Poesie d'Autore migliori


Scritta da: Elisa Iacobellis
in Poesie (Poesie d'Autore)

Corpo di donna...

Corpo di donna, bianche colline, cosce bianche,
assomigli al mondo nel tuo gesto di abbandono.
Il mio corpo di rude contadino ti scava
e fa scaturire il figlio dal fondo della terra.

Fui solo come un tunnel. Da me fuggivano gli uccelli
e in me irrompeva la notte con la sua potente invasione.
Per sopravvivere a me stesso ti forgiai come un'arma,
come freccia al mio arco, come pietra per la mia fionda.

Ma viene l'ora della vendetta, e ti amo.
Corpo di pelle, di muschio, di latte avido e fermo.
Ah le coppe del seno! Ah gli occhi d'assenza!
Ah le rose del pube! Ah la tua voce lenta e triste!

Corpo della mia donna, resterò nella tua grazia.
Mia sete, mia ansia senza limite, mio cammino incerto!
Rivoli oscuri dove la sete eterna rimane,
e la fatica rimane, e il dolore infinito.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Guardo in ginocchio la terra

    Guardo in ginocchio la terra
    guardo l'erba
    guardo l'insetto
    guardo l'istante fiorito e azzurro
    sei come la terra di primavera, amore,
    io ti guardo.

    Sdraiato sul dorso vedo il cielo
    vedo i rami degli alberi
    vedo le cicogne che volano
    sei come il cielo di primavera, amore,
    io ti vedo.

    Ho acceso un fuoco di notte in campagna
    tocco il fuoco
    tocco l'acqua
    tocco la stoffa e l'argento
    sei come un fuoco di bivacco all'addiaccio
    io ti tocco.

    Sono tra gli uomini amo gli uomini
    Amo l'azione
    Amo il pensiero
    Amo la mia lotta
    Sei un essere umano nella mia lotta
    Ti amo.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      La belle dame sans merci

      Certo i gabbiani cantonali hanno atteso invano
      le briciole di pane che io gettavo
      sul tuo balcone perché tu sentissi
      anche chiusa nel sonno le loro strida.

      Oggi manchiamo all'appuntamento tutti e due
      e il nostro breakfast gela fra cataste
      per me di libri inutili e per te di reliquie
      che non so: calendari, astucci, fiale e creme.

      Stupefacente il tuo volto s'ostina ancora, stagliato
      sui fondali di calce del mattino;
      ma una vita senz'ali non lo raggiunge e il suo fuoco
      soffocato è il bagliore dell'accendino.
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Al sonno

        O soave che balsamo soffondi
        alla quieta mezzanotte, e serri
        con attente e benevole le dita
        gli occhi nostri del buio compiaciuti,
        protetti dalla luce, avvolti d'ombra
        nel ricovero di un divino oblio.
        O dolcissimo sonno! Se ti piace
        chiudi a metà di questo, che è tuo, inno
        i miei occhi in vedetta, o attendi l'Amen
        prima che il tuo papavero al mio letto
        largisca in carità il suo dondolio.
        Poi salvami, altrimenti il giorno andato
        lucido apparirà sul mio guanciale
        di nuovo, producendo molte pene,
        salvami dall'alerte coscienza
        che viepiù insignorisce il suo vigore
        causa l'oscurità, scavando come
        una talpa. Volgi abile la chiave
        nella toppa oliata e dà il sigillo
        allo scrigno, che tace, del mio cuore.
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          Scritta da: Silvana Stremiz
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Canto primo

          Quando l'Eterno passeggiò col guardo
          Tutto il creato, diffondendo intorno
          Riso di pace, e fiammeggiar si vide
          Nè cieli il Sole, e rotear le stelle
          Dietro la dolce-radïante Luna
          Tra il fresco vel di solitaria notte,
          E germogliò natura, e al grigio capo
          Degli altissimi monti alberi eccelsi
          Fèro corona, e orrisonando udissi
          L'ampio padre Oceàn fremer da lungi;
          Sin da quel giorno d'aquilon su i vanni
          Scese Giustizia, e i fulmini guizzando
          Al fianco le strideano, i dispersi
          Crini eran cinti d'abbaglianti lampi.
          In alto assisa vide ergersi il fumo
          D'innocuo sangue, che fraterna mano
          Invida sparse, e dagli vacui abissi
          A tracannarlo, e tingersi le guance
          Morte ansante lanciossi: immerse allora
          La Dea nel sangue il brando, e a far vendetta
          Piombò su l'orbe, che tacque e crollò.
          Ma fra le colpe di natura infame
          Brutta d'orrore la tremenda Dea
          Si fè nel viso, e 'l lagrimato manto
          E le aggruppate chiome ad ogni scossa
          Grondavan sangue, e fra gemiti ed ululi
          S'udia l'inferno e la potenza eterna
          Bestemmiando invocati. - A un tratto sparve
          Contaminata la Giustizia fera,
          E al sozzo pondo dell'umane colpe
          Le suo immense bilance cigolaro;
          Balzò l'una alle sfere, e l'altra cadde
          Inabissata nel tartareo centro.

          L'Onnipossente dal più eccelso giro
          Della sua gloria, d'onde tutto move,
          Udì le strida del percosso mondo,
          E al ciel lanciarsi la ministra eterna
          Vide: accennò la fronte, e le soavi
          Arpe angeliche tacquero; e la faccia
          Prostraro i cherubini, e '1 firmamento
          Squassato s'incurvò. - Verrà quel giorno,
          Verrà quel giorno, disse Dio, che all'aere
          Ondeggeranno quasi lievi paglie
          L'audaci moli; le turrite cime,
          D'un astro allo strisciar, cenere e fumo
          Saranno a un tratto; tentennar vedrassi
          Orrisonante la sferrata terra,
          Che stritolata piomberà nel lembo
          D'antiqua notte, fra le cui tenèbre
          E Luna e Sol staran confusi e muti;
          Negro e sanguigno bollirà furente
          Lo spumante Oceàn, rigurgitando
          Dall'imo ventre polve e fracid'ossa,
          Che al rintronar di rantolosa tuba
          Rivestiran lor salma, e quai giganti
          Vedransi passeggiar su le ruine
          Dè globi inabissati! E morte e nulla
          Tutto sarà: precederammi il foco,
          Fia mio soglio Giustizia, e fianmi ancelle,
          Armate il braccio ed infiammato il volto,
          Ira e Paura! Ma Pietà sul mondo
          Scenda sino a quel giorno, e di tremenda
          Giustizia fermi l'instancabil brando.
          Disse; e Pietà, dei Serafin tra mille
          Voci di gaudio, dell'Eterno al trono
          Le ginocchia piegò; stese la palma
          Il Re dei re su la chinata testa,
          E l'unse del suo amor. Udissi allora
          Spontaneamente volteggiar pè cieli
          Inno sacro a Pietà: m'udite attenti
          E terra e mar, e canterò; m'udite,
          Chè questo è un inno che dal ciel discende.
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            Scritta da: Andrea De Candia
            in Poesie (Poesie d'Autore)
            Deh, se mai a un tocco d'angelo un bagliore
            cadesse in questo mare da una luna
            dove il mio io, corallo senza flettersi,
            dimora nei più verdi rami.

            Angoscia che mi affligge... Sconosciuto
            chi opera mi resta, una corrente
            che indugia, che mi supera, si perde,
            ostacoli la guidano e fondali.

            Da primordi insensibili di pietra
            si volgono creature a un tratto elette
            e sul silenzio eterno di ogni essere
            precipita il fragore di un evento.
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              Scritta da: Silvana Stremiz
              in Poesie (Poesie d'Autore)
              Durante tutto il viaggio la nostalgia non si è separata da me
              non dico che fosse come la mia ombra
              mi stava accanto anche nel buio
              non dico che fosse come le mie mani e i miei piedi
              quando si dorme si perdono le mani e i piedi
              io non perdevo la nostalgia nemmeno durante il sonno

              durante tutto il viaggio la nostalgia non si è separata da me
              non dico che fosse fame o sete o desiderio
              del fresco nell'afa o del caldo nel gelo
              era qualcosa che non può giungere a sazietà
              non era gioia o tristezza non era legata
              alle città alle nuvole alle canzoni ai ricordi
              era in me e fuori di me.

              Durante tutto il viaggio la nostalgia non si è separata da me
              e del viaggio non mi resta nulla se non quella nostalgia.
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                Scritta da: Antonella Marotta
                in Poesie (Poesie d'Autore)
                Mi desto dal penoso sonno solo
                nel cuore della notte.
                Tace intorno
                la casa come vuota e laggiù brilla
                silenzioso coi suoi lumi un porto.
                Ma sì freddi e remoti son quei lumi
                e sì alto il silenzio nella casa
                che mi levo sui gomiti in ascolto.
                Improvviso terrore mi sorprende
                il fiato e allarga nella notte gli occhi:
                separata dal resto della casa
                separata dal resto della terra
                è la mia vita ed io son solo al mondo.

                Poi il ricordo delle trite vie
                e dei nomi e dei volti consueti
                emerge come spiaggia da marea
                e di me sorridendo mi riadagio.

                Ma svanita col sonno la paura,
                un gelo in fondo all'anima rimane:
                io tra gli uomini vado
                curioso di lor ma come estraneo;
                ed alcuno non ho nelle cui mani
                metter le mani
                e col quale di me dimenticarmi.
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                  Scritta da: Marco Giannetti
                  in Poesie (Poesie d'Autore)
                  Qui ti amo.
                  Negli oscuri pini si districa il vento.
                  Brilla la luna sulle acque erranti.
                  Trascorrono giorni uguali che s'inseguono.

                  La nebbia si scioglie in figure danzanti.
                  Un gabbiano d'argento si stacca dal tramonto.
                  A volte una vela. Alte, alte stelle.

                  O la croce nera di una nave.
                  Solo.
                  A volte albeggio, ed è umida persino la mia anima.
                  Suona, risuona il mare lontano.
                  Questo è un porto.
                  Qui ti amo.

                  Qui ti amo e invano l'orizzonte ti nasconde.
                  Ti sto amando anche tra queste fredde cose.
                  A volte i miei baci vanno su quelle navi gravi,
                  che corrono per il mare verso dove non giungono.
                  Mi vedo già dimenticato come queste vecchie àncore.
                  I moli sono più tristi quando attracca la sera.

                  La mia vita s'affatica invano affamata.
                  Amo ciò che non ho. Tu sei cosi distante.
                  La mia noia combatte con i lenti crepuscoli.
                  Ma la notte giunge e incomincia a cantarmi.
                  La luna fa girare la sua pellicola di sogno.

                  Le stelle più grandi mi guardano con i tuoi occhi.
                  E poiché io ti amo, i pini nel vento
                  vogliono cantare il tuo nome con le loro foglie di filo metallico.
                  Composta giovedì 13 dicembre 2012
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