Se vuoi lasciarmi fallo pure ma in un giorno di pioggia cosi non mi vedrai piangere Se vuoi lasciarmi fallo pure ma in un giorno di vento cosi non mi vedrai tremare Se vuoi lasciarmi fallo pure ma in un giorno d'autunno cosi non mi vedrai morire.
Da dietro lo spioncino della porta ti spiavo, mentre regalavi amore, ora capisco perché la gente per strada ci guardava, senza salutare. Cercavo le tue mani, era paura e solitudine ma tu non ti accorgevi... Mi hai sempre amato a modo tuo, davanti a quello specchio mi parlavi, mentre ti truccavi, ti pettinavi, per un altro incontro. Geloso ti guardavo, ma per il tempo che non mi concedevi, non riuscivo a dirtelo, anch'io avevo bisogno dei tuo baci, non mi bastava quella carezza la sera prima di addormentami. Finalmente cresciuto ho capito ed ho sofferto per farmi diventar grande hai regalato amore, ora so quando mi stringi e piangi, con quegli occhi bassi e lucidi, quanto ti è costato, mamma... ti ho sempre amato, ho perdonato.
Prendila sul serio (la vita) ma sul serio a tal punto che a settant'anni pianterai un olivo non perché resti ai tuoi figli ma perché non crederai alla morte e la vita peserà di più sulla bilancia.
Sempre nella vita c'è un momento per fermarsi a pensare, a quel che ho fatto e cos'altro ho da fare, e guardo il cielo, cercando le risposte, ma ormai ti son cucite come croste. Ho riempito quel famoso paniere, così d'istinto senza troppo soffrire, perché la vita il meglio mi ha voluto offrire. C'è da dire che mi sono accontentata, e la mia strada ho percorso serena, qualche volta mi sono chiesta: e se... ma guardi quel che hai e ti senti appagata. Adesso posso dire di essere stata fortunata, ma forse perché non ho mai chiesto più di tanto, l'importante per me è sentirmi amata, dalle persone che mi stanno accanto, Ora voglio godermi quello che ho realizzato, senza alcuna pena, questo mi fa essere serena.
Urlava attorno a me la via assordante. Lunga, sottile, in lutto, maestoso dolore, alto agitando della gonna il pizzo e l'orlo con fastosa mano, una donna passò agilmente, nobile, con la sua gamba statuaria. Ed io, come un folle, bevevo nel suo occhio - livido cielo nel cui fondo romba l'imminente uragano - la dolcezza affascinante e il piacere che uccide. Un lampo... poi la notte! - O fuggitiva beltà, per il cui sguardo all'improvviso sono rinato, non potrò vederti che nell'eternità? In un altro luogo, ben lontano di qui, e troppo tardi, mai, forse! Perché ignoro dove fuggi, e tu non sai dove io vado, o te che avrei amata, o te che lo sapevi!
Tu vieni dal profondo cielo o sorgi dall'abisso, o Beltà? Versa il tuo sguardo infernale e divino, mescolati, il beneficio e il crimine, e per questo al vino ti potrei rassomigliare. Hai nell'occhio l'aurora ed il tramonto; come una sera tempestosa spandi profumi; ed i tuoi baci sono un filtro, e la tua bocca un'anfora, che fanno coraggioso il fanciullo, l'eroe vile. Sorgi dal nero abisso oppure scendi dalle stelle? Il Demonio, affascinato, come un cane è attaccato alle tue gonne; spargi a caso la gioia ed i disastri, e tutto reggi, e di nulla rispondi. Sopra i morti, o Beltà, di cui ti ridi, cammini. Non è il meno affascinante, l'Orrore, tra le tue gioie; amoroso sopra il tuo ventre orgoglioso danza l'Omicidio, fra i ciondoli il più caro. Vola abbagliata verso te l'effimera, o candela, fiammeggia stride e dice: "Benediciamo questa torcia! " Anela l'innamorato chino sulla bella, e ha l'aria d'un morente che accarezza la sua tomba. O Beltà, che cosa importa, o mostro spaventoso enorme ingenuo, che tu venga dal cielo o dall'inferno, se mi schiude la porta il tuo sorriso ed il tuo piede e l'occhio a un Infinito adorato ed ancora sconosciuto? Di Satana o di Dio, che importa? Angelo o Sirena, che importa se mi rendi, - fata dagli occhi di velluto, ritmo, profumo, luce, unica regina! - questo universo meno ripugnante e questi brevi istanti meno gravi?
Sereno come sempre, solo una smorfia sul viso, nel vuoto guardavi, senza capire, seduto su una sedia con il tuo strano sorriso, avevi dato sfogo alla tua rabbia, e quella donna, dolce che amorevolmente ti assisteva, più non rispondeva. Tutto intorno sangue e disperazione, tu con quel tuo strano sorriso, guardavi senza alcuna emozione. Avevano fatto in tempo a dichiararti pazzo, non avevano ben valutato, ad un certo punto ti sei alzato, ti sei lavato, quel coltello tra le tue mani brillava e lo guardavi ancora, ti sei sentito un Dio, forse, almeno per un'ora.