Ha messo la sua testa il domatore nella gola del leone io ho infilato due dita solamente nel gargarozzo dell'Alta Società Ed essa non ha avuto il tempo di mordermi Anzi semplicemente urlando ha vomitato un po' della dorata bile a cui è tanto affezionata Per riuscire in questo giuoco utile e divertente Lavarsi le dita accuratamente in una pinta di buon sangue a ognuno la sua platea.
Quando saremo due saremo veglia e sonno affonderemo nella stessa polpa come il dente di latte e il suo secondo, saremo due come sono le acque, le dolci e le salate, come i cieli, del giorno e della notte, due come sono i piedi, gli occhi, i reni, come i tempi del battito i colpi del respiro. Quando saremo due non avremo metà saremo un due che non si può dividere con niente. Quando saremo due, nessuno sarà uno, uno sarà l'uguale di nessuno e l'unità consisterà nel due. Quando saremo due cambierà nome pure l'universo diventerà diverso.
Considero valore ogni forma di vita, la neve, la fragola, la mosca. Considero valore il regno minerale, l'assemblea delle stelle. Considero valore il vino finché dura il pasto, un sorriso involontario, la stanchezza di chi non si è risparmiato, due vecchi che si amano. Considero valore quello che domani non varrà più niente e quello che oggi vale ancora poco. Considero valore tutte le ferite. Considero valore risparmiare acqua, riparare un paio di scarpe, tacere in tempo, accorrere a un grido, chiedere permesso prima di sedersi, provare gratitudine senza ricordare di che. Considero valore sapere in una stanza dov'è il nord, qual è il nome del vento che sta asciugando il bucato. Considero valore il viaggio del vagabondo, la clausura della monaca, la pazienza del condannato, qualunque colpa sia. Considero valore l'uso del verbo amare e l'ipotesi che esista un creatore. Molti di questi valori non ho conosciuto.
Ancor dalla mia mente echi lontani d'un caldo tramonto non cancello: t'ammiravo nella limpidezza del mare e tu mi correvi incontro sotto il concerto delle onde, musica seducente e divina. Ti sussurrai piano sotto il volo dei gabbiani: "Che fiore che sei coi raggi sul viso". Silenziosa, al mio cuore ti stringesti mentre il sole ci donava gli ultimi battiti. Non lo so, eppur di noi esiste solo un ricordo.
Stelle di stoffa sui cappotti lisi. Quante volte re David si rivolterà nella tomba! Senza capelli in testa in fila indiana vanno incontro alla morte. Vecchi, donne, bambini. Il vento che porta lontano il suono delle sirene, sventola bandiere nere. Lucida follia resta sopra ai muri sale sul treno della morte. Alcuni non possono dimenticare, davanti agli occhi avranno sempre immagini orribili. Ma noi che non sappiamo che non eravamo lì, non dobbiamo lasciare che si dimentichi, che l'orrore, la follia possa tornare.
Stringerai quello che non hai capito e solo fiori troverai quelli che ti ho lasciato fogli scritti e finalmente saprai quanto ti ho amato. Accenderai l'ultima candela e passerai il tempo guardando come si consuma quello che non hai mai visto, attraverso il fumo ti sembrerà più chiaro. Mi chiamerai ma sarò lontana, mi giungerà la voce la porto dentro il cuore, dimenticarti mai. Il volere distratto non ti ha fatto pensare Ed io ero lì ad aspettare non era mai per me il momento e mi dovevo accontentare. Non mi hai più trovato eppure lì mi avevi lasciato convinto di ritrovarmi. Sai non te l'ho detto mai, ma pensavo anch'io anche se per te mi sono persa. Ora cerchi quello che non hai mai visto né considerato e manca un pezzo al tuo orgoglio malato forse facevo parte dell'arredamento solo possesso non mi hai forse, mai amato.
Deve essere a scelta. Cambiare, purché niente cambi. È facile, impossibile, difficile, ne vale la pena. Ha gli occhi, se occorre, ora azzurri, ora grigi, neri, allegri, senza motivo pieni di lacrime. Dorme con lui come la prima venuta, l'unica al mondo.
Gli darà quattro figli, nessuno, uno. Ingenua, ma ottima consigliera. Debole, ma sosterrà. Non ha la testa sulle spalle, però l'avrà. Legge Jaspers e le riviste femminili. Non sa a che serva questa vite, e costruirà un ponte. Giovane, come al solito giovane, sempre ancora giovane.
Tiene nelle mani un passero con l'ala spezzata, soldi suoi per un viaggio lungo e lontano, una mezzaluna, un impacco e un bicchierino di vodka.
Dove è che corre, non sarà stanca? Ma no, solo un poco, molto, non importa. O lo ama o si è intestardita. Nel bene, nel male, e per l'amor del cielo!
L'Italia è una repubblica democratica fondata... sulla pasta!
Io G. G. sono nato e vivo a Milano. Io non mi sento italiano ma per fortuna o purtroppo lo sono.
Mi scusi Presidente non è per colpa mia ma questa nostra Patria non so che cosa sia. Può darsi che mi sbagli che sia una bella idea ma temo che diventi una brutta poesia. Mi scusi Presidente non sento un gran bisogno dell'inno nazionale di cui un po' mi vergogno. In quanto ai calciatori non voglio giudicare i nostri non lo sanno o hanno più pudore.
Io non mi sento italiano ma per fortuna o purtroppo lo sono.
Mi scusi Presidente se arrivo all'impudenza di dire che non sento alcuna appartenenza. E tranne Garibaldi e altri eroi gloriosi non vedo alcun motivo per essere orgogliosi. Mi scusi Presidente ma ho in mente il fanatismo delle camicie nere al tempo del fascismo. Da cui un bel giorno nacque questa democrazia che a farle i complimenti ci vuole fantasia.
Io non mi sento italiano ma per fortuna o purtroppo lo sono.
Questo bel Paese pieno di poesia ha tante pretese ma nel nostro mondo occidentale è la periferia.
Mi scusi Presidente ma questo nostro Stato che voi rappresentate mi sembra un po' sfasciato. È anche troppo chiaro agli occhi della gente che tutto è calcolato e non funziona niente. Sarà che gli italiani per lunga tradizione son troppo appassionati di ogni discussione. Persino in parlamento c'è un'aria incandescente si scannano su tutto e poi non cambia niente.
Io non mi sento italiano ma per fortuna o purtroppo lo sono.
Mi scusi Presidente dovete convenire che i limiti che abbiamo ce li dobbiamo dire. Ma a parte il disfattismo noi siamo quel che siamo e abbiamo anche un passato che non dimentichiamo. Mi scusi Presidente ma forse noi italiani per gli altri siamo solo spaghetti e mandolini. Allora qui mi incazzo son fiero e me ne vanto gli sbatto sulla faccia cos'è il Rinascimento.
Io non mi sento italiano ma per fortuna o purtroppo lo sono.
Questo bel Paese forse è poco saggio ha le idee confuse ma se fossi nato in altri luoghi poteva andarmi peggio.
Mi scusi Presidente ormai ne ho dette tante c'è un'altra osservazione che credo sia importante. Rispetto agli stranieri noi ci crediamo meno ma forse abbiam capito che il mondo è un teatrino. Mi scusi Presidente lo so che non gioite se il grido "Italia, Italia" c'è solo alle partite. Ma un po' per non morire o forse un po' per celia abbiam fatto l'Europa facciamo anche l'Italia.
Io non mi sento italiano ma per fortuna o purtroppo lo sono.
Io non mi sento italiano ma per fortuna o purtroppo per fortuna o purtroppo per fortuna per fortuna lo sono.
Nella saliva nella carta nell'eclisse. In tutte le linee in tutti i colori in tutti i boccali nel mio petto fuori, dentro nel calamaio - nelle difficoltà a scrivere nello stupore dei miei occhi nelle ultime lune del sole (il sole non ha lune) in tutto. Dire "in tutto" è stupido e magnifico. Diego nelle mie urine - Diego nella mia bocca nel mio cuore - nella mia follia - nel mio sogno nella carta assorbente - nella punta della penna nelle matite - nei paesaggi - nel cibo - nel metallo nell'immaginazione. Nelle malattie - nelle rotture - nei suoi pretesti nei suoi occhi - nella sua bocca nelle sue menzogne.