Preda mai sarò, sventrata, dilaniata, né spargerai il mio sangue, son pantera, cacciatrice e fiera, confusa nella notte, nera, quì dovrai passare, e ti ghermirò succhiandoti il cuore. Giochero col tuo corpo ancor caldo e ti sbranerò, leccando le ferite. Ti sentirò guaire, mi pregherai di finire, ma ancora ed ancora mi sazierai, finché morte avrai.
Il mio cuore gitano si risveglia, la voglia di cantare alla mia terra assomiglia, quella terra che mi ha dato vita, dove dovrò tornare, per ritrovare l'anima ed il cuore. Sono stata lontana, non per colpa mia, mi farò perdonare, ritroverò la mia gente, la sua malinconia, la sua allegria e quella vena di follia. Andrò a vrdere il mare, passione infinita, ne ascolterò la voce, che mi chiamerà. Sentirò le carezze calde del sole sopra la mia pelle, ti racconterò una storia, quella della mia vita intensamente vissuta. Mentre le chitarre intorno mi riempiranno il cuore di melanconia gli prometterò che se vuole cantare e restare in questa terra, lo farò contento perché è quì che mi chiama sempre amore.
Siamo figli di un'unica Madre, che il Signore si scelse per Lui, è Lei che ci ama talmente, ogni volta la mano ci tende, senza chiedere in cambio mai niente. È Lei che ci guida al mattino, e ci segue per tutta la vita, per breve o per lunga che sia. Di conforto nei giorni più bui, ci rinfranca quando siamo ormai stanchi, è speranza nel grande dolore, ci dà forza con l'amore nel cuore. La preghiera in cambio ci chiede, per suo Figlio che ha tanto sofferto. Ti preghiamo o Madre Divina, di raccoglierci sotto il tuo manto, nonostante una vita di pianto, di dolori e di tanti peccati. Ti invochiamo in ginocchio ai tuoi piedi, che tu Madre per noi tutti interceda, presso il Padre che grazia conceda.
Quanto male ho nel cuore, penso di andare via i ricordi son tanti e rimango a pensare, ma la colpa è anche mia. Non ci siamo capiti ora soffriamo in due, ma tornare umiliati non è cosa per noi. Come è brutto l'orgoglio che separa l'amore, basta un po' di coraggio per poi chiedere scusa. Ma le bocche serrate, quando dentro di noi c'è quel cuore che grida, vuole dirtelo ancora che amerà solo te. Quanto tempo perduto nel lasciarsi e cercarsi ed accorgersi ora, non c'è tempo per noi. La vita corre e non assapora questo amore trattenuto, da un orgoglio malato. Dai, abbracciami ancora...
Salirò quelle scale, con il cuore in gola, per vederti ancora. Sarà l'ultima volta L'ho giurato ma mi manca il fiato. La porta è aperta, mi vieni incontro stringendomi, non riesco a parlare, non mi fai respirare. L'avevo giurato, solo un giorno ancora, ti avrei concesso. Ma sciolti i capelli, cade l'ultimo velo e la vergogna, le promesse non son più le stesse.
Quale soddisfazione avrai: morte regina sarai, ma di un corpo distrutto e dovrai fartene una ragione. Non starò a sentirti, ti starò a guardare, porta pure via i miei resti, ti allontanerai imprecando, perché tutta non mi potrai avere, sarai regina del niente e regalerò il mio cuore, sarò ancora viva. Io rinascerò.
Ormai passeggio con te soltanto nelle infinite praterie dell'anima. Per questo mi tradisce una lacrima di gioia anche solo se ti sfioro in un abbraccio formale.
Non riuscivo a sostenere il tuo sguardo, eppure sorridevi, con in viso quella macchina infernale che ti permetteva di respirare. A me mancava l'aria, mentre ti stavo a guardare, mancavano le parole, ma tu con lo sguardo fiero mi davi forza. Ma quella lacrima doveva scendere, non la potevo controllare ed allora abbassavo lo sguardo per non farmi vedere. Mi sentivo d'un tratto impotente, e mi rendevo conto che contro il destino avverso che non si mostra non si può niente ogni sforzo è perso. Ma tu hai resistito, con una fede incredibile fino alla fine, pregando e sperando. Andando via, hai stretto le mie mani: ci vediamo domani...
La Dea dimentica il proprio sorriso, ogni astro cessa di brillare, ogni uomo consuma il proprio nome, la proprie idea. Il cielo così Balbetta le sue parole, cinguettando paesaggi oscuri, maree marziane.