Ed ora sono così Un piccolo scricciolo, nato tra i vermi, già lì, mi hanno dovuto pregare per uscire, e girare col forcipe per potermi salvare. Ho sempre strillato tanto per farmi sentire, non dormivo che per qualche ora, la mia mamma ha rischiato d'impazzire. Son cresciuta, mica tanto, ora troppo, mi chiamavano torda, come un uccellino, non mangiavo e spesso mi ammalavo. Avevo già due anni quando nacque un bel bambino, paffuto e carino mi han detto: è il fratellino. Quel giorno cominciarono i guai, per la gelosia non mangiavo mai, le manie omicide erano latenti, per quell'esserino che non aveva denti. Han pensato bene di farmi curare, ed ero più che convinta che per me in quella casa non c'era più posto né amore, ed in un collegio son dovuta andare. Il tempo, le cadute, le lacrime, la solitudine ma anche le amorevoli cure delle mie suore mi hanno forgiato il carattere ed il cuore son cresciuta indipendente forte e sicura perché nell'insegnarmi avevano posto molta cura. Non basterà una vita per ringraziare, tutte le persone che parte di loro mi hanno donato per continuare la mia vita così come sono per vivere e amare.
Che il bello e l'incantevole Siano solo un soffio e un brivido, che il magnifico entusiasmante amabile non duri: nube, fiore, bolla di sapone, fuoco d'artificio e riso di bambino, sguardo di donna nel vetro di uno specchio, e tante altre fantastiche cose, che esse appena scoperte svaniscano, solo il tempo di un momento solo un aroma, un respiro di vento, ahimè lo sappiamo con tristezza. E ciò che dura e resta fisso non ci è così intimamente caro: pietra preziosa con gelido fuoco, barra d'oro di pesante splendore; le stelle stesse, innumerabili, se ne stanno lontane e straniere, non somigliano a noi - effimeri-, non raggiungono il fondo dell'anima. No, il bello più profondo e degno dell'amore pare incline a corrompersi, è sempre vicino a morire, e la cosa più bella, le note musicali, che nel nascere già fuggono e trascorrono, sono solo soffi, correnti, fughe circondate d'aliti sommessi di tristezza perché nemmeno quanto dura un battito del cuore si lasciano costringere, tenere; nota dopo nota, appena battuta già svanisce e se ne va.
Così il nostro cuore è consacrato con fraterna fedeltà a tutto ciò che fugge e scorre, alla vita, non a ciò che è saldo e capace di durare. Presto ci stanca ciò che permane, rocce di un mondo di stelle e gioielli, noi anime-bolle-di-vento-e-sapone sospinte in eterno mutare. Spose di un tempo, senza durata, per cui la rugiada su un petalo di rosa, per cui un battito d'ali d'uccello il morire di un gioco di nuvole, scintillio di neve, arcobaleno, farfalla, già volati via, per cui lo squillare di una risata, che nel passare ci sfiora appena, può voler dire festa o portare dolore. Amiamo ciò che ci somiglia, e comprendiamo ciò che il vento ha scritto sulla sabbia.
Vorrei del tempo per cogliere e contare col cuore ancora qualche aurora per ammirare tutte le sfumature del tramonto e sentirne il calore nel cuore.
Vorrei del tempo per rimediare e per meditare. Una gomma per cancellare qualche "fatto" o anche semplicemente solo per chiedere perdono con la speranza di essere perdonata.
Vorrei del tempo per dire a chi amo quanto li amo davvero profondamente. Vorrei poter abbracciare tutti quelli che hanno scritto il loro nome nel mio cuore.
Vorrei avere del tempo per guardare "vendendo" per ascoltare "sentendo", per amare "amando" e trovare pace nell'anima per ogni mio "non fatto" e che i fatti siano stati del " ben fatto".
Vorrei tirando la somma poter guardare indietro con serenità senza che il cuore si schianti e andarmene guardando con un sorriso senza rimpianti tutto quello che è stato.
Vorrei ma, forse la valigia che porto è troppo piena di "vorrei".
Forte un'anta della mia finestra, sbatteva contro il muro, già mi ero addormentata, mi sono alzata e fuori... la tempesta. Notte di vento, di spavento, una preghiera mormoravo, affinché quel disastro fosse cessato. Degli alberi sbattuti, sentivo la voce, di mille anime sentivo una prece, paura di dormire, sotto quel cielo senza una stella e senza luce. La fiamma della candela accesa sul mio comodino, creava strani disegni sul muro, da lontano il pianto di un bambino... Fantasmi affollavano la stanza, mentre dai vetri in lontananza vedevo figure strane, illuminate dai fari di qualche macchina in corsa. Erano forse i miei pensieri, che avevo in quel momento, con la paura di quel forte vento. Stanca di quella notte insonne mi ritrovai a dormire sopra il mio divano, tutto era finito e quel tormento, in un momento passò. Guardai dalla finestra, sopra il finimondo... l'arcobaleno.
La forza della musica Note che scorrono su un pianoforte, dolcemente, arie piacevolmente ascoltate, che vi rifate al canto degli uccelli, ai rumori festosi della natura, a quella foglia che piano, piano, si posa. Una lacrima che lievemente scende, un fuoco che arde lucente, una neve sottile, una pioggia scrosciante, il lamento triste di un amante, il mare in tempesta e la roccia che urla, il gabbiano che strilla, una barca che và. Tante note cantate, tante dimenticate, per fretta la nostra anima ha voglia di sentire tutto quello che fa bene al cuore. Ed il grano in giugno mosso dal vento, le cicale con il loro canto, le formiche laboriose, quelle rondini che volano festose. L'acqua che fresca zampilla e scivola furtiva, goccia a goccia ed al primo sole brilla. Tutto nella natura è musica, che fa sognare, basta saper ascoltare.
Il piacere Mai vicini amore, guardami, siamo di fronte, sfiora il tuo corpo come fosse il mio, cerca di pensare a come mi pensi, a quello che penso io. Quello che voglio è sapere e vedere, stando lontani, le tue mani che vedo scorrere dove mi chiami, dove mi ami, dove grida il piacere, dove il gioco è godere. I tuoi respiri e l'ansimare, senza sfiorarci, senza parlare la luce sola delle candele, siamo noi in quattro e sopra quel muro, le nostre ombre sembrano vere. Questo gioco dolcemente ci trova abbracciati, finalmente vicini, addormentati, piacevolmente sfiniti.
Si avvolge la notte intorno al tuo sorriso nei ricordi... lo porto con me su questa strada
Mi nutro d'asfalto e di emozioni di fari tramutati in stelle, nei pensieri
Distanze di momenti già vissuti lasciati ad essiccar per troppo tempo così ti porto, in ogni luogo... tra sagome di case e di rilievi ai lati della strada ghiaccio e neve
Rallento la mia corsa con prudenza... per non perdere la vita e la speranza d'amarti ancora tanto, in questo tempo.