Attimi di follia che mi bagnano. Lo scorcio del temporale che avanza. Sentimenti offuscati dalle incapacità: Pianti stridenti per un'amico che non c'è più. Sorrisi sofferti. Risate inesistenti. Felicità ambigue. Conoscersi e poi dirci addio. I miei anni.
Se la mia vita passa tuttavia e di tanto in tanto da folti viticci una poesia matura ancora scende, devo essere grata a te. Tu non lo sai che hai seppellito l'immagine tua nel silenzio delle mie notti, e ciò che la mia poesia ha portato alla luce era già prima in te.
Aspro amore, viola coronata di spine, cespuglio tra tante pasioni irto, lancia dei dolori, corolla della collera, per che strade e come ti dirigesti alla mia anima?
Perché precipitasti il tuo fuoco doloroso, d'improvviso, tra le foglie fredde della mia strada? Chi t'insegnò i passi che fino a me ti portarono? Quale fiore, pietra, fumo ti mostrarono la mia dimora?
Certo è che tremò la notte paurosa l'alba empì tutte le coppe del suo vino e il sole stabilì la sua presenza celeste,
mentre il crudele amore m'assediava senza tregua finché lacerandomi con spade e spineaprì nel mio cuore una strada bruciante.
Mi hai negato il piacere di scoprire che non è vero Ho pianto un mare ma non è servito a nulla Ancora esigo delle spiegazioni che non arrivano
Hai deciso di partire in anticipo senza di me Senza chi hai promesso di amare per sempre Rendendo la mia anima un miserabile vagabondo
Ci eravamo promessi di dirci qualunque cosa Invece mi hai nascosto la tua chiamata dal cielo Senza svelarmi l'incantesimo per risvegliarti
Ma come hai potuto dimenticare i nostri patti Insieme per tutta l'eternità, te lo ricordi? Come hai potuto rendermi un essere tagliato in due
Tu che mi vedi sai che ormai non vivo più senza di te Io che non ti vedo non so invece se soffri come me Perché non farti sentire, perché non farti toccare?
La mia unica consolazione sarà quella di riaverti Quando sarà il mio turno a rispondere alla chiamata Per continuare quel sogno tragicamente interrotto.
Avere un uomo mio, mio per sempre, da poggiare sul letto, come una bambola di cera, fargli dire solo: ti aspetto stasera. Pensare solo a divertirmi, senza coinvolgimento, finalmente libera dal sentimento. Pura follia, ma si pensa e si fa, quando si è soli e la vita non và, quando sei delusa, ed hai esaurito ogni scusa, non sai darti risposta su chi ha la ragione e su chi ha sbagliato. Il bamboccio di cera accenna un sorriso. Vuoi sapere il mio nome? Ma chi ti ha cercato?
Occhi dolci di bambino, dubbi, desideri esauditi, sorrisi, gioie infinite, stupore, malinconie, specchi dove trovare il vero, in quegli occhi ingenui finisce il mistero. Profondi occhi in cerca d'amore, è continua richiesta, un cielo in cui perdersi tra il pensiero ed i colori, affamati di sapere, pace e tranquillità. Qualche lacrima và asciugata da una parolina fatata, da una mano sicura, ed a sera un bacio sugli occhi una carezza, per una dolce nottata.
Aiutami signore ad aver cuore, seppur nella tempesta, a tener duro, sono una tua creatura, il mio animo è puro ma la rabbia è forte, saprò sfidar la morte? Combatterò, non avrò paura, ma tu accompagnami in questa avventura, non andar lontano, stringi la mia mano. Mi affiderò a te, sentirò il tuo calore, nelle tue parole, la tranquillità per quest'anima in pena, mi addormenterò confidando nel tuo amore. Questa mia preghiera, signore sovente la sentirai quando avrò bisogno, son certa, avrai posto anche per me, nel tuo immenso cuore.
Sogni i suoi occhi, come sarebbe stato, troppo a lungo ho pregato non negargli la vita! Ora piangi pentita, è finita, ma nell'anima vivo quel respiro che manca, la tua vita continua ormai stanca. Sempre sentirai il suo pianto, eppure ti aveva chiesto muto, di pensarci bene, non ha scelto niente l'unico errore che paura sente, è il tuo cuore l'unico purtroppo che non mente, sente lo strappo di questo figlio che manca, e continua la tua vita dolorosa e stanca, saprai dare una giustificazione a questa morte bianca?
Passo dopo passo, trascino quello che rimane, ho sparso briciole ovunque, convinta di poter tornare ma ho continuato a camminare. Il vento fra i capelli, non mi fa pensare e rovi sparsi mi fanno sanguinare. Cos'è la vita, se non finisce il bosco, non si vede il sole, mi aiuto con le mani a spostare i rami, avanzo più svelta, per poter arrivare in fondo e veder la luce. I miei occhi han visto solo tenebre, ed al chiarore mi dovrò abituare.