in Poesie (Poesie d'Autore)
Il signore nel cuore
Le era entrato nel cuore,
passando dalla strada degli occhi e delle orecchie
le era entrato nel cuore.
E lì cosa faceva?
Stava.
Abitava il suo cuore come una casa.
Composta venerdì 4 gennaio 2013
Le era entrato nel cuore,
passando dalla strada degli occhi e delle orecchie
le era entrato nel cuore.
E lì cosa faceva?
Stava.
Abitava il suo cuore come una casa.
Poteva accadere.
Doveva accadere.
È accaduto prima. Dopo.
Più vicino. Più lontano.
È accaduto non a te.
Ti sei salvato perché eri il primo.
Ti sei salvato perché eri l'ultimo.
Perché da solo. Perché la gente.
Perché a sinistra. Perché a destra.
Perché la pioggia. Perché un'ombra.
Perché splendeva il sole.
Per fortuna là c'era un bosco.
Per fortuna non c'erano alberi.
Per fortuna una rotaia, un gancio, una trave, un freno,
un telaio, una curva, un millimetro, un secondo.
Per fortuna sull'acqua galleggiava un rasoio.
In seguito a, poiché, eppure, malgrado.
Che sarebbe accaduto se una mano, una gamba,
a un passo, a un pelo
da una coincidenza.
Dunque ci sei? Dritto dall'attimo ancora socchiuso?
La rete aveva solo un buco, e tu proprio da lì?
Non c'è fine al mio stupore, al mio tacerlo.
Ascolta
come mi batte forte il tuo cuore.
È giusto cominciare dalla fine
Perché in fondo rappresenta un inizio
Siamo dunque a cavallo di un confine
Alle spalle il passato, al di là il futuro e nel mezzo il precipizio
Gli errori, i vizi ed il male a cui rimediare
Gli orrori, le bassezze ed i fantasmi da cancellare
Questo e non un destino qualsiasi da sognare
Una realtà giorno per giorno da conquistare
Piccoli passi quotidiani
Per riscoprire la passione del domani.
Ci sono giorni in cui
mi piombi addosso
all'improvviso
Annulli ogni mio agito
Paralisi totale
in un momento
Stordita come vittima
di assenzio
rientro disorientata
in quella vita
da cui mi hai rapita.
Nulla scompare
Il pieno, il vuoto
l'esserci, il non esserci
pura percezione fisica
oppure questione di punti di vista
Ciò che non scompare è ciò che non appare.
Un sospiro di sollievo,
non sembrerebbe vero
dopo le dolenti botte,
si sprigiona a mezzanotte
dalle bocche cucite
per violenze subite
nel periodo passato
che sovente fu amaro.
Con i soliti auguri
bene è fare gli scongiuri
che il desiato neo anno
non arrechi altro danno
alle genti già provate
per le grane passate.
1
il vino è come un pianto desolato
che inumidisce la mia gioventù contro i tuoi baci
che un'altra deglutisce.
il vino è un'elisir che polverizza
i desideri mefitici del mio corpo
che svolazza gemendo di fronte alla tua effigie
d'ombra assopita.
2
il vino si schiarisce mescolato
alle mie lacrime così silenti;
il tuo volto gitano, infarinato, appare in ogni bolla.
la mia gola è un arcipelago maledetto
le mie tempie tappi di un pozzo immondo
volere amarti ed affrontare l'altezza
con cosi goffe angustie!
Certe notti sono cosi amare
da spegnere ad uno ad uno le stelle
coprendo il sole con il dolore di te
Vittime di quel tempo che non passa.
Il domani è così lontano
e irraggiungibile al sorriso.
Quel tic tac così maledetto
da essere condanna
e impedire il volo di un sogno.
La nebbia delle lacrime
deposita cenere di cemento
in fondo al cuore e all'anima.
Muore così un sogno fra le mani.
Ti osservo, piccolino,
col sorriso tuo furbino
a illuminare quel faccino birichino.
Con lo sguardo brillante
rendi ogni cosa importante
pur se piccola e scostante,
perché tutto ha un verso
ora concavo or convesso
e lo ravviso anche adesso
quando allegro e quando mesto.
Così sento prezioso ciò che avevo
quando come te alla vita sorridevo.
Ma come è vera or la fiducia
che si dà
nell'affrontare la realtà
con la tua solarità!
Un'aura azzurra
compare all'orizzonte...
contornando d'amore
il sorriso d'un bimbo!
Splalanca le sue braccia
nell'esser amato!
riccioli d'oro
scintillano duemila stelle...
Quattro cherubini
sei serafini
danzano sulle ali del tempo
sfidando le intemperie...
Presagio scritto nella luna
col sorgere del sole
seguono le pagine
di un nuovo capitolo
della nostra vita.
Anno 2013.