Ritorneremo ancora in questo mare che ti solleva il mento e un po' la gonna ed aprirai le labbra e le tue mani per raccontarmi dove tieni il sole quando svanisco dentro la tua bocca
E mi dirai nel giorno appena fuori che hai dimenticato i tuoi sospiri i palloncini che mai furono tuoi l'unica materia di settembre e quei silenzi di nuvola smarrita
La vita - la nostra unica storia - inizia dal tuo ieri dal mio sempre quando non mi sapevi e ti aspettavo.
Col nasino schiacciato contro i vetri, ti stavo aspettare, poi tutto si appannava e non riuscivo a guardare. Mi avevi promesso che saresti venuta presto, ed io aspettavo coi i pugni chiusi, un giorno mi dovrai spiegare mai te lo chiesi, perché sono quì e mi hai dovuto lasciare a piangere e a gridare, anche tu piangevi, ma cos'altro potevi fare? Non ero io, della tua vita, la cosa più importante, il tuo grande amore? Me lo ripetevi sempre, stringendomi sul cuore. E non sei più venuta, tra le lacrime mi sono addormentata, come mai, nemmeno una telefonata... Cos'è che ti costringe a starmi lontano, sono cresciuta e purtroppo l'ho capito, dal troppo rossetto che ha macchiato il tuo viso, al sorriso che ormai s'è spento, dalla vergogna che hai nel guardarmi negli occhi dalla paura che hai quando mi tocchi. Mamma, non condanno te, ma questa società che nonostante le tue richieste, non ci ha dato nessuna possibilità.
Oggi noi viviamo in un nuovissimo regno, E l'ordito delle circostanze avviluppa il nostro corpo Bagna il nostro corpo In un alone di gioia. Ciò che talvolta agli uomini d'un tempo capitò d'intuire grazie alla musica Noi lo realizziamo ogni giorno nella realtà pratica. Ciò che per essi era campo dell'inaccessibile e dell'assoluto Per noi è cosa semplicissima e ben nota. Eppure, quegli uomini non li disprezziamo; Noi sappiamo di dover molto ai loro sogni, Sappiamo che non saremmo nulla senza l'ordito di dolore e gioia di cui è fatta la loro storia, Sappiamo che quando attraversavano l'odio e la paura, quando si urtavano nel buio Quando, poco a poco, tracciavano la propria storia In sé recavano la nostra immagine. Noi sappiamo che non sarebbero mai stati né mai avrebbero potuto essere, se nel profondo di sé non avessero nutrito questa speranza, Sappiamo che senza il loro sogno non sarebbero riusciti neppure a esistere.
Lo sguardo perso, davanti all'altare, non vedevo oltre, lo immaginavo già in cielo e di lacrime un velo, c'èra nella mia testa l'ultima telefonata: corri al suo capezzale, papà stà male. Più volte ho visto il suo dolore, ma poi passava, questo peggioramento non s'aspettava, era una quercia vera. Ma un triste autunno smise le sue foglie, non ci fu più primavera, vedevo i suoi colori, erano cambiati, e rimase chiuso ad aspettare che finisse l'inverno ma i suoi occhi rimasero addormentati. Troppa fretta avevo, nel venire a salutarti, convinta che quì ti avrei comunque ritrovato e rimandavo sempre, quello che dovevo dirti, non trovavo un minuto per sentirti. Troppo tardi, forse ora mi sentirai, non ho saputo dirtelo, con questo dolore mi mancano le parole, mi mancano i tuoi abbracci, i sorrisi la sicurezza, la sentivo ad ogni tua carezza papà mio caro puoi avere la certezza tanto ti ho amato, non sono riuscita a dirtelo.
Con te berrò, quest'ultimo calice, sa di fiele, ma non dirò niente, ti starò a guadare, farò come te, che hai saputo fingere, guardandomi negli occhi e farmi male. E stavo ad aspettare, tu mi chiamavi: amore sai faccio tardi, vai pure a dormire, ed io stupida ti stavo a sentire. Ma un giorno, quelle frasi sul telefonino, quei messaggi, al mio topolino... Non ti dico cosa ho pensato, ma mi è bastato per mandati via. Tutta la vita ti ho dedicato, mi rimarrà la rabbia per averti amato.
Caldi colori, di nostalgie passate, foglie ingiallite il cielo piange qualche lacrima d'amore, una leggera brezza, sussurrando fra gli alberi, accarezza. Odor di terra bagnata, odor di mosto, e di quel fiore rimasto.... L'autunno è come una donna che si concede, con i suoi molteplici profumi e le sue braccia protende al cielo, offrendole al vento, che ad ogni sua parola, cede. Tutta si spoglia e bagnati ha i fianchi, carezzate da edere odorose e dalle ultime rose. Stormi di uccelli in volo, rispondono al saluto, disegnando strane forme in cielo, e insieme gridano a tutta la natura coperta da una leggera foschia, come un velo ad un altro anno, alla prossima avventura.
Ti ho amato tanto, tanto che ti dissi a te non ha mai importato tu mi lasci qui, non so dove sei andata, ne perché, mi hai cambiato
Che dura è la vita vivendola senza te... dimmi quanto ti sono mancato, dimmi perché mi manchi tu
Tanto amore sprecato, tanti baci che mi desti e non li sentivi per davvero
Mi hai lasciato il cuore che ormai non mi serve a niente Quasi non posso respirare
Tu fingevi di essere innamorata di me Io non meritavo tanto dolore Questo non si fa a chi ti ama Lo pagherai, tu lo pagherai
Tanto amore sprecato, tanti baci che mi desti e non li sentivi per davvero
Il Principe un'altra volta
Mi lasci qui, non so dove andasti, ne perché Mi hai cambiato
Che dura è la vita, vivendola senza di te! Dimmi quando ti ho deluso, dimmi perché mi hai deluso tu!
Tanto amore sprecato, tanti baci che mi desti e non li sentivi per davvero Mi hai lasciato il cuore che ormai non mi serve a niente Quasi non posso respirare
Tu fingevi di essere innamorata di me Io non meritavo tanto dolore Questo non si fa a chi ti ama Lo pagherai, tu lo pagherai
Tanto amore sprecato, tanti baci che mi desti e non li sentivi per davvero
Tu la pagherai quando ti innamorerai come me e che ti faccia piangere quando consegnerai il cuore e non ti sapranno amare Tu la pagherai.