Scritta da: Gerlando Cacciatore
in Poesie (Poesie d'Autore)
La vita
Cerco la strada del ritorno,
non la trovo.
Cerco la strada dello spirito,
non la conosco.
Che brutta cosa
la vita.
Composta giovedì 19 maggio 1977
Cerco la strada del ritorno,
non la trovo.
Cerco la strada dello spirito,
non la conosco.
Che brutta cosa
la vita.
Dopo natale,
si sprigionò, in quell'essere,
un'allegria commovente.
Io mi sgancio, dal buio
di questo paese.
Vado via.
Sia quel che sia.
Ciao fratello, arrivederci,
ciao papà;
spero al più presto,
di venirti a trovar.
Il biglietto!?
Il biglietto è nel cassetto.
Nel cassetto quello tuo,
c'è la mia libertà.
Vai! Parti! Vai!
Giuro a Dio,
che ti raggiungerò.
Quattro ruote,
e la speranza, di raggiungere
la tua libertà.
Ho lavorato tanto.
In fondo cosa ho avuto,
un pezzo di terra
al campo santo.
Ho lottato tanto per la vita;
ho lottato tanto contro la malvagità;
per aver che cosa,
un metro quadrato di terra,
per riposarmi dopo questa fatica.
Non ho rancore.
Non ho rimpianti.
Ho soltanto bisogno
di dimenticare.
Tu donna, assaggi il tuo dito,
come se fosse, qualcosa di squisito.
In te donna intravedo,
tra un finestrino e l'altro,
quella luce da conquistatrice;
quell'orgoglio da ghiottona;
nell'assaggiare qualche dolce prelibato.
Bah!
Il mondo è fatto di cose strane.
Venni;
ghermii;
ma tutti mi defalcarono
la speranza di vivere.
Speranza...
Come un albero,
a primavera,
butta le foglie;
così il mio cuore,
per una ragazza
palpitò d'amore.
Lei,
pur amandomi
dentro il suo cuore,
diplomaticamente mi disse:
Resta nel tuo dolore.
Ero fanciullo,
e cercavo
la tua tristezza.
Sono un uomo,
e cerco di fuggire
da te.
Cercando, qualcosa
che non è in te.
Paese ingrato.
Non lasciar la mia mano, la mia mamma diceva
ti porto in un posto incantato.
Mi rivedo bambina,
una favola, tra luci e colori,
non volevo svegliarmi da quel sogno,
col naso spiaccicato su dolci in vetrina.
Ed ora eccomi quà,
non è così che doveva andare
ma la vita è tutta un'altra cosa.
La rabbia ti prende nel ricordare,
che la sua mano hai dovuto lasciare,
ti rendi conto che è andato tutto diversamente
e tutte quelle favole che ti raccontava,
sapevano di niente.
Hai avuto pochi attimi per distrarti,
vorresti essere ancora al Luna Park,
su quella giostra che girava, che girava vorticosamente
e non ti dava tempo di pensare.
Ora sei grande, devi scendere,
ma non riesci a camminare,
e cadi e piangi, cerchi ancora la sua mano,
e di nuovo su quella giostra vorresti tornare,
per dimenticare.
Forse l'uomo dei palloni ti può salvare
ed allora ne chiedi uno,
per poter volare in cielo e non tornare.
Ti ho cercato per non morire,
mia finta compagnia di storie facili,
pagate ad ore per non morire,
non dirmi mai che te ne vai.
Dammi il tuo amore per non soffrire
Senza pensare fammi sognare,
sei qui solo per me, dimmi sei unica,
scaldami il cuore, per non morire.
Non ti conosco, non so il tuo nome,
chiamami amore, lo griderò
ma non mi dire mai,
che te ne andrai,
fai finta che, sia solo tua.
Sono io l'unica, stringimi forte
non ti racconterò, la mia tristezza,
fammi sai compagnia, amami come puoi,
non ho pensato mai, sei come me.
Baciami ancora, stringimi come sai,
per una notte ormai, dimmi sei mia...
Soli, abbracciati, su questo scoglio,
mentre il sole al tramonto
sparse brillanti sopra il mare
e di merletti di spuma
s'addobbarono l'onde.
Sparse le barche dei pescatori,
a ritirar le reti
e noi a sognare.
Un giorno sei andato via,
per tutto questo tempo ti ho desiderato,
tutti negli occhi ho guardato
ma non ti ho più trovato,
poi mi sono persa e non ti ho più cercato.
Un giorno son tornata e ti ho visto arrivare,
i tuoi occhi nei miei, un dolce turbamento,
è stato un momento, mentre lei ti baciava.
Volevo urlare, per quello che sentivo,
non era giusto, ma dalla rabbia morivo.
È sera, seduta sullo scoglio, sola volevo dimenticare,
ma una tua carezza mi ha fatto ricordare,
noi due abbracciati di fronte al mare.