Avevano detto, dopo un gran consulto, che l'ombra davanti ai tuoi occhi, era normale, già è tanto che vede offuscato, a te dava modo di non farti poi male. Quando c'era da veder chiaro, o veder niente, quando ti sentivi addosso la curiosità della gente, tutto si faceva scuro e cercavi di scoprire solo il vero. Vedevi più in fondo, sicuro. Han dato luce ai tuoi occhi, distruggendo quelli di chi piange il donato, e più non spera, tu avevi paura, con quella benda nera, ora le cose le dovevi veder chiare, non potevi imbrogliare. Hai aperto i tuoi occhi piano piano, mi raccomando, non piangere, stringevi la mia mano, ti hanno detto di guardare, dove non c'era luce e di girare. Volevi togliere quel velo, che ti impediva cielo e mare, ma a quale prezzo... sei rimasta a pensare.
Perdona mamma, sono pentita per la carezza che non ti ho fatto, per il bacio che non ti ho dato, anche se dentro voglia avevo, capisco ora che ti è mancato. Per le notti che non hai dormito, per le lacrime con cui hai lavato, ogni mia piccola ferita, ogni mio grande peccato. Perdona ancora, per tutte le volte che i tuoi consigli, non ho seguito, perdona quante volte ho tradito. Scusami ancora, ma dentro al cuore, avevi posto senza pudore, ma questa vita che va di corsa e l'inesperienza non ti fa pensare. Ora lo giuro, mai più farò, sembro bambina ma forse è vero, sono pentita, lo sono davvero. Per le parole che non ti ho detto, per la tua ansia nell'aspettare, per tutte le cose promesse e non fatte. Quando contraria a tutti quei no, io lo facevo senza pensare ed ho pagato senza dormire, mentre tu zitta rinunciavi a capire. Cosa mai scatta in questa testa, quando si è giovani, mai niente resta la delusione di noi bambini, vogliamo crescere senza confini. Perdona quando ho provato a volare e sono caduta disperata, ora sò quanto mi hai amata... tra le tue braccia mi sono addormentata.
Non avevo mai visto morire, ero bambina, in riva al mare, ricordo solo tanto sole. Improvviso tra le onde, s'ode un gemito, da lontano, misto a un pianto, ed il grido di un gabbiano, e di colpo il mio castello, appena finito, fu distrutto, sparito, da tante persone curiose, calpestato. Io piccina, rimasi a guardare, il mio sogno distrutto dal mare e cominciai a piangere e a strillare, sentivo solo correre, per soccorrere, e le acque s'agitarono, e diventarono bianche, riportarono a riva il corpo di un bimbo già morto. Incredula e disperata si avvicinò una donna, non riusciva a parlare, ripeteva sempre: me lo sogno ancora, svegliati amore, ti prego non dormire.
L'uomo è la contro un muro vicino a un armadio sul tavolo c'è un portacenere l'omo è là e c'è contro di lui la sofferenza l'angoscia c'è anche una donna che è là gli amici se ne sono andati altre donne se ne sono andate un gatto contraddizioni come zanzare e fa una strana faccia l'uomo che guarda la donna che lo guarda sa certe cose indovina e dice eccoci qua sto per soffrire terribilmente non c'è niente da fare è cotto sorride ma ha almeno 250 di febbre un dolore da bambino come un maneggio con gli anelli da infilare a ogni curva senza riuscirci un dolore d'uomo cupo paesaggio cose già viste e che ritornano dicendo non è lo stesso è molto meglio orchestra singhiozzi fantasmi con la faccia di cuore sorridenti certezze d'infelicità lamenti deliziosi sorrisi bisturi... dolore d'uomo irrisoria romanza sanguinante storie di calendario velocità degli anni cognome Dicembre nome Giovedì matricola 23 l'anno scorso quest'anno l'anno venturo e l'uomo si dice quando si ha mal di denti si va dal dentista per i piedi c'è il pédicure contro l'angoscia e la sofferenza che posso fare sono ancora una volta del tutto perduto... ancora una volta mi porto dietro qualcuno nella mia caduta ecco che torna la nebbia l'amore gli uccelli della felicità che nebbia schifosa e che schifosi uccelli grandi volatili sentimentali uccelli dallo sguardo piangente andate a picchiare nel muro battete le ali picchiate contro i mobili sudici uccelli di polvere cantate falsi la canzone stonata falsi volate piangete falsi impagliati automi antiquari colombi da cartolina uccelli con la faccia da ubriacone avete nel becco di cartone la lettera anonima dell'amore uccelli di tutti i paesi uccelli di tutti i rami di tutti gli alberi di tutti i paesi usignoli de Giappone unitevi uccelli del paradiso uccelli mosca uccelli rapaci pellicani pinguini passerotti unitevi pavoni gridate come pavoni uccelli cantate a squarciagola in tutto il mondo aquile marine gridate da aquile marine e tu bozzagro fai il verso del bozzagro usignolo l'uomo ti ha cavato gli occhi perché tu canti meglio ma questo ci apre gli occhi l'uomo è un bel coglione con la sua bella cartolina in mano l'uomo che recita il suo monologo da piccione amore sempre lo stesso amore l'uomo che vuole vedere vecchio l'amore uccelli migratori fermate i vostri viaggi uccelli blu cucù gridate cucù gridate a squarciagola unitevi il mondo deve sapere che l'amore non deve più l'amore possedere fermate i simulacri uccelli notturni uccelli diurni un uccello non appartiene a un altro uccello la donna non appartiene all'uomo né l'uomo alla donna cucù gridate a squarciagola e dite mescolate le uova cambiate nido fuori la testa dalla sabbia struzzi dite quel che avete da dire l'uomo gli uomini non hanno l'aria di voler smettere di soffrire e io sono uno di loro gli uomini non hanno l'aria di voler smettere di far soffrire ma che cos'ha dunque nel corpo tutta questa gente...
Nel fondo tutto ciò che racconto uccelli che non mi sentite è per passare il tempo per nascondermi un po' e l'uomo continua vicino al suo armadio silenzioso lancia ridicoli appelli grida aiuto senza parlare ha pensato uccello s'aggrappa agli uccelli se avesse pensato sedia supplicherebbe i mobili tocca gli oggetti li accarezza la scatola dei fiammiferi il portacenere perde la bussola perde la testa la sofferenza è pronta sta per annegarlo... si è fatta molto bella per venire a cercarlo ha la faccia della giovinezza e piccolissimi piedi e anche lei soffre si lamenta... ed è un lamento vero ma è stato imparato e c'è qualcosa che zoppica in quel lamento l'uomo si aggrappa ai mobili la sofferenza si attacca a lui e ride immediatamente subito l'uomo per farla tacere cerca di farla soffrire...
Non voglio dimenticarti, amore, né accendere altre poesie: ecco, lucciola arguta, dal risguardo dolce, la poesia ti domanda e bastava una inutile carezza a capovolgere il mondo. La strega segreta che ci ha guardato ha carpito la nudità del terrore, quella che prende tutti gli amanti raccolti dentro un'ascia di ricordi.