Avrai l'augurio da ogni amico, ma non farai caso alle loro mani, ne stringerai tante e quanti baci... Tutte le luci della festa si confonderanno In un unico colore nella tua testa, ma nei tuoi occhi il solo viso del tuo amore. Quell'amore che non può sfiorarti, non può baciarti, ma l'unico che vorresti. Lontano, perché non è mio, perché sua non sono, ma dentro l'anima, nel cuore da tanto tempo ci apparteniamo. Passeranno presto tutte queste feste, che ci allontanano, e tutti quei doveri fatti per parvenza... conterai le ore e la sera penserai a me ed io ti penserò, senza te niente mi resta, triste questa lontananza, eppure uniti nei pensieri, oggi più di ieri, mi manchi e questa non è festa...
Io non sono nessuno! E tu chi sei? Nessuno pure tu? Allora siamo in due, ma non lo dire! Potrebbero bandirci, e tu lo sai! Che grande noia, essere qualcuno! Quanto volgare dire il nome tuo Per tutto giugno-come fa la rana- a un pantano che ti ammira.
Dalla strada luci colorate, si accendono e si spengono e danno gioia a questa stanza vuota piena di ricordi. Sola, con la televisione che mi fa compagnia, ho preparato la tavola con cura, l'albero è senza regali, il fuoco acceso nel camino, non mi son lasciata andare, nonostante le delusioni continuo a sperare, con la voglia di ricominciare. Ogni volta dico è l'ultima, che passo qui da sola a pensare, il mio gatto è l'unico mio amico, lo accarezzo, mi vorrebbe consolare. Nella vita ne ho perse di occasioni, ho sempre rimandato e non ho mai pensato che il tempo sarebbe passato. Guardo la neve che scende lieve, tutto è ovattato, dalla strada non sento più i rumori, sono qui da sola, con tutta quella gente fuori...
A quanto pare mia madre non dovrebbe avermi abortito
Vinco le parole al fiato lacero le fibre necessarie sanguino il sanguinabile giro il cannocchiale verso di me non compro nessuna macchina usata da quel tizio la macchina usata ce l'ho già infilo il mare ne vengo sputato cedo la ragione al vento dò forma alla strada con l'ombra del machete dò forma alla mia ombra col gesso conosco il muschio senza fargli conoscere me conosco il bordo del mondo per sentito dire non mi lascio minacciare nel futuro inalo il monte rosa scalcio giro le trottole conservo la soglia del dolore mi presento gli occhi che per poco non ho usato mi concedo, mi assumo, mi spingo, mi apposto, mi bracco mi invito alla festa dirigo l'attenzione con bacchette in ciliegio riconosco il piacere rilascio le spalle non trattengo urla non trattengo nascite non dubito delle stelle non dubito del fatto che mia madre non mi abbia abortito
Non è ancora chiaro se siano finiti del tutto gli anni in cui eravamo distratti.
Non ci accorgevamo che le nostre cellule sfinivano e quelle nuove arrivavano e quelle di nostro padre andavano a male.
Negli ospedali camminavamo dritti verso un letto non giravamo mai lo sguardo in corsia sentivamo le canzoni ci abituavamo alle peggiori le ricantavamo forte per non sentire notizie davvero vere.
Come certi prestigiatori ci infilavamo lastre sottili di ferro a dividere la parte sopra l'ombelico da quella sotto e non diteci che non sapete quale porgevamo alle ragazze? E non diteci che non sapete che la loro richiesta non l'ascoltavamo con precisa distrazione e scelta?
Ai funerali pensavamo ad altro se ci andavamo impegnati a rendere coerente l'epitaffio uno che se l'è cavata.
Fatti di pezzi di uomo messi insieme con pazienza orefice, braccia e orecchie conserte eclissi parziale di occhi. Camminavamo sul filo, con in bocca il cucchiaio, sul cucchiaio l'uovo, sull'uovo il peso del cielo.
Doppia solitudine E passa anche quest'anno, senza averti accanto, proprio in certi momenti le nostre solitudini soffrono insieme e sentono i battiti dei nostri cuori. Le nostre vite son state separate, ma ci siamo ritrovati e amati, era già scritto, era già detto. Bastano i nostri sguardi, sfiorarci la mano per capire che m'ami, che t'amo. Natale per me è un giorno che deve passare, non riesco a pensare che a te e questa lontananza mi fa impazzire, intorno non vedo né luci né colori, non riesco a stare fuori, tutto mi parla di te. Forse la vita un giorno ci farà questo regalo, unirà per sempre noi che siamo doppia solitudine.
Avevo preparato la mia tavola, per un Natale senza te, volevo dimenticare, ed ho acceso una candela per ricominciare. Ormai ero rassegnata, non saresti tornato e sì che per un po' di tempo ci ho sperato. Un suono alla mia porta, non aspettavo nessuno. Ancora tu, quegli occhi che sapevano incantarmi, ormai spenti dalle delusioni, non avevi trovato, quel che avevi lasciato. Seduto a quella sedia, guardavo l'uomo che avevo sempre amato attraverso la luce fioca di quella candela. Ora un fantasma avevo innanzi, giuro, non me l'aspettavo, forse ancora un po' di nostalgia, ma non ti amavo più. Abbiamo passato insieme l'ultimo Natale, senza una parola, al lume di quella candela e ti guardavo svanire a tratti dai miei pensieri, forse troppo tardi e non eri più tu. Sei uscito da quella porta, dalla mia vita, e non ti ho visto più.
Quando l'amore è solo un'intensità di sguardi, tanta dolcezza o semplice carezza, sei tu, l'unica, compagna fedele dei miei lunghi giorni, delle serate vicino al camino, contenta solo di guardarmi e starmi vicino. Per te l'amore non ha limiti, ed i tuoi occhi non riescono a nascondere il tuo immenso per me. Cucciola, piccola, dolce amica, confidente dei miei segreti, un bacio ancora come solo tu sai dare, soffice nel tuo fare. Ora mi chiedi aiuto, sono qui che piango, altro non posso fare, resto a guardare questa malattia che ti consuma, quegli occhi che chiedono e danno, solo lì è rimasta la tua forza, ma ricordati sempre che ti ho amato, tanto quanto tu mi hai adorato. Disperata perché non c'è più tempo, ma il tuo lamento non sento, pur di averti vicino, di avermi vicino, ora forse il tuo dolore passa con le mie carezze, non so quello che pensi, ma sai che nei tuoi occhi sento che mi vuoi.
Non piangere più... A te che sei triste, non piangere più... riprende con l'aurora un giorno nuovo, lascia che il fuoco riscaldi il tuo corpo, e distendi i pensieri nella dolce musica del vento... prati fioriti ti attendono e sopra di te, ogni stella ti racconterà una favola per farti addormentare. Il futuro sarà celeste e ti offrirà sorrisi che il mondo presto conoscerà come dono dell'eternità. No, non piangere più, perché la brillante stella del mattino riempirà il tuo cuore con la luce del Suo immenso Amore.
Babbo Natale Nonna, dov'è la casa di Babbo Natale? Forse in un buco profondo, dall'altra parte del mondo? Nonna e come fa a volare? Non ha paura che dal cielo, le renne con la sua slitta cadano in mare? Nonna come fa a sapere qual è il giocattolo che mi deve portare, e chi lo deve fare? Forse quegli omini che gli sono intorno, quanti giocattoli dovranno costruire, per tutti i bimbi del mondo? Amore mio, stammi a sentire: quando ero bambina, mi bastava la mia mammina, la dolcezza che mi dava, ed il profumo che aveva. Ho chiesto a Babbo Natale Che un dono a lei doveva portare, che mi aveva già fatto il regalo più grande il suo amore. Anche tu bambino mio, capirai che è vero quello che ti dico, il tuo regalo già l'hai ricevuto, sei nato fortunato, tra le braccia della tua mamma puoi dormire, tanti bambini non lo possono fare, chiedi una mamma anche per loro a Babbo Natale.