do it and stay put.
              It's the theatrical

              Comeback in broad day
              To the same place, the same face, the same brute
              Amused shout:

              'a miracle!'
              That knocks me out.
              There is a charge

              For the eyeing of my scars, there is a charge
              For the hearing of my heart-
              It really goes.

              And there is a charge, a very large charge
              For a word or a touch
              Or a bit of blood

              Or a piece of my hair or my clothes.
              So, so, Herr Doktor.
              So, Herr Enemy.

              I am your opus,
              i am your valuable,
              The pure gold baby

              That melts to a shriek.
              I turn and burn.
              Do not think i underestimate your great concern.

              Ash, ash -
              You poke and stir.
              Flesh, bone, there is nothing there-

              a cake of soap,
              a wedding ring,
              a gold filling.

              Herr God, Herr Lucifer
              Beware
              Beware.

              Out of the ash
              i rise with my red hair
              And i eat men like air.


              L'ho rifatto.
              Un anno ogni dieci
              Ci riesco -
              Una specie di miracolo ambulante, la mia pelle
              Splendente come un paralume Nazi,
              Un fermacarte il mio
              Piede destro,
              La mia faccia un anonimo, perfetto
              Lino ebraico.
              Via il drappo,
              o mio nemico!
              Faccio forse paura? -
              Il naso, le occhiaie, la chiostra dei denti?
              Il fiato puzzolente
              In un giorno svanirà.
              Presto, ben presto la carne
              Che il sepolcro ha mangiato si sarà
              Abituata a me
              e io sarò una donna che sorride.
              Non ho che trent'anni.
              E come il gatto ho nove vite da morire.
              Questa è la numero tre.
              Quale ciarpame
              Da far fuori ogni decennio.
              Che miriade di filamenti.
              La folla sgranocchiante noccioline
              Si accalca per vedere
              Che mi sbendano mano e piede -
              Il grande spogliarello.
              Signori e signore, ecco qui
              Le mie mani,
              i miei ginocchi.
              Sarò anche pelle e ossa,
              Ma pure sono la stessa identica donna.
              La prima volta successe che avevo dieci anni.
              Fu un incidente.
              Ma la seconda volta ero decisa
              a insistere, a non recedere assolutamente.
              Mi dondolavo chiusa
              Come conchiglia.
              Dovettero chiamare e chiamare
              e staccarmi via i vermi come perle appiccicose.
              Morire
              è un'arte, come ogni altra cosa.
              Io lo faccio in modo eccezionale.
              Io lo faccio che sembra come inferno.
              Io lo faccio che sembra reale.
              Ammettete che ho la vocazione.
              È facile abbastanza da farlo in una cella.
              È facile abbastanza farlo e starsene lì.
              È il teatrale
              Ritorno in pieno giorno
              a un posto uguale, uguale viso, uguale
              Urlo divertito e animale:
              "Miracolo!"
              È questo che mi ammazza.
              C'è un prezzo da pagare
              Per spiare
              Le mie cicatrici, per auscultare
              Il mio cuore - eh sì, batte.
              E c'è un prezzo, un prezzo molto caro,
              Per una toccatina, una parola,
              o un po' del mio sangue
              o di capelli o un filo dei miei vestiti.
              Eh sì, Herr Doktor.
              Eh sì, Herr Nemico.
              Sono il vostro opus magnum.
              Sono il vostro gioiello,
              Creatura d'oro puro
              Che a uno strillo si liquefà.
              Io mi rigiro e brucio.
              Non crediate che io sottovaluti le vostre ansietà.
              Cenere, cenere -
              Voi attizzate e frugate.
              Carne, ossa, non ne trovate -
              Un pezzo di sapone,
              Una fede nuziale,
              Una protesi dentale.
              Herr Dio, Herr Lucifero,
              Attento.
              Attento.
              Dalla cenere io rivengo
              Con le mie rosse chiome
              e mangio uomini come aria di vento.
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