Poesie d'Autore


Scritta da: broceliande
in Poesie (Poesie d'Autore)

Alterni momenti

Non voglio vivere in questo paese.
Civiltà, libertà, democrazia, benessere, fumo negli occhi.
Mi guardo attorno, non vedo altro che solitudine, ignoranza, mediocrità.

Ricerco invano la serenità, la pace, la sensazione di libertà.
Le ricerco intensamente, ma niente di tutto ciò mi si prospetta,
niente mi conforta, niente mi fa gioire in questo luogo.
Mi guardo attorno, nebbia si erge davanti al mio sguardo.

Il povero guerreggia con il povero
e si prostra davanti al potente
genitori vendono l'anima del loro sangue,
giovani persi nel rincorrere il facile successo.

Importante è l'immagine esteriore.
Agghindati e imbellettati come star;
il corpo viene venduto con noncuranza;
la via più breve per arrivare in alto.
L'anima non viene curata, non esiste

Alla deriva oramai.
Il governante non fa scrupolo dei propri interessi
e all'apice dell'arroganza lo fa alla luce del sole;
in questo paese di piccola gente.

Nemmeno il custode dello spirito si esime.
, insudicia le sue mani,
mescolandole nel putrido fango.

Declama la carità, la pace, la tolleranza, la povertà e l'uguaglianza.
Eppure si imbeve di potere, rigirandosi nelle ricchezze,
Edifica monumenti alla sua grandezza, sperperando il nutrimento di chi grida affamato.
Guarda il povero, il derelitto con superiorità, non incontra lo sguardo.

Paese dominato dalle caste, abbarbicate al loro potere,
approfittatori della comune ignoranza.
Dominanti incontrastati.

A volte si ergono voci di liberi intelletti;
non vengono ascoltate, relegate in un piccolo angolo buio.
Pazzi fanatici, destabilizzatori di questo sistema perfetto.

Non c'è posto per la coscienza, non c'è posto per l'onore, onestà, sincerità, dignità,
orgoglio di persone; non risorse umane.
Trofiche menti.

Tutto viene assorbito,
tutto viene assimilato, senza porsi domande.
Non esiste il giusto, non esiste l'errore;
esiste solo il dato di fatto.
L'essere pensante è finito, si è estinto.

Attonito mi giro e rigiro,
cerco una qualche speranza di cambiamento.
Vana la mia ricerca.

Fino a quando le persone non cambieranno,
fino a quando non acquisiranno la coscienza di chi veramente sono,
non voglio vivere in questo paese.
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    Scritta da: broceliande
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Alterni momenti

    Sconosciuto mi fu quell'uomo.
    Per anni vicino.
    Eppure sconosciuto fu per me.
    Mi sorresse ancora in fasce,
    orgoglioso della sua creazione.
    Un sorriso felice abbozzato sulle sue labbra.
    Un quadro sereno,
    stracciato dal tempo.
    Giorni, mesi, anni;
    più lontano da lui.
    Niente ai miei occhi ci legava.
    Indifferenza, provavo.
    Suo l'ignorare, uomo fallito.
    Con caratteri incerti scriveva il suo nome
    Nessun legame.
    Esterno al mio mondo;
    esseri diversi, mondi diversi.
    Presenza incorporea,
    inconsistente fantasma,
    ombra fugace.
    Nulla importava.
    I suoi pensieri, le sofferenze le emozioni,
    niente infrangeva lo scudo.
    Distanza il mio riparo.
    Lontano il più possibile.
    Tutto ciò in mio potere compietti,
    un'alto muro innalzai;
    invalicabile barriera.
    Non si scende al livello inferiore;
    respinto colui non degno.
    Amare le sue lacrime.
    Impassibile il mio essere.
    Troppo, troppo.
    Nel mio immenso ego,
    sprofondai la sua anima.
    Paura di somigliargli.
    Rinnegato il legame del sangue,
    rinnegata scrittura nel firmamento
    Altergo di me stesso.
    Perché, perché io?
    Migliore sono, di più, più;
    molto di più.
    Neppure il suo andarsene,
    ha incrinato lo scudo.
    In silenzio è partito
    Non una parola, nulla assoluto;
    nemmeno il dirsi addio.
    Distante mille chilometri ti ho lasciato;
    ti ho lasciato, sconosciuto.
    Sconosciuto,
    eppure mi hai amato.
    Sempre una parte del tuo cuore,
    hai serbato per me.
    Hai lasciato tutto
    La tua vita, la libertà, il tuo amato mare.
    Hai straziato il tuo cuore
    e sepolto i tuoi sogni;
    immolato al mio bene.
    Io ingiusto accusatore,
    negato ti ho,
    l'ultima stilla felice nell'animo.
    Tu sconosciuto, prigioniero del tuo amore
    Comprendo ora
    la repentina gioia nel tuo sguardo.
    Rari attimi, illusoria unione.
    Conosco ora chi tu sei, sconosciuto.
    Sono venuto sulla tua tomba a cercarti,
    i nostri sguardi si sono incrociati,
    legati i nostri pensieri.
    Dolce armonia.
    Immobili minuti, parole di silenzio.
    Il filo, finalmente allacciato.
    Il tuo non volermi lasciare andare,
    perdersi fra i viottoli del piccolo cimitero di gallipoli.
    Cercare l'uscita e non trovarla.
    Il tuo modo di dire,
    restiamo vicini;
    non lasciarmi ancora.
    No, mai più accadrà.
    Più sconosciuto non sei;
    sei mio padre!
    Le mie lacrime,
    pentimento al dolore che ti causai.
    Chiedere il tuo perdono,
    solo questo posso fare.
    Sono tuo figlio, lo sono sempre stato
    e per sempre lo sarò,
    con tutto il mio amore.
    Ciao papà.
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      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Il gatto in un appartamento vuoto

      Morire - questo a un gatto non si fa.
      Perché cosa può fare un gatto
      in un appartamento vuoto?
      Arrampicarsi sulle pareti.
      Strofinarsi tra i mobili.
      Qui niente sembra cambiato,
      eppure tutto è mutato.
      Niente sembra spostato,
      eppure tutto è fuori posto.
      E la sera la lampada non brilla più.

      Si sentono passi sulle scale,
      ma non sono quelli.
      Anche la mano che mette il pesce nel piattino
      non è quella di prima.

      Qualcosa qui non comincia
      alla solita ora.
      Qualcosa qui non accade
      come dovrebbe.
      Qui c'era qualcuno, c'era
      poi d'un tratto è scomparso
      e si ostina a non esserci.

      In ogni armadio si è guardato.
      Sui ripiani si è corso.
      Sotto il tappeto si è controllato.
      Si è perfino infranto il divieto
      di sparpagliare le carte.
      Che altro si può fare.
      Aspettare e dormire.

      Che lui provi solo a tornare,
      che si faccia vedere.
      Imparerà allora
      che con un gatto così non si fa.
      Gli si andrà incontro
      come se proprio non se ne avesse voglia,
      pian pianino,
      su zampe molto offese.
      E all'inizio niente salti né squittii.
      Composta lunedì 13 febbraio 2012
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        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Quella assurda attesa

        Era d'estate la sera caldo il clima
        tepore fresco del girasole in fiore
        monti e montagne sui pinti tibetani
        io davanti con cappello
        bastone
        sciarpa magenta
        cappotto di montone
        pantaloni attillati verde oliva
        scaldamuscoli
        scarpe da montagna
        avevo uno sguardo sicuro ed andavo avanti
        sentendo il canto dell'acqua e del vuoto
        ed il silenzio della mia famiglia dietro di te Filippo.
        quel tunnel fiorito di primavera era un passaggio
        di cui conoscevo solo io trucchi e segreti
        mille fiori fioriti come cupole ed abbracci proibiti
        sentivo il tuo battito andar più veloce
        camminavo col basto che mi fece la voce
        di nuvole all'orizzonte di vecchi professori
        ed ecco che per passione
        mi sto trasformando in cigno...
        Composta domenica 12 febbraio 2012
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          Scritta da: Carmelo Cossa
          in Poesie (Poesie d'Autore)
          Potevo averti, si poteva allora
          non più ora.
          Noi però fuggimmo
          per troppo amore.
          Il mio essere vacillava
          pensando se tu amavi.
          Il pensiero di possederti
          mi diceva... non posso averti.
          Ti ho perduta per sempre allora
          vano è, rincorrerti ora.
          Non sarai più mia, mai lo sei stata,
          solo in sogno, bramo ancora
          ciò che è stato.
          Sorrido, ammiro la tua bellezza
          sognando ancora la tua tenerezza.
          Da sveglio mi dico
          non posso averti.
          Potevo averti allora
          mai più ora.
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            Scritta da: Anna De Santis
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            E di te...

            Quante cose mi dicevano di te
            che non volevo sentire
            più ti conoscevo e non potevo dire
            quello che mi raccontavano non eri tu
            più tardi l'ho capito
            non trovavi il posto, ed era un divenire
            poi ti sei fermato un giorno
            mi ricordo un giorno d'aprile
            sopra le mie mani, sopra le mie labbra
            non abbiamo più parlato
            è bastato un gesto, una carezza
            e ti sei arreso
            di te ora dicono che hai dato e hai preso
            ma non ti hanno mai amato, né capito.
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              Scritta da: Fiorella Cappelli
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Festa della Donna

              Non una,
              ma tutte le donne
              per sentirsi tali, hanno bisogno d'amore
              La volontà, la dolcezza, la determinazione
              Tutto è desiderio d'amore
              Un uomo è amore
              Un figlio è amore
              La famiglia è amore
              La sofferenza è amore
              La pietà è amore
              La speranza è amore
              La pace è amore
              Non uno
              Ma tutti gli uomini
              per sentirsi tali, hanno bisogno d'amore
              la forza, la protezione, il coraggio
              è un grande obiettivo, l'amore
              Una donna è amore
              I valori, sono amore
              La generosità è amore
              La fede è amore
              E in questo giorno
              della festa della Donna
              vedo nel tuo sorriso semplice
              la cosa più bella
              per creare l'amore.
              Composta sabato 19 febbraio 2011
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                in Poesie (Poesie d'Autore)

                Desiderio di favole

                Dieci lustri ormai compiuto
                ho di questa inferma vita.
                Sempre in favole ho vivuto,
                e vivrò fin ch'è finita.

                Ne le ancor lattante
                le sdentate donniciuole
                l'alma debole incostante
                mi nudrir d'assurde fole.

                Io da loro narrar m'udia
                come spesso a par del vento
                van le streghe in compagnia
                dè demoni di Benevento;

                Come i lepidi folletti
                di noi fanno gioco e scherno,
                e gli spiriti maledetti
                a noi tornan dall'inferno.

                Con la bocca aperta e gli occhi
                e gli orecchi intento io stava:
                mi tremavan i ginocchi:
                dentro il cor mi palpitava.

                Al venir de le tenebre
                m'ascondea fra le lenzuola:
                findi un sogno atro e funebre
                mi troncava la parola.

                Non di meno al novo giorno
                obliavo i pomi e il pane;
                e le vecchie io fea ritorno,
                e chiedea nuove panzane.
                Composta venerdì 10 febbraio 2012
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