Scritta da: Pietro De Bonis
in Poesie (Poesie d'Autore)
Senza fiato
Il giorno mi segno mille parole per te
la notte poi facciamo l'amore
senza fiato.
dal libro "Brezze moderne" di Pietro De Bonis
Il giorno mi segno mille parole per te
la notte poi facciamo l'amore
senza fiato.
Saturi campi
terra dei fuochi
sopra verdura
suol coltivarsi
Ignara gente
soffre credendo
che sia sol colpa
di malasorte
Il vile pensa
d'essere furbo
ama sfruttare
vuole il potere
Ti priva d'aria
da respirare
e ti ricopre
di povertà
Non c'è speranza
di cambiamento
se giace il popolo
nell'omertà
Antichi luoghi
ameni posti
Campania felix
che un tempo fù.
Luce t'avvolge nel desio Divino
istancabilmente vai nel sentier
che s'apre al tuo passaggio.
In ogni cuore giunge il tuo messaggio
in ogni dove la parola
sorgente pura che,
disseta ogni creatura.
Caro mi fu
quell'attimo solenne
quando in terra santa pellegrino,
alla preghiera del cristiano
dal minareto, si unì
la cantilenante voce del muezzin.
Quale tripudio e
quale grande onore per
quel Dio unico e trino
immolato sulla croce per amore.
Paradiso battuto
dai passi nostri sacrileghi,
bolgia,
abiezione umana, ristagno sentimentale.
Dominati dalla furia impietosa,
acido che brucia la pelle,
diluisce,
stempera,
disperde.
Fusa nell'altro,
confusa nell'altro,
scomparirvi,
riemergervi:
diversa.
Non più tu.
Rimembranza,
serpeggia dentro me
a stringerne le vene,
strozzarle per non far fluirne il sangue caldo per ciò che fu la passione.
Stretto al cuore il ricordo,
monolitico si aggrappa,
granitica permanenza,
morboso il pensarti.
Richiamo gutturale nella tua direzione.
Seguo, sonnambula,
-chi? -
per un tratto disadorno.
Insegnami il silenzio
l'ironia nascosta nelle parole
il significato remoto
scrivimi il silenzio
il tratto sottile
posato nel vuoto
fammi capire cos'è questa assenza di suoni.
Mi hai lasciato un buon sapore
la tua pelle forse
ilmodo in cui ti muovevi
il semplice restare sospesi.
Adesso la stanza ha tutte queste fatiche
per me, tutti questi buchi
e me ne rendo conto
che l'esistere non è semplice essere
è stare nel puro atto
è il resto delle stoviglie, di là
ammassate, che sembrano gli ultimi giorni
come un istante di teatro
nel pieno.
Di fiume Fibreno
fresca sorgente
in aspro terreno
sgorga insistente;
sinuosa scende,
calma e silente,
al Sole risplende
in piana ridente.
Endemico carpione
in anse ghiaiose
le uova depone
assai copiose.
Lamprede immote
su fondali bassi,
gamberi e trote,
anguille tra sassi.
Spinarelli tanti,
barbi, alborelle;
fritti abbondanti
in ampie padelle.
Merlo acquaiolo
lesto s'immerge,
un attimo solo,
con preda riemerge.
Ballerina gialla
con volo radente
insetti a galla
ghermisce repente.
Farfalle a schiera
alte si librano,
da mane a sera
leggiadre volano.
Martin pescatore,
mostra suo piumaggio,
sgargiante colore,
tal prato in maggio.
Acqua più pura
è raro trovare,
se ne abbia cura,
mai inquinare!
Creatura immobile.
Vedo.
Occhi assenti, vitrei, verso il cielo cupo,
braccia lungo i fianchi,
colate di sabbia,
come manto
si riversano su quel corpo.
Muta.
A vedere la fine,
lento fluire,
lento dissolversi,
la sabbia, lenta, ricopre.
Assisto a quest'investitura,
fissi gli arti.
Quando sentirò che mi si ricopre il cuore.