Ascolta... ragazza sperduta in quest'infinito. È notte. Ogni cosa intorno è spenta e tace. Nel silenzio dolcissimo altre sensazioni di un mondo totalmente sconosciuto ma intrinseco con i nostri giovani spiriti, vivono con suoni e colori in dimensioni parallele e niente è ciò che sembra. Attimo fugace, come un fiore che sbocciando muore, in questa notte t'amo per non amarti più. Noi due siamo come fantasmi nella notte, anime vaganti in cerca d'amore, muovendoci insieme, in trasparenza, candidamente invisibili, ci avviciniamo piano per non aver paura nell'oscurità. Noi due fantasmi nella notte, solitari astri dispersi nel grande firmamento lassù, senza tempo e senza storia, rapiti dall'oblio misteriosamente avvolti dalle tenebre, angeli di questa giovinezza. Magicamente lontani dal flusso impetuoso della multanime esistenza, noi due non avvertiamo più il battito sconfinato dell'infinito come orrenda solitudine e mistero interminabile. La realtà ci appare come un susseguirsi di fantasmi vuoti e meccanici, ed ogni residuo di tristezza si smarrisce del tutto o vibra remoto in un placamento soave. Ragazza sconosciuta, sei bella tra le ombre, sei più bianca della luna, il tuo viso brilla come una candela. Lascia questa mia mano che hai stretto così fugacemente questa notte. Alle prime luci dell'alba le nostre strade si divideranno per non ritrovarsi mai più. Abbiamo acceso un fuoco in noi che il vento della vita che fugge spegnerà presto. Non dimenticarmi ovunque sarai, io non ti dimenticherò ovunque sarò anche se resteremo per sempre fantasmi nella notte.
Non temere, oh Musa! Usi e giorni completamente nuovi ti vengono incontro, ti circondano. Candidamente ammetto che questa razza è strana, molto strana, di nuova foggia. Eppure è sempre l'antica umana razza, la stessa, dentro e fuori, facce e cuori gli stessi, gli stessi sono affetti e desideri. Lo stesso antico amore, e la bellezza, e il modo di usarne.
Una pietra, poi un'altra, di rabbia, di paura, di ignoranza. Pietre scagliate senza capire, tanto sangue, senza intervenire, quale sarà la prossima a morire? Una pietra ancora, una speranza persa per una promessa fatta con il cuore e questa folle corsa che ci rende insensibili, mentre laggiù donne piangono e tremano, con il desiderio di essere invisibili. Alla fine sotto tanta polvere, non s'ode più il gemito, solo un corpo inerme, ucciso dall'amore.
Davanti a me, i tuoi occhi profondi e neri, mi aspettavi, nonostante tutti quei no, non troppo convinti. Mi allontanai dalle tue carezze, ma con la luna piena i tuoi occhi brillavano e lasciai morire le mie certezze. Stringendomi sotto quel cielo, tutto divenne favola, mi dovrò svegliare, non ci voglio pensare. Le tue mani sulla mia pelle, con la paura di chi poteva vedere, ancora di più, di più quel desiderio, di una mela proibita, e la voglia di vita. E la luna perse chiarore, sulla nostra sete amore, ci trovò abbracciati su quell'erba umida una tiepida alba, senza parlare, ci allontanammo le mani si stringevano a non volersi lasciare, ma come giustificare quel non tornare, forse colpa di una luna piena, la voglia improvvisa di amare?
Mi hai fatto senza fine questa è la tua volontà. Questo fragile vaso continuamente tu vuoti continuamente lo riempi di vita sempre nuova.
Questo piccolo flauto di canna hai portato per valli e colline attraverso esso hai soffiato melodie eternamente nuove.
Quando mi sfiorano le tue mani immortali questo piccolo cuore si perde in una gioia senza confini e canta melodie ineffabili. Su queste piccole mani scendono i tuoi doni infiniti. Passano le età, e tu continui a versare, e ancora c'è spazio da riempire.
Un giorno cominciò l'inferno in questa casa, chiusa nella mia stanza, ero bambina, non mi sono resa conto, il mio papà aspettavo, in tavola era pronto, cenavo sempre con lui, mi teneva sulle sue ginocchia, mi copriva di baci e forte mi stringeva, il suo piccolo amore mi chiamava. Quella sera da solo strillava, contro mia madre, la picchiava, con le manine strette sulle orecchie, non volevo sentire, tutti quegli urli, volevo nascondermi e sparire. Ho avuto tanta paura, e volarono via tutti quei piatti che mamma aveva posto con cura, non era più lui, maledetto bicchiere, non riconoscevo quella voce, non era lui a strillare. Si accasciò finalmente sul divano e si addormentò. Mamma strinse la mia mano, piangendo mi disse: tutto passa amore vedrai domani, di nuovo è il tuo papà. Ma non si riusciva a controllare, l'aiutai a pulire la cucina ed arrivò mattina. Papà si svegliò, come non fosse successo niente, mi baciò, come faceva sempre ero tranquilla, ma incrociai gli occhi di mia madre ho visto il terrore... mentre si faceva sera.