Sprofondare, dove non ha più senso il come e il dove e tirerò meco, quelli che verranno, e non riusciranno a capire, anche quelli che vorranno aiutarmi ad uscire. Per ora è così, lasciatemi stare, sono incazzata da morire.
Immobile, seduta su una pietra, dinanzi a diroccate mura, avea lo sguardo perso, di chi aspetta invano. Un fazzoletto nero, le incorniciava il viso, le mani incrociate in seno sulla lunga gonna, sgranava il rosario e pregava. Più nessuno la notava, la vecchia, sotto un pergolato d'uva, cresciuto con lei, stava. Nelle crepe del muro, profonde come le sue rughe, ora, radici d'edera avevano trovato dimora, lei continuava ad aspettare, con gli occhi persi e stanchi, continuava a pregare. È andata via, con la speranza di veder tornare...
E adesso siediti, cosa vuoi che sia, fuma tranquillo l'ultima sigaretta, non avere fretta, non c'è più niente da dire, la colpa è pure mia. Troppa pazienza ho avuto, nel cercar di cambiarti, ma tutto ti è dovuto, e di nuovo son venuta a cercarti. Ora fuma pure, calma aspetterò, quando uscirai da quì, ancora il tuo profumo sentirò e seguirò la scia, solo per un po', poi dietro quella porta a piangere più non mi vedrai... più non ti vedrò.
Cercavo te in ogni mia avventura, i tuoi contorni ed ogni sfumatura, ma quel calore, il profumo della pelle, non erano mai stelle. Ad uno ad uno ho lasciato finire, tutte le mie storie, prima di capire. Son rimasta sola, col ricordo di te, mentre il tempo vola...
Ci sono fioriture di rugiada sul mio sogno, e il mio cuore gira pieno di noia, come una giostra su cui la Morte porta i suoi bambini. Vorrei a questi alberi legare il tempo con una corda di notte nera e tingere poi del mio sangue le rive pallide dei ricordi! Quanti figli ha la Morte? Li ho tutti nel cuore!
Sera piovosa in grigio stanco. Tutto è così. Gli alberi secchi la mia stanza solitaria. E i ritratti vecchi e il libro intonso... Trasuda la tristezza dai mobili e dall'anima. Forse la Natura ha per me il cuore di cristallo. E mi duole la carne del cuore e la carne dell'anima. E parlando le mie parole restano nell'aria come sugheri sull'acqua. Solo per i tuoi occhi soffro questo male; tristezze del passato tristezze che verranno. Sera piovosa in grigio stanco. E va la vita.
La luna cammina sull'acqua com'è tranquillo il cielo! Va segando lentamente il tremore vecchio del fiume mentre un ramo giovane la prende per uno specchio.
Alberi, eravate frecce cadute dall'azzurro? Che terribili guerrieri vi scagliarono? Sono state le stelle?
Le vostre musiche vengono dall'anima degli uccelli, dagli occhi di Dio, da una perfetta passione. Alberi! Le vostre radici rozze si accorgeranno del mio cuore sotto terra?
Pronunzio il tuo nome nelle notti scure, quando sorgono gli astri per bere dalla luna e dormono le frasche delle macchie occulte. E mi sento vuoto di musica e passione. Orologio pazzo che suona antiche ore morte. Pronunzio il tuo nome in questa notte scura, e il tuo nome risuona più lontano che mai. Più lontano di tutte le stelle e più dolente della dolce pioggia. T'amerò come allora qualche volta? Che colpa ha mai questo mio cuore? Se la nebbia svanisce, quale nuova passione mi attende? Sarà tranquilla e pura? Potessero le mie mani sfogliare la luna!