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in Poesie (Poesie d'Autore)

Perchè ti amo

Perché ti amo, di notte son venuto da te così impetuoso e titubante e tu non mi potrai più dimenticare l'anima tua son venuto a rubare.
Ora lei è mia - del tutto mi appartiene nel male e nel bene, dal mio impetuoso e ardito amare nessun angelo ti potrà salvare.
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    Scritta da: Julie Gensini
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Novembre

    Gemmea l'aria, il sole così chiaro
    che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
    e del prunalbo l'odorino amaro senti nel cuore...

    Ma secco è il pruno, e le stecchite piante
    di nere trame segnano il sereno,
    e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante sembra il terreno.

    Silenzio, intorno: solo, alle ventate,
    odi lontano, da giardini ed orti,
    di foglie un cader fragile.
    È l'estate, fredda, dei morti.
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      Scritta da: Elisabetta
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Ai monomaniaci

      Basta appena un fugace pretesto
      per sprofondarli nel loro delirio particolare nella loro ossesione devastante,
      le sue parole scatenanti
      sono giustizia e giudici
      a sentirle la sua trasformazione è immediata
      il sorriso gli si muta in un ghigno
      dalla faccia gli cade la maschera variopinta
      e sotto appare una tavola di Cesare Lombroso.
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        Scritta da: Giorgia Gozzi
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Preghiera

        Oh Signore, fa' di me uno strumento della tua pace
        dove è odio, fa' che io porti l'amore
        dove è offesa, che io porti il perdono,
        dove è discordia, che io porti l'unione,
        dove è dubbio, che io porti la fede,
        dove è errore, che io porti la verità,
        dove è disperazione, che io porti la speranza,
        dove è tristezza, che io porti la gioia,
        dove sono le tenebre, che io porti la luce.
        Maestro, fa' che io non cerchi tanto
        di essere consolato, quanto di consolare,
        di essere compreso, quanto di comprendere,
        di essere amato, quanto di amare.
        Perché è
        dando, che si riceve,
        perdonando, che si è perdonati,
        morendo, che si resuscita a vita eterna.
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          Scritta da: Erika Moon
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Canzone del maschio e della femmina

          Canzone del maschio e della femmina!
          Il frutto dei secoli
          che spreme il suo succo
          nelle nostre vene.

          La mia anima che si diffonde nella tua carne distesa
          per uscire migliorata da te,
          il cuore che si disperde
          stirandosi come una pantera,
          e la mia vita, sbriciolata, che si annoda
          a te come la luce alle stelle!

          Mi ricevi
          come il vento la vela.

          Ti ricevo
          come il solco il seme.

          Addormentati sui miei dolori
          se i miei dolori non ti bruciano,
          legati alle mie ali,
          forse le mie ali ti porteranno,
          dirigi i miei desideri,
          forse ti duole la loro lotta.

          Tu sei l'unica che possiedo
          da quando persi la mia tristezza!

          Lacerami come una spada
          o senti come un'antenna!

          Baciami,
          mordimi,
          incendiami,
          che io vengo alla terra
          solo per il naufragio dei miei occhi di maschio
          nell'acqua infinita dei occhi di femmina!
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            Scritta da: Marzia Ornofoli
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Se non avessimo amato

            Se noi non avvessimo amato,
            Chi sa se quel narciso avrebbe attratto l'ape
            Nel suo grembo dorato,
            Se quella pianta di rose avrebbe ornato
            Di lampade rosse i suoi rami!
            Io credo non spunterebbe un foglia
            In primavera, non fosse per le labbra degli amanti
            Che baciano. Non fosse per labbra dei poeti
            Che cantano.
            Composta martedì 11 agosto 2009
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              Scritta da: Gabriella Stigliano
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              La sera

              Come una indefinibile fata d'ombre
              vien da lungi la sera, camminando
              per l'abetaia tacita e nevosa.
              Poi, contro tutte le finestre preme
              le sue gelide guance e, zitta, origlia!
              Si fa silenzio, allora, in ogni casa.
              Siedono i vecchi, meditando. I bimbi
              non si attentano ancora ai loro giochi!
              Le madri stanno siccome regine.
              Cade di mano alle fantesche il fuso.
              La sera ascolta, trepida pei vetri:
              tutti, all'interno, ascoltano la sera.
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                Scritta da: Gabriella Stigliano
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                Sussurri di morte celeste

                Sussurri di morte celeste odo sommessi,
                labiali dicerie della notte, sibilanti corali,
                passi che gentilmente salgono, mistiche brezze dall'alito mite e soave,
                gorgoglii di fiumi invisibili, flussi d'una corrente che scorre, eternamente
                scorre
                (o è sciacquettio di lacrime? Le smisurate acque delle lacrime umane?).
                Vedo, vedo appena verso il cielo, grandi masse di nuvole,
                malinconicamente lente ruotano, silenziose si espandono, si fondono
                con qualche stella ogni tanto che mesta appare e scompare,
                velata, lontanissima.
                (O forse un parto, qualche solenne nascita immortale;
                ai confini impenetrabili alla vista,
                un'anima che passa).
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                  in Poesie (Poesie d'Autore)

                  Una minaccia alla mia immortalità

                  Si spogliò davanti a me
                  con la figa dall'altra parte
                  mentre io stavo a letto con la bottiglia
                  di birra.

                  Cos'è quella verruca che hai
                  sul culo? Chiesi.

                  Non è una verruca, disse lei,
                  è un neo, una specie
                  di voglia.

                  Quel coso mi spaventa, dissi,
                  lasciamo
                  stare.

                  Scesi dal letto
                  e andai nell'altra stanza
                  e mi sedetti sulla sedia a dondolo
                  e mi dondolai.

                  Mi raggiunse dì un po',
                  vecchia scoreggia. Sei pieno di verruche e cicatrici
                  e bitorzoli d'ogni genere
                  dappertutto. Credo proprio che tu sia il vecchio
                  più brutto
                  che abbia mai visto.

                  Lascia perdere, dissi, dimmi qualcosa di più
                  di quel neo
                  che hai sul culo.

                  Lei andò nell'altra stanza
                  si vestì e poi mi passò davanti
                  sbattè l'uscio
                  e
                  sparì.

                  E pensare
                  che aveva anche letto
                  tutti i miei libri di poesie.

                  Spero solo che non dica a nessuno
                  che non sono stato
                  carino.
                  Composta mercoledì 25 settembre 2013
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