Scritta da: Paolo Annibali
in Poesie (Poesie d'Autore)
Rapsodia al vespero
S'accheta il mio cuor,
sul far della sera,
e nel dolce Amor
il suo palpito spera.
Composta venerdì 21 dicembre 2012
S'accheta il mio cuor,
sul far della sera,
e nel dolce Amor
il suo palpito spera.
Neve
Immacolato batuffolo svolazzante,
lieve e vellutata sfera incolore,
ondeggiante danzatrice imperita
che dall'alto del firmamento
assistita dal soffio della terra,
giunge pacatamente al suolo
mutando in una minuta
lacrima gelida,
che mai più danzar potrà.
Luce di una notte senza luna.
Dell'anima il silenzio colora.
Pensiero che vive nel nero di un sospiro leggero.
Nel cielo è solo una stella.
Brilla.
Tremula fiaba di una storia sognata che accende l'incanto di uno sguardo nell'infinito perduto.
Riflesso nell'io di un'emozione vissuta.
Battito nel cuore di un desiderio segreto.
Nel cielo c'è solo una stella.
Una sola stella.
Sole,
di questa notte senza luna.
Quella stella sei tu.
Rubo ancora un giorno al sogno
alle parole spese ad ingannare
quelle ascoltate con l'anima
piena di domani, senza futuro.
Alla fantasia delle promesse
uccise dalla cruda realtà.
Rubo ancora un istante
ad ascoltare i silenzi
di quello che poteva
il rumore di quello che non è.
Rubo ancora un domani
un attimo, un sorriso,
un abbraccio, un ricordo
un fotogramma, un ti amo.
Rubo ancora un ieri
una melodia che riempia,
l'illusione fantastica,
la gioia di una promessa.
Rubo un giorno al sogno
prima di dire addio
prima del dolore del nulla
prima del vuoto di un incubo
della condanna eterna
di un sogno spezzato.
Se tu conoscessi
il mistero immenso
del cielo dove ora vivo
se tu potessi vedere
e sentire
quello che io vedo e sento
in questi orizzonti
senza fine
e in questa luce
che tutto investe e penetra
Tu, non piangeresti,
qui si è ormai assorbiti
dall' incanto di Dio
dalle sue espressioni
di infinita bontà
e dai riflessi
della sua sconfinata bellezza.
Le cose di un tempo
sono così piccole
e fuggevoli al confronto.
Miè rimasto l' affetto per te;
una tenerezza,
che non ho mai conosciuto.
Sono felice di averti incontrato
nel tempo,
anche se allora
era tutto così fugace
e limitato.
Ora l' amore
che mi stringe
profondamente a te
è gioia pura e senza tramonto.
Mentre io vivo nella serena
ed esaltante attesa
del tuo arrivo tra noi,
tu pensami così...
Nelle tue battaglie,
nei tuoi momenti di sconforto
e di solitudine,
pensa
a questa meravigliosa casa,
dove non esiste la morte
e dove ci disseteremo insieme,
nel trasporto più inteso,
alla fonte inesauribile
dell' amore e della tua felicità.
Non pentirti mai
di amarmi come lo fai
entro il rossore di sole
e l'ombra dei muri.
mai pentirti di bere al mio palmo
come un felino ammansito,
che vino mi sgorga
al solo invocarti.
invento la magia tutte le notti,
sono scrittura impregnata d'ogni spazio,
luna tarda e feconda di porpora
florido stendardo issato
tra le cosce
di pelle tremante
madido di lotta.
non lamentarti mai
d'amarmi come ti amo,
chetra il tuo amore il mio
stanno gocce di tempo, dense
gridando maiuscolo il nostro nome.
Giace il re dell'Asia, colui che fu potente signore di eserciti come un albero abbattuto dal fulmine, un tronco abbandonato, un corpo senza nome.Commenta
Il rumore di una leggera pioggia,
strade sole,
uomini soli,
solo io.
Io solo,
sul deserto che avrei voluto evitare,
le luci mi fissano piene di vita,
voglio l'oscurità.
L'oscurità almeno per un po,
pensieri che scivolano,
amici da incontrare,
lo scotch pronto sul bancone.
Bancone sporco sì,
ma amico di tutti,
basta sedersi e bere,
forse è la confusione.
Confusione non credo,
forse sono contento,
la mia vecchia amica sta tornando,
Infelicità ben venga.
Non ti perderò per sempre,
avrò per te, lo sai, un dolore calmo,
un abbraccio inconsueto, un sogno
mai concluso.
Non ti cercherò tra le ombre,
mi stupirò, semmai, del tuo
silenzio, quando un'eco smarrita
di memoria riporterà quel tuo
gioco di labbra.
Io resto. Sulle colline il grano già
matura, ruba luce al tramonto,
chino il capo, alle mie spalle gocciola
un respiro.
Mi volto, quasi a cercare la tua assenza,
vedo quel vento smuovere le spighe,
spingo avanti il mio passo e dentro il petto
tintinna il suono
della tua cavigliera.
Donna Francesca,
anche se da lungo tempo ormai non siete
dolci ricordi in me risvegliate.
Seduta ai vostri piè ascoltavo rapita
storie di santi o della gioventù finita.
Era bello starvi a sentire
forse pensavate che non capissi
ma ogni gesto, ogni parola
mi son rimasti impressi.
Di voi è rimasto un mito;
severa, burbera qualcun vi ha definito.
non è vero
nell'età matura eravate
dolce semplice e sicura
e sotto il manto austero
batteva un grande cuore nobile e sincero.