Brividi di freddo percorrono la mia anima nessun mantello di stelle o sciarpe di comete potranno riscaldarla. È il gelo che accompagna lentamente lo spegnersi dell'amore. Stentano a comporsi le parole, la fonte è secca e inaridita, scorrono le mie dita su di un'arpa che non suona. Nessuna melodia può crearsi se manca la magia che un tuo sorriso svela. Cala come un velo la nebbia e mesta accompagna, come ombra, parole che stridono sull'alluminio e incidono i fragili cuori di vetro lastre ormai finite in mille pezzi. Nessuno troverà la colla per rimettere insieme quei piccoli cristalli. Nessun pittore darà colore a quella tela, nessun tenore troverà l'acuto per imprimere un brivido nell'anima. Forse solo chi sa pazientare potrà ricollegare i fili persi, passi smarriti in labirinti di sassi o in deserti desolanti inariditi, e come semi, germogli in oasi sperdute, ritrovare le tracce dell'amore.
Riccioli neri tremano, emozionati occhi incerti, quasi imbarazzati, scioglie il ghiaccio una melodia dolce canzone estratta dalla poesia. Percorsi anche se brevi, ma agitati interrogativi, dubbi un poco celati spariscono pian piano lungo la via comprendi che lì nasce la magia. Parole che intrigano le loro menti sguardi accesi che bucano le lenti occhi castani caldi ed emozionati incrociano occhi azzurri delicati, i cuori spalancano grandi recinti vi entrano emozioni e sentimenti. La vita in un mondo di frenesia improvvisamente ritrova sintonia. Metafore pronunciate senza enfasi e mani che si sfiorano trasmettono fluidi e fini vibrazioni che arrivano dritte al cuore, retine ormai in estasi. Riccioli neri e biondi si intrecciano labbra che si sfiorano e si cercano occhi complici e languide carezze si amalgamano in baci e tenerezze profumo di mare nella notte stellata sigilla, infine, questa magica serata.
Stanotte ti ho sognato ed eri brivido. Stanotte ti ho sognato ed eri gioia. Stanotte ti ho sognato ed eri realtà. Stanotte ti ho sognato ed eri calore. Allora ho spezzato le corde e tutti i dubbi ed ho ritrovato l'anima che temevo di avere perso.
Dolcemente un alito di vento mi porta il profumo fragrante del tuo ricordo. Sensazioni conosciute riemergono da caverne di silenzi e da foschie di indifferenza e come spighe bionde ormai mature attendono di essere mietute. Aggrappato ai germogli della vita come un campo di grano giallo mi appare il mio passato, un alito di vento mi porta il tuo profumo e quel raccolto rimieterà.
Mi piace immaginarti mentre cammini libera all'aperto nella campagna quando il canto degli uccelli ti accompagna a raccogliere radicchi ed erbe selvatiche. È bello sentire le tue mani scompigliare i miei capelli mentre la brezza mi avvolge nel profumato abbraccio d'aria della primavera. Mi piace sentirti viva piena di energia solare lucertola nel tiepido calore ferma, immobile ad assorbire il mio sguardo pieno d'amore.
Piccola cometa che navighi veloce nello spazio infinito dei miei sogni, mare di fantasie, di ricordi delicati e mi dai la serenità. Illumini il percorso senza rimpianti, cerchi vita nel presente ma ti muovi verso l'orizzonte della libertà. Rifuggi le gabbie di certezze rivelate ti muovi spedita nella realtà, lasci una scia luminosa di cose amate, vissute, profumi di speranza l'avvenire perché sei concreta ma al tempo stesso sei corsara dei miei sogni. E vi scorrazzi dentro e mi rapisci mi affascini di lune e di stelle splendenti e poi ghermisci in notti buie la luce di un percorso che finisce. Nel mare della tranquillità, l'albero maestro della vita ritrova il vento per la vela, riparte la cometa del mio cuore, chissà dove mi porterà.
"È una notte fatta per la nostalgia", disse lui. Sentivo che qualcosa mi mancava, un'eco di notti che dobbiamo avere condiviso in vicoli diversi, una casa lontana
a cui la pioggia lo fece ritornare, o le nuvole, o quella luce particolare che viene dopo la pioggia. Avevo nostalgia di parole, le ultime parole di una poesia che leggevo sul treno.
Oggi è mancata la luce. Ho acceso tre candele, mangiato agnello e letto a lume di candela. La bellezza di tutto ciò era troppo solitaria e così mi sono coricata.
Poi ha piovuto. Buio alla luce del giorno. Sono rimasta a letto finché non ho sentito uno scatto e delle voci. Quando la luce è tornata è stato come un gioco di prestigio-
eccole là le creature animate della mia vita che avevo ritenuto oggetti inanimati. Ed io ero quella evocata dal loro sogno di un pianeta oscuro.
Sì. Detta così l'ispirazione: la mia libera fantasia s'appiglia sempre a quei luoghi dov'è umiliazione, dov'è sporcizia e tenebra e indigenza. Laggiù, laggiù, con più umiltà, più in basso, - di là si scorge meglio un altro mondo... Hai mai visto i bambini a Parigi o sul ponte i poveri d'inverno? Dischiudi gli occhi, schiudili al più presto sul fittissimo orrore della vita, prima che un grande nubifragio spazzi tutto quello che c'è nella tua patria, - lascia maturare il giusto sdegno, prepara al lavoro le braccia... E se non puoi, fa sì che in te si accumuli e divampi il fastidio e la mestizia... Ma di questo vivere mendace cancella l'untuoso rossetto e, come talpa timida, nasconditi sotto terra alla luce ed impietrisci, tutta la vita odiando con ferocia e tenendo in dispregio questo mondo, e, anche se tu non veda l'avvenire, dicendo no alle cose del presente!
Quando mi immergo nel mare percepisco oltre l'orizzonte l'infinito, ma quando seduto in mezzo alla spiaggia tra pezzi di vetro e arbusti seccati o altri residui gettati chissà da quali mondi lontani io penso, mi immergo nel mio triste destino.
Senza accorgermene ho compiuto il giro di me stesso. Ho iniziato il racconto ma inavvertitamente sono arrivato alla fine ad illustrarmi, a nascondere nell'angolo del quadro la mia immagine. Con l'ultimo cabotaggio si conclude questa passione geometrica o forse solamente si arriva a prospettare la descrizione di un punto da infiniti altri punti.