C'è un limite estremo, invalicato, di cui ho paura, non amo l'avventura ed il rendermi conto, sarà mia cura. A tutti l'accesso è negato, ma io andrò fino in fondo anche se non autorizzato, non ho molta premura, perché mi han detto che chi è andato non è più tornato. Un giorno purtroppo, dovrò andare, tardi spero ma sarà poi vero?
Intorno a me il silenzio rotto a tratti dallo scoppiettio del fuoco la mente vaga lontano affiorano vecchi ricordi un cielo rosso al tramonto un volo d'uccelli il calar della sera e poi... Il buio, il buio della notte e ancora il cielo piccole nuvole dalle sembianze umane che frettolosamente mutano il vento gioca con loro le divide, le spazza via per far risplendere il sole quel sole che scalda la terra il mio cuore abbagliando i miei occhi occhi tristi ma sulla bocca un sorriso un sorriso di speranza per la mia vita.
L'amore non si può piegare con fruste né domare né chiuderlo in gabbia, non si può frenare. L'amore è libertà di fare, anelito del cuore, che grida il suo volere, suo desiderio è amare. Avrà ali possenti e sarà un'aquila che prede va a ghermire, scalerà montagne e coglierà quel fiore, dipende dove và a posare, ma comunque e sempre sarà lui a scegliere dove vuole andare.
Vorrei ancora e ancora, trovarti seduto sotto l'albero di ciliegio, a quel vecchio tavolino col tuo cappello ed il bicchier di vino. Mi aspettavi sempre nonno: amore è per te dimmi dov'è, e mi mostravi i pugni chiusi, è qui o qua? È per chi lo troverà. L'imbroglio era palese, ma ancora ingenua con le manine tese indicavo; era sempre giusto, in quel dolce dono ci provavo gusto. Nonno adorato quanti sogni a metà abbiamo lasciato, tutti i miei perché che ancora devo chiedere quante le storie lasciate a metà, e di tutto quell'amore cosa ne sarà?
L'Italia è ancora come la lasciai, ancora polvere sulle strade, ancora truffe al forestiero, si presenti come vuole. Onestà tedesca ovunque cercherai invano, c'è vita e animazione qui, ma non ordine e disciplina; ognuno pensa per sé, è vano, dell'altro diffida, e i capi dello stato, pure loro, pensano solo per sé. Bello è il paese! Ma Faustina, ahimè, più non ritrovo. Non è più questa l'Italia che lasciai con dolore.
Incidente di percorso, di un amore poi rubato, non voluto, capitato, ma purtroppo ci sei stato. Per la mano ti han portato, privo della tua ragione, né coscienza, né opinione, sei plagiato, sei annullato, dalla sua mente bacata, da quel padre che padrone ti ha ridotto ad un coglione. Sei convinto che sia giusto e ti perdi la tua vita, i pensieri e i sentimenti. Ti indirizza col suo modo ignorante e assai maldestro, non diventerai mai grande, te ne accorgerai ben presto. Non hai tempo per pensare, non voluto capitato sei costretto a lavorare, ed il tuo farti valere, per riemergere dal fango, ti fa giù precipitare. Non hai tempo per pensare, non voluto, capitato da uno sbaglio tu sei nato, non ti accorgi che sei stato quello che a tua madre manca. Sei morboso attaccamento, sei lo sbaglio di un momento, non voluto, capitato. E con questi insegnamenti ti è sembrato poi normale quello che dovevi fare. Una giovine stuprare, prima fatta ubriacare e poi lì, stavi a guardare che la sua preoccupazione gli cresceva col pancione. Ma tu non te ne fregavi, proprio quello che volevi. Lo sapevi che ancor piccola, non capiva che rischiava, incidente di percorso? O voluto e programmato? Si! Lo hai ben premeditato, ma il bambino che ora è nato benvoluto è tanto amato, non ci siamo comportati come ha fatto la tua nonna che ha cacciato la tua mamma appellandola a puttana! Ho accettato come un dono questa figlia e il suo fardello e con tutta la famiglia, ho cresciuto il pargoletto, grazie a Dio è assai perfetto. Spero solo non si rovini con la tua mente bacata da cotanti insegnamenti, perché imbroglio ormai evidente di programmator maldestro a tressette il matrimonio e quel che è stato, te lo sei più che giocato. Tutto ormai è stato risolto, questo peso se lo è tolto. E ricorda che chi prende con l'inganno, e infedeltà poco o niente mai otterrà. Per me anche tu ora sei incidente di percorso, ti ho studiato e per me non sei più niente, perché mal ho giudicato, quando in casa ti ho accettato, meno male che sei andato.
Saprò trovare le giuste parole per dirti che è finita, non vorrei in fondo farti male ma questa è la mia vita e devo andare. Non ti sei mai chiesto se per seguire il tuo cuore quello che io sentivo, era giusto e ti aspettavo amore, ma più non resto. Niente mi potrà fermare, neanche le tue giustificazioni certo, non potrò smettere di amare e continuerò a chiedermi le ragioni ma non voglio più spiegazioni. Ero il tuo cagnolino, da tenere in casa e scodinzolare scaldavo il tuo cuscino e facevo finta di dormire... Ti prego, non tornare.
Sono stufo del lirismo compassato, del lirismo inappuntabile, del lirismo funzionario pubblico con registro di presenze, orario d'ufficio protocollo ed espressioni di stima per il direttore. Sono stufo del lirismo che s'arresta per verificare sul dizionario il carattere vernacolo d'un vocabolo. Abbasso i puristi, tutte le parole soprattutto i barbarismi universali, tutte le costruzioni soprattutto le sintassi d'eccezione, tutti i ritmi soprattutto gli innumerabili. Sono stufo del lirismo sdolcinato, politico, rachitico, sifilitico. Di ogni lirismo che capitola dinanzi a qualche cosa che gli sia estranea. Del resto non è lirismo, sarà contabilità tabella di coseni segretario galante dell'amante esemplare, con cento modelli di lettere e i diversi modi di piacere alle donne, etc Voglio piuttosto il lirismo dei folli, il lirismo degli ubriachi, il lirismo difficile e pungente degli ubriachi, il lirismo dei clown di Shakespeare. Non voglio più saperne del lirismo che non è liberazione.