Poesie d'Autore migliori


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)

Arrivederci fratello mare

Ed ecco ce ne andiamo come siamo venuti
arrivederci fratello mare
mi porto un po' della tua ghiaia
un po' del tuo sale azzurro
un po' della tua infinità
e un pochino della tua luce
e della tua infelicità.
Ci hai saputo dir molte cose
sul tuo destino di mare
eccoci con un po' più di speranza
eccoci con un po' più di saggezza
e ce ne andiamo come siamo venuti
arrivederci fratello mare.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    La Chimera

    Non so se tra rocce il tuo pallido
    viso m'apparve, o sorriso
    di lontananze ignote
    fosti, la china eburnea
    fronte fulgente o giovine
    suora de la Gioconda:
    o delle primavere
    spente, per i tuoi mitici pallori
    o Regina o Regina adolescente:
    ma per il tuo ignoto poema
    di voluttà e di dolore
    musica fanciulla esangue
    segnato di linea di sangue
    nel cerchio delle labbra sinuose,
    regina de la melodia:
    ma per il vergine capo
    reclino, io poeta notturno
    vegliai le stelle vivide nei pelaghi del cielo,
    io per il tuo dolce mistero
    io per il tuo divenir taciturno.
    Non so se la fiamma pallida
    fu dei capelli il vivente
    segno del suo pallore,
    non so se fu un dolce vapore,
    dolce sul mio dolore,
    sorriso di un volto notturno:
    guardo le bianche rocce le mute fonti dei venti
    e l'immobilità dei firmamenti
    e i gonfii rivi che vanno piangenti
    e l'ombre del lavoro umano curve là sui poggi algenti
    e ancora per teneri cieli lontane chiare ombre correnti
    e ancora ti chiamo ti chiamo Chimera.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Il sabato del villaggio

      La donzelletta vien dalla campagna,
      In sul calar del sole,
      Col suo fascio dell'erba; e reca in mano
      Un mazzolin di rose e di viole,
      Onde, siccome suole,
      Ornare ella si appresta
      Dimani, al dì di festa, il petto e il crine.
      Siede con le vicine
      Su la scala a filar la vecchierella,
      Incontro là dove si perde il giorno;
      E novellando vien del suo buon tempo,
      Quando ai dì della festa ella si ornava,
      Ed ancor sana e snella
      Solea danzar la sera intra di quei
      Ch'ebbe compagni dell'età più bella.
      Già tutta l'aria imbruna,
      Torna azzurro il sereno, e tornan l'ombre
      Giù dà colli e dà tetti,
      Al biancheggiar della recente luna.
      Or la squilla dà segno
      Della festa che viene;
      Ed a quel suon diresti
      Che il cor si riconforta.
      I fanciulli gridando
      Su la piazzuola in frotta,
      E qua e là saltando,
      Fanno un lieto romore:
      E intanto riede alla sua parca mensa,
      Fischiando, il zappatore,
      E seco pensa al dì del suo riposo.
      Poi quando intorno è spenta ogni altra face,
      E tutto l'altro tace,
      Odi il martel picchiare, odi la sega
      Del legnaiuol, che veglia
      Nella chiusa bottega alla lucerna,
      E s'affretta, e s'adopra
      Di fornir l'opra anzi il chiarir dell'alba.
      Questo di sette è il più gradito giorno,
      Pien di speme e di gioia:
      Diman tristezza e noia
      Recheran l'ore, ed al travaglio usato
      Ciascuno in suo pensier farà ritorno.
      Garzoncello scherzoso,
      Cotesta età fiorita
      È come un giorno d'allegrezza pieno,
      Giorno chiaro, sereno,
      Che precorre alla festa di tua vita.
      Godi, fanciullo mio; stato soave,
      Stagion lieta è cotesta.
      Altro dirti non vò; ma la tua festa
      Ch'anco tardi a venir non ti sia grave.
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        Scritta da: Cheope
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Autunno

        Autunno, che negli occhi suoi specchiasti
        e nel mar taciturno il tuo fulvo oro
        - tutte le acque un immobile tesoro
        parvero, e gli occhi più del mare vasti -,

        Autunno, io non sentii mai così forte
        la tristezza che tu solo diffondi
        - quante di me né tuoi boschi profondi
        son cose morte tra le foglie morte!

        Come ieri. Fu ieri la suprema
        tristezza e fu l'amor supremo. Ah mai,
        ne l'ore più segrete, mai l'amai
        come ieri. Ancor l'anima ne trema.

        Ella taceva, chiusa ne la nera
        tunica dove sparsi erano fiori
        pallidi, Autunno, come i tuoi che indori
        sul vano stelo; e, china a la ringhiera,

        guardava il golfo solitario, china
        come colei che un peso immane aggrava.
        - Ombra de la sua fronte! - O non guardava
        forse dentro di sé la sua ruina?

        Forse. Non domandai. Ma così piena-
        mente a lei rispondean tutte le cose
        visibili, apparenze dolorose
        d'anime involte ne la stessa pena,

        che io credetti vedere il suo dolore
        in quelle forme, vivere in un mondo
        espresso intero dal suo cuor profondo,
        irradiato da quel solo cuore;

        e fu per me ciascuna forma un segno
        che svelava un mistero: quasi un muto
        verbo; e più nulla fu disconosciuto,
        anche per me, ne l'infinito regno.
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          Scritta da: Eclissi
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Scritto sulla sabbia

          Che il bello e l'incantevole
          Siano solo un soffio e un brivido,
          che il magnifico entusiasmante
          amabile non duri:
          nube, fiore, bolla di sapone,
          fuoco d'artificio e riso di bambino,
          sguardo di donna nel vetro di uno specchio,
          e tante altre fantastiche cose,
          che esse appena scoperte svaniscano,
          solo il tempo di un momento
          solo un aroma, un respiro di vento,
          ahimè lo sappiamo con tristezza.
          E ciò che dura e resta fisso
          non ci è così intimamente caro:
          pietra preziosa con gelido fuoco,
          barra d'oro di pesante splendore;
          le stelle stesse, innumerabili,
          se ne stanno lontane e straniere, non somigliano a noi
          - effimeri-, non raggiungono il fondo dell'anima.
          No, il bello più profondo e degno dell'amore
          pare incline a corrompersi,
          è sempre vicino a morire,
          e la cosa più bella, le note musicali,
          che nel nascere già fuggono e trascorrono,
          sono solo soffi, correnti, fughe
          circondate d'aliti sommessi di tristezza
          perché nemmeno quanto dura un battito del cuore
          si lasciano costringere, tenere;
          nota dopo nota, appena battuta
          già svanisce e se ne va.

          Così il nostro cuore è consacrato
          con fraterna fedeltà
          a tutto ciò che fugge
          e scorre,
          alla vita,
          non a ciò che è saldo e capace di durare.
          Presto ci stanca ciò che permane,
          rocce di un mondo di stelle e gioielli,
          noi anime-bolle-di-vento-e-sapone
          sospinte in eterno mutare.
          Spose di un tempo, senza durata,
          per cui la rugiada su un petalo di rosa,
          per cui un battito d'ali d'uccello
          il morire di un gioco di nuvole,
          scintillio di neve, arcobaleno,
          farfalla, già volati via,
          per cui lo squillare di una risata,
          che nel passare ci sfiora appena,
          può voler dire festa o portare dolore.
          Amiamo ciò che ci somiglia,
          e comprendiamo
          ciò che il vento ha scritto
          sulla sabbia.
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            Scritta da: Diego P.
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Canto di dolore e libertà

            Ecco, ho potuto assaggiare
            Il boccone in equilibrio
            Sull'incerto crinale
            Tra saviezza e demenza.

            Bene, la forma ha preso
            Il suo etereo profilo indiano,
            Lo sciamano del rock
            è sprofondato nei meandri
            Della scena pericolante.

            Bene, poeta, benissimo
            i tratti della celebrità
            e il profilo della gloria
            Varcano l'orizzonte.

            Tutto comincia da capo,
            Uguali la fronte e il petto,
            Così ritorno a gridare
            Il mio canto di dolore
            Libero, un canto di libertà.
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              Scritta da: Fiorella Cappelli
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Fiume da fiume

              Si pasce di se il fiume, bruca
              serpeggiando
              le sue
              quasi essiccate sgorature,
              visita
              le sue
              quasi aride pozzanghere,
              si trascina ai suoi già putridi ristagni
              finche, poco più oltre
              un poco lo confortano
              misteriosi trasudamenti,
              lo irrorano frescure,
              umori, vene
              dal più profondo
              del suo cuore sotterraneo
              ed eccolo
              rinasce esso dalle secche,
              ora, si lascia dietro la sassaia
              della sua quasi estinzione
              per il suo nuovo cammino -
              si muove verso se stesso il fiume,
              si sposta dentro il suo cangiante bruco
              ed entra, fiume nuovo
              uscito dalle sue ceneri
              nei luoghi dove opera
              la primavera e non c'è
              fiore né gemma, non c'è ancora
              ma c'è quella radiosa incandescenza
              di luce e opacità nel bianco dell'aria,
              c'è, ed ecco si diffonde, quella trepidante animula
              e quel chiaro sopra la linea degli alberi,
              quel già più festoso scintillamento delle acque.
              C'è tutto "quello". E c'è
              lui fiume,
              ne vibra intimamente
              il senso. C'è questo, c'è prodigiosamente.
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                in Poesie (Poesie d'Autore)

                Luce, mia luce!

                Luce, mia luce!
                Luce che inondi la terra
                luce che baci gli occhi
                luce che addolcisce il cuore!

                Amore mio, la luce danza
                al centro della mia vita
                la luce tocca le corde del mio amore.

                Il cielo si spalanca
                il vento soffia selvaggio
                il riso passa sopra la terra.
                Le farfalle dispiegano le loro ali
                sul mare della luce.
                Gigli e gelsomini sbocciano
                sulla cresta delle sue onde.

                Amore mio, la luce s'infrange
                nell'oro delle nubi
                e sparge gemme in gran copia.
                Gioia e serenità si diffondono
                di foglia in foglia senza limiti.
                Il fiume del cielo
                ha superato le sue sponde
                e inonda di felicità la terra.
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