Poesie d'Autore


in Poesie (Poesie d'Autore)

Le tue mani

Sono rudi, nodose, le tue mani, forti, laboriose,
mani vissute di fatica e di esperienza,
mani che sanno creare e hanno estro fantasia.
Mani da scultore che incidono opere
nitide, vive, reali.
Mani che non hanno la morbidezza
di quelle di un pianista
ma sono anch'esse mani da artista
che incidono musica nella materia
e parlano attraverso le opere
a chi ha il cuore sensibile.
Mani dure che tuttavia
ben sanno la dolcezza
di una tenue carezza.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Il senso di me

    Sentirai sussurrare che sei stato un errore.
    Se mai c'è stato un errore ricordati
    che sei stato il più dolce degli errori.

    Nessun rimpianto se non
    quello di aver avuto dei dubbi.
    Non sei stato cercato ma voluto
    intensamente, con gioia.

    Accettare il cercato è scontato
    è amore, il coronarsi di un sogno
    nessun dubbio, nessun tormento.

    Volere l'indesiderato è
    semplicemente amore puro
    e dare vita alla vita perché credi nella vita
    è dare respiro al tuo respiro
    perché senza ne moriresti.

    Sei stato tormento, angoscia, incertezza
    divenuto amore, desiderio, completezza.
    Oggi sei il respiro più profondo
    di ogni senso di me.
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      Scritta da: Anna De Santis
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Coraggio e paura

      Vendeva l'amore
      ai bordi della strada
      con coraggio e paura
      occhi lucidi
      e ricordi di una brutta avventura.
      Lente passavano le ore
      senza mai guardare la luna
      abbagliati da quel gelido fuoco.
      L'aria sapeva di fumo e di vergogna
      ma non tutti possono scegliersi la gogna.
      Speranza e fiducia
      dimenticate in ogni bagagliaio
      dentro ogni auto che si fermava.
      Un giorno andrò lontano... ogni volta pensava
      ma fatti pochi metri si scendeva
      ed ogni volta si giustificava
      non era poi niente
      e niente si aspettava.
      Finalmente la fine di quell'ansimare
      non veniva mai pronunciato un nome
      guardando a tratti l'orologio
      evitava di pensare
      e nessuno stava ad aspettare.
      Ed il pianto ed il respiro in gola si bloccava
      mentre ad un perfetto estraneo si concedeva
      Ma continuando... si giustificava.
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        Scritta da: Andrew Ricooked
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Fuori posto

        Brucia all'inferno
        questa parte di me che non si trova bene in nessun posto
        mentre le altre persone trovano cose
        da fare
        nel tempo che hanno
        posti dove andare
        insieme
        cose da
        dirsi.

        Io sto
        bruciando all'inferno
        da qualche parte nel nord del Messico.
        Qui i fiori non crescono.

        Non sono come
        gli altri
        gli altri sono come
        gli altri.

        Si assomigliano tutti:
        si riuniscano
        si ritrovano
        si accalcano
        sono
        allegri e soddisfatti
        e io sto
        bruciando all'inferno.

        Il mio cuore ha mille anni.
        Non sono come
        gli altri.
        Morirei nei loro prati da picnic
        soffocato dalle loro bandiere
        indebolito dalle loro canzoni
        non amato dai loro soldati
        trafitto dal loro umorismo
        assassinato dalle loro preoccupazioni.

        Non sono come
        gli altri.
        Io sto
        bruciando all'inferno.

        L'inferno di
        me stesso.
        Composta domenica 3 gennaio 2010
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          Scritta da: Andrew Ricooked
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Su due piedi

          Ci sono giorni
          in cui va tutto
          male.

          Sull'autostrada
          a casa
          al super-
          mercato
          e da qualsiasi altra
          parte

          assalti
          continui
          ininterrotti
          feroci
          accidentali
          a ciò
          che è rimasto del
          tuo
          equilibrio e della tua
          suscettibilità.

          Gli dei prima
          giocano con te
          e poi
          giocano
          contro
          di te.

          I tuoi nervi
          si tendono fino a
          spezzarsi.

          Nessuno scudo
          filosofico
          ti proteggerà,
          nessuna dose di saggezza è
          abbastanza.

          Sei allo scoperto
          facile preda
          dei
          cattivi e
          delle
          folle;
          la rottura
          del
          macchinario
          e della
          ragione
          è
          completa.

          Poi
          c'è sempre
          -all'improvviso-
          un volto gioioso
          sorridente
          dallo sguardo
          ottuso, qualche
          semi-sconosciuto
          che ti urla
          forte:
          "ehi, come ti
          va?"

          La sua faccia
          sempre troppo vicina,
          puoi vedere ogni
          macchia e
          poro della
          pelle,
          la bocca,
          aperta
          sembra una pesca
          spaccata
          marcia.

          Il tuo unico
          pensiero
          è:
          dovrei
          ucciderlo?

          Ma poi
          dici:
          "va tutto
          bene.
          E a te
          come va?"

          E
          prosegui,
          e la faccia-da-
          capra
          semi-sconosciuta
          è alle
          spalle
          mentre il sole
          filtra
          attraverso
          le nuvole
          acide.

          Vai
          avanti
          mentre gli dei
          ridono e
          ridono
          e
          ridono,
          metti un
          piede
          davanti
          all'altro,
          muovi le
          braccia
          mentre la comapana
          arrugginita
          non suona,
          e dentro la tua
          testa
          il sangue
          si trasforma in
          gelatina.

          Ma
          questo giorno finirà
          questa vita finirà
          gli avvoltoi
          voleranno
          finalmente
          via.

          Per favore
          in fretta, in fretta,
          in fretta.
          Composta domenica 3 gennaio 2010
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            Scritta da: Andrew Ricooked
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Dove ero finito?

            Non sapevo da dove venissi
            o dove stessi
            andando.
            Ero perso.
            Mi ritrovavo seduto
            in strani ingressi
            per ore,
            senza pensare
            semza muovermi
            finché mi chiedevano
            di andarmene.

            Non voglio dire che ero
            idiota o
            stupido.
            Quello che voglio dire è che
            ero senza
            interessi.

            Non me ne fregava niente se cercavate
            di uccidermi.
            Non vi avrei fermato.

            Stavo vivendo un esistenza che
            non significava niente per
            me.

            Trovavo posti dove stare.
            Stanzette in affitto. Bar. Prigioni.
            Sonno e indifferenza sembravano
            le uniche
            possibilità.
            Tutto il resto sembrava
            privo di senso.

            Una volta rimasi tutta la notte a guardare
            il Mississipi.
            Non so perché.
            Il fiume scorreva lì accanto e
            l'unica cosa che ricordo è che
            puzzava.

            Mi sembrava sempre di essere
            su una corriera
            che attraversava il paese
            diretta
            da qualche parte.
            A guardare fuori da un finestrino
            sporco
            il nulla
            assoluto.

            Sapevo sempre esattamente quanti
            soldi avevo
            con me.
            Per esempio:
            un biglietto da cinque e due da uno
            nel portafoglio
            una moneta da venticinque, una da dieci e una
            da due centesimi nella tasca
            destra davanti.

            Non avevo voglia di parlare
            con nessuno e non volevo che nessuno
            mi parlasse.

            Ero considerato un
            disadattato e un tipo
            strambo.
            Mangiavo pochissimo ma
            ero incredibilmente
            forte.
            Una volta, quando lavoravo in una fabbrica
            dei ragazzotti giovani, strafottenti,
            stavano cercando di sollevare un pezzo
            di macchinario pesante
            dal pavimento.
            Non ci riusciva nessuno.

            "Ehi, Hank, provaci tu!" Dissero
            ridendo.

            Mi avvicinai, lo sollevai,
            lo rimisi a terra,
            tornai al
            lavoro.

            Mi valse il loro rispetto
            non so perché
            ma io non lo
            volevo.

            A volte abbassavo
            le tapparelle nella mia stanza
            e me ne stavo a letto per una
            settimana o più.

            Ero in uno strano viaggio
            ma era
            privo di senso.
            Non avevo idee.
            Non avevo progetti.
            Dormivo.
            Non facevo altro che dormire
            e aspettare.

            Non mi sentivo solo.
            Non soffrivo di vittimismo.
            Ero solo invecchiato in una
            vita nella quale
            non riuscivo a trovare alcun
            senso.

            Allora ero
            un giovanotto di
            mille anni.

            Adesso sono un vecchio
            che aspetta di rinascere.
            Composta domenica 3 gennaio 2010
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              Scritta da: Andrew Ricooked
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Ricordatelo

              Credere a ciò che dicono o scrivono
              è
              pericoloso
              specialmente se dicono o scrivono
              cose esageratamente grandiose
              su di
              te

              e tu
              sei sciocco quanto basta per
              crederci.

              Poi saresti pronto a rompere la
              macchina fotografica quando qualcuno tenta di
              fotografarti in
              pubblico.

              O potresti ubriacarti
              a casa tua
              e sparare dalla finestra
              al tuo vicino
              con una 44 magnum.

              O potresti comperare un
              automobile costosissima
              per poi innervosirti
              con quelli meno ricchi
              sulle loro vecchie auto
              che frenano la tua corsa
              in
              autostrada.

              O potresti sposarti
              troppe volte
              o avere troppe
              fidanzate.

              O potresti andare in Europa
              troppo spesso
              o drogarti troppo
              spesso.

              Potresti
              maltrattare
              i camerieri.

              Respingere
              i cacciatori
              di autografi.

              Potresti perfino
              uccidere
              qualcuno.

              O
              in migliaia
              di altri modi
              potresti alla fine anche
              uccidere
              te stesso.

              Molti
              lo fanno.
              Composta domenica 3 gennaio 2010
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                Scritta da: Andrew Ricooked
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                Ahi ahi ahi

                Il tizio gestisce una libreria
                ci vado e autografo i miei libri per
                lui
                e lui mi impone sempre qualche libro
                qualcosa del genere declino-e-vita
                difficile
                ma questi libri sono scritti da
                opinionisti
                di giornali
                professori, nati-nella-bambagia,
                ecc.
                E questi hanno visto tanta vita reale
                da bassifondi
                quanto un parroco di campagna;
                le loro vite
                sono state tanto avventurose quanto
                una spolverata allo scaffale della
                libreria
                e nessuno di loro ha mai saltato un
                pasto.
                Questi libri sono ben scritti,
                a volte brillanti
                un filo
                arditi
                ma c'è una sensazione dominante
                di agiatezza
                nella scrittura e nella
                vita.
                I libri mi cadono dalle
                mani.
                Questo tizio della libreria deve
                cominciare a pensare a
                qualche altro tipo di
                compenso
                per me
                che gli autografo i miei libri
                perché leggere queste cagate
                deliziosamente
                stampate
                non fa che ricordarmi
                ancora una volta
                che sto gareggiando solo
                contro
                me stesso.
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                  Scritta da: Andrew Ricooked
                  in Poesie (Poesie d'Autore)

                  Buddha Chinaski dice

                  A volte
                  devi
                  indietreggiare
                  di uno o
                  due passi,
                  ri-
                  considerare

                  staccare
                  per un
                  mese

                  non
                  fare niente
                  non
                  volere
                  fare niente

                  la pace è
                  fondamentale
                  il ritmo è
                  fondamentale

                  qualsiasi cosa
                  tu voglia
                  non
                  l'avrai
                  provandoci
                  con troppa
                  insistenza.

                  Stacca
                  per
                  dieci anni

                  sarai
                  più
                  forte

                  stacca
                  per
                  venti anni

                  sarai
                  amcora più
                  forte.

                  Non c'è niente in
                  palio
                  comunque

                  e
                  ricorda che
                  la seconda cosa più bella
                  del mondo
                  è
                  una notte di sonno
                  tranquillo

                  e
                  la più bella:
                  una morte
                  serena.

                  Nel frattempo
                  paga la bolletta del
                  gas
                  se riesci
                  e
                  cerca di non
                  litigare con tua
                  moglie.
                  Composta domenica 3 gennaio 2010
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