Se un giorno il tuo cuore si ferma, se qualcosa smette di bruciare per le tue vene, se la voce dalla bocca ti esce senza divenire parola, se le tue mani si scordano di volare e s'addormentano,
Matilde, amore, lascia le tue labbra socchiuse perché quel tuo ultimo bacio deve durare con me, deve restare immobile per sempre sulla tua bocca perché così accompagni anche me nella mia morte.
Morirò baciando la tua folle bocca fredda, abbracciando il grappolo perduto del tuo corpo, e cercando la luce dei tuoi occhi serrati.
E così, quando la terra riceverà il nostro abbraccio andremo confusi in una sola morte a vivere per sempre l'eternità di un bacio.
Taci. Su le soglie del bosco non odo parole che dici umane; ma odo parole più nuove che parlano gocciole e foglie lontane.
Ascolta. Piove dalle nuvole sparse. Piove su le tamerici salmastre ed arse, piove sui pini scagliosi ed irti, piove su i mirti divini, su le ginestre fulgenti di fiori accolti, su i ginepri folti di coccole aulenti, piove su i nostri volti silvani, piove su le nostre mani ignude, su i nostri vestimenti leggeri, su i freschi pensieri che l'anima schiude
novella, su la favola bella che ieri t'illuse, che oggi m'illude, o Ermione.
Odi? La pioggia cade su la solitaria verdura con un crepitio che dura e varia nell'aria secondo le fronde più rade, men rade.
Ascolta. Risponde al pianto il canto delle cicale che il pianto australe non impaura, né il ciel cinerino.
E il pino ha un suono, e il mirto altro suono, e il ginepro altro ancora, stromenti diversi sotto innumerevoli dita.
E immersi noi siam nello spirito silvestre, d'arborea vita viventi; e il tuo volto ebro è molle di pioggia come una foglia, e le tue chiome auliscono come le chiare ginestre, o creatura terrestre che hai nome Ermione.
Ascolta, Ascolta. L'accordo delle aeree cicale a poco a poco più sordo si fa sotto il pianto che cresce; ma un canto vi si mesce più roco che di laggiù sale, dall'umida ombra remota.
Più sordo e più fioco s'allenta, si spegne. Sola una nota ancor trema, si spegne, risorge, trema, si spegne. Non s'ode voce del mare. Or s'ode su tutta la fronda crosciare l'argentea pioggia che monda, il croscio che varia secondo la fronda più folta, men folta.
Ascolta. La figlia dell'aria è muta: ma la figlia del limo lontana, la rana, canta nell'ombra più fonda, chi sa dove, chi sa dove! E piove su le tue ciglia, Ermione.
Piove su le tue ciglia nere sì che par tu pianga ma di piacere; non bianca ma quasi fatta virente, par da scorza tu esca. E tutta la vita è in noi fresca aulente, il cuor nel petto è come pesca intatta, tra le palpebre gli occhi son come polle tra l'erbe, i denti negli alveoli son come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta, or congiunti or disciolti (e il verde vigor rude ci allaccia i malleoli c'intrica i ginocchi) chi sa dove, chi sa dove! E piove su i nostri volti silvani, piove su le nostre mani ignude, su i nostri vestimenti leggeri, su i freschi pensieri che l'anima schiude novella, su la favola bella che ieri m'illuse, che oggi t'illude, o Ermione.
Ti basterebbe un soffio Per incresparmi la pelle più del tempo, mutilare gli abbracci ridestare le ferite assopite sulla schiena dall'ultima volta in cui ho confuso il tuo nome col mio - erano ali quelle che hai strappato col vestito -. Piaghe gonfie dalla necessità di nasconderle vulcani nervosi e al centro della terra - dove niente dorme mai davvero - solo tu.
Colpito in un occhio colpito nel cervello colpito nel culo colpito come un fiore che sta danzando
Meravigliandomi per come la morte vinca senza fatica meravigliandomi per come si presti fede a stupide forme di vita
Meravigliandomi per come il riso venga soffocato meravigliandomi per come il vizio sia così una costante
Devo in fretta dichiarare una mia guerra alla loro guerra devo aggrapparmi al mio ultimo pezzo di suolo devo proteggere il piccolo spazio che mi sono ritagliato e che mi ha permesso di vivere
La mia vita non la loro morte la mia morte non la loro morte...
Ogni uomo deve capire che tutto può sparire molto in fretta: il gatto, la donna, il lavoro, la ruota davanti, il letto, le pareti, la stanza; tutte le nostre necessità amore compreso, poggiano su fondamenta di sabbia - e ogni causa determinata, per sconnessa che sia: la morte di un ragazzo a Hong Kong o una tormenta a Omaha... può essere la tua rovina. Tutte le tue stoviglie che si spaccano sul pavimento della cucina, la tua ragazza entra e tu sei là, ubriaco, in mezzo alla stanza e lei domanda: mio Dio, cosa succede? E tu rispondi: non so, non so...
Quando Dio creò l'amore non ci ha aiutato molto quando Dio creò i cani non ha aiutato molto i cani quando Dio creò le piante fu una cosa nella norma quando Dio creò l'odio ci ha dato una normale cosa utile quando Dio creò Me creò Me quando Dio creò la scimmia stava dormendo quando creò la giraffa era ubriaco quando creò i narcotici era su di giri e quando creò il suicidio era a terra
Quando creò te distesa a letto sapeva cosa stava facendo era ubriaco e su di giri e creò le montagne e il mare e il fuoco allo stesso tempo
Ha fatto qualche errore ma quando creò te distesa a letto fece tutto il Suo Sacro Universo.
Se ne stava tranquillo come un giorno di Natale. Seduto per terra fumava fumava e faceva grandi anelli di fumo.
"Ecco i cerchi, i grandi cerchi della vita. Qui dentro vivono le mie storie. Io le vendo, signori, anche per un sorriso"
Era un venditore di storie come ce ne sono tanti. Aveva i capelli lunghi, molto lunghi, ed anche la barba era lunga. Non piangeva ma soprattutto non rideva. Non aveva voglia di ridere, guardava solo il volto e poi gli occhi dei passanti.
"Sono un venditore di storie, diceva, chi le vuole? Non abbiate paura di me, non faccio del male a nessuno io. Sono un uomo, non sono la vostra coscienza e nemmeno vostro padre. Io vendo storie, storie vere s'intende, ma anche possibili. Ne ho per tutti i gusti, posso farle su misura perché conosco il segreto dei vostri desideri. So come siete fatti e quello che pensate. Conosco le vostre donne quando sono femmine. Conosco le vostre paure quando perdete una battaglia od una guerra. Io vendo vita, signori, non fumo come i quotidiani che leggete".
Il venditore di storie s'era chinato come se soffrisse, prese a tossire e a ridacchiare e si accendeva una sigaretta dopo l'altra. Sputava ora a destra ora a sinistra ed anche al centro della strada nonostante la gente avesse cominciato a pressarlo. Si leccava due grosse piaghe sui polsi, le vene del collo sembravano corde e gli occhi due ferite.
"Guardatemi, queste sono ferite che non fanno male. Sono ferite d'amore che voi non potete conoscere poiché non potreste sopportarle e morireste. Ma non racconterò questa storia perché è la mia e il prezzo che chiederei non potreste pagarlo. Vorrei raccontare invece di chi seduce le vostre mogli, di chi modifica il cervello degli uomini sulla terra, di chi distrugge i vostri figli penetrando le loro menti per renderle qualunquiste e mai appagate. Le mie storie, signori vivono l'aria di queste vostre città malate, l'aria d'impossibili felicità che vi giocate al gioco della fortuna ogni giorno perché sempre volete qualcosa di più. Quanto tempo sprecato in piazza in 100 in 1000 in 10000 perché soffrite l'aria dei vostri vuoti dei silenzi rappresi del vostro essere niente in queste città che avete reso insane dove muoio ogni giorno come uomo ridotto ad unità produttiva senza più anima e senza più significato. È troppo alto il prezzo del coraggio per fare come me che ho abbandonato tutto per venire a morire qui tra voi per raccontare le storie che dovrebbero farvi tremare la mente e il cuore".
Le sue parole erano divenute gelide come l'inverno e sembrava aspettare un cenno. D'improvviso cacciò un urlo e s'accasciò al suolo. Aveva sulla bocca una piega amara e sul volto una maschera di sangue e fango. Tutti fuggirono, solo un bimbo con una pietosa mano piena di speranza accarezzò i suoi lunghi capelli e restò accanto al venditore di storie steso agonizzante insanguinato come un vitello colpito quasi certamente ad una tempia da un sasso al centro d'una piazza di una grande città in un giorno d'inverno dell'anno che più vi piace.