Morbidi contorni, pelle odorosa, dove ognun riposa, corposa, gioiosa sempre attraente, nella semplicità coerente, sia nella vita che nell'amore, a tratti presuntuosa. Donna dai mille volti, nascosti, forse, dai mille segreti, donna dalle mille promesse, da tutti contese. Capello fluente, sorriso indulgente generosa corteccia dove ognuno s'appoggia, s'intreccia, dove tutti hanno inciso, ha ricordi e ferite, dal tempo e dalla voglia, guarite. La voglia, non mi abbandona mai, di continuare a vivere, donarmi ancora e sorridere per non lasciarsi andare.
Siamo gocce, lacrime di uno stesso dolore, asciugate e consolate da un unico amore, perché le nostre anime troppo tardi si sono ritrovate.
Anime perse, destinate forse ma cercarsi dove, ogni cosa muove amore, ogni cosa grida amore e ci siamo capiti, ed amati. Perché lontani, perché le mani poco si stringono, ma tanto si cercano?
Voglio ancora lacrime, che siano di gioia, per averti giorno dopo giorno, forte ti amerò ma questo non è possibile e resterò l'invisibile, pronta a consolarti... sempre tua sarò.
Semplice nei tuoi gesti, disarmante sorriso, semplice nell'apparire, nel porgerti, nel divenire. Donna vissuta, dal dolce volto, antico e vellutato, donna dal triste passato ricordi di guerre e carestie, quanto ti ho amato... Semplice come i fiori del tuo giardino, nel tuo dire, semplice nel tuo amore, non servivano parole, bastava uno sguardo una carezza, e mi rivedo attaccata alla tua gonna, mi dicevi: mio piccolo amore. Semplicemente semplice... nonna.
E non sei qui, maledetta distanza, ancora sento la tua voce, ti porto nel cuore e questo mi dà pace. Come passerai il tempo senza me, cosa farai la sera prima di dormire? Volgi lo sguardo verso il cielo protendi le mani verso la stessa stella, anch'io lo farò e supereremo i confini che ci tengono lontani. Sognandoti... aspetterò domani.
Tempo verrà in cui, con esultanza, saluterai te stesso arrivato alla tua porta, nel tuo proprio specchio, e ognuno sorriderà al benvenuto dell'altro,
e dirà: Siedi qui. Mangia. Amerai di nuovo lo straniero che era il tuo Io. Offri vino. Offri pane. Rendi il cuore a se stesso, allo straniero che ti ha amato
per tutta la vita, che hai ignorato per un altro e che ti sa a memoria. Dallo scaffale tira giù le lettere d'amore,
le fotografie, le note disperate, sbuccia via dallo specchio la tua immagine. Siediti. È festa: la tua vita è in tavola.
Orchidea selvaggia, bellla da morire, carnose labbra. Pelle ambrata, al tatto ti chiudi, vellutata penetri con le radici il tronco come solo tu sai fare e non lo lasci andare succhiando l'anima di chi ti viene incontro. Colore variegato, finta dolcezza, infinita carezza, profumo inebriante, instancabile amante, vivi senza tempo, assaporando i frutti belli... ricordi? Ormai distrutti.
I tuoi occhi nei miei, il primo turbamento, un dolce abbandono ed è un momento... quel nodo che ti chiude la gola, non ti fa proferir parola, intanto la tua mente vola. Vorresti urlare, per quel sentimento che con forza ti scoppia dentro, non si può contenere... fai allora le peggio cose, pur di farti notare, non sei tu e quello che succede non ti riesci a spiegare. Solo un bacio chiedo, per poter provare se quel che sento è veramente amore.
L'orologio è uno strumento infernale, che ti scandisce il tempo, ti comanda, ti fa correre, non ti fa ricordare. Perdi il gusto di fare, delle semplici cose, la gioia dell'attesa, ogni promessa, ogni intesa. Quello che hai costruito con fretta, non è servito a niente, devi tornare in te, dare ascolto ai tuoi tempi, in silenzio, dar sfogo all'anima ai tuoi sentimenti, non farti triturare dal tempo che accelera e distrugge ogni tuo essere o pensare. Calma ci vuole, per assaporare quello che la vita ci offre, quello che vale, non avere fretta, ci sarà un momento... ti dovrai fermare.
Sei la mia ombra amica mia, sei come musica, la mia armonia, sei quella spalla per poter piangere, conosci bene l'anima mia. Conosci tutta la vita e gli amori, i nostri pianti sui grandi dolori, i sogni e i tanti miei desideri, come conosco tutto di te. Siamo diverse ma ci comprendiamo, senza mai scuse e compromessi, né ipocrisia e senza interessi. Viviamo lontane coi nostri cari, ma basta il telefono per sentirci un po', per confidarci tutte le pene e le nostre soddisfazioni. Ci accontentiamo di quello che abbiamo, certo qualcosa ancora sognamo... Sei la mia ombra amica mia, sei come musica, la mia armonia, mi son fidata sempre di te.
Di ogni battaglia il finale è una bianca pietra tombale Col nome del povero defunto E l'epitaffio, appunto: Qui giace un demente Che provò a stuzzicare l'Oriente.