Mi affascina quel suo sguardo vivo pieno di voglia di fare insieme cose condivise o ancora da confrontare. Mi affascina quel suo muoversi con grazia, la classe e il gusto nel vestirsi, l'essere giovane pur con capi classici. Mi scopro ad osservarla in silenzio mi gusto e mi godo la sua bellezza, ma lei è incapace di farsi ammirare. Nessun pittore potrebbe dipingerla non sta mai ferma, solo le carezze armoniose o le coccole la quietano. Lascia che trasmetta sul tuo corpo il fluido d'amore, lascia che avvolga in una patina di miele la tua pelle. Trasferisci come a una pila il calore assorbito dalle tue mani, cavi d'amore che mi avvolgono come un mantello. Ricaricati d'energia e di desiderio io non ne ho bisogno ti bramo come uno spicchio rosso di melograno... staccato dal suo ramo.
Chissà se incontrerò Ancora quegli occhi pieni di desideri volare come rondini libere e scorrazzare intriganti nel cielo del mio amore. Chissà se ancora rivedrò il tuo viso contrarsi nel crescere dei piaceri note di un pentagramma che lente si compongono in musica divina. Chissà se sentirò ancora le tue grida liberatrici esplodere nella stanza e le tue mani sul mio corpo coccole che rigenerano dolori e pelli che si fondono di odori. Già... chissà!
Dicono che lo sciacallo e la talpa bevano allo stesso ruscello dove viene a bere il leone.
E dicono che l'aquila e l'avvoltoio infilino il becco nella stessa carcassa, e stanno in pace l'uno con l'altro, davanti alla cosa morta.
O amore, che con la tua regale mano hai imbrigliato i miei desideri, e hai elevato la mia fame e la mia sete a dignità di orgoglio, non permettere che il forte e il durevole in me mangino il pane e bevano il vino che tentano il mio io più debole. Lasciami piuttosto morire di fame, e consenti che il mio cuore bruci dalla sete e lasciami morire e avvizzirmi, prima che io stenda la mano verso una coppa che tu non abbia riempito o una ciotola che tu non abbia benedetto.
Paura! Di chi ho paura? Non della Morte - perché chi è Costei? Il Portiere della casa di mio Padre Allo stesso modo m'intimidisce! Della Vita? Sarebbe strano ch'io temessi una cosa Che è parte integrante di me In una o due esistenze - A seconda del caso -
Della Risurrezione? Ha l'Est Paura di affidare al Mattino La sua fronte schizzinosa? Tanto varrebbe ricusare la mia Corona.
Vieni dal cielo profondo o esci dall'abisso, Bellezza? Il tuo sguardo, divino e infernale, dispensa alla rinfusa il sollievo e il crimine, ed in questo puoi essere paragonata al vino.
Racchiudi nel tuo occhio il tramonto e l'aurora; profumi l'aria come una sera tempestosa; i tuoi baci sono un filtro e la tua bocca un'anfora che fanno vile l'eroe e il bimbo coraggioso.
Esci dal nero baratro o discendi dagli astri? Il Destino irretito segue la tua gonna come un cane; semini a caso gioia e disastri, e governi ogni cosa e di nulla rispondi.
Cammini sui cadaveri, o Bellezza, schernendoli, dei tuoi gioielli l'Orrore non è il meno attraente, l'Assassinio, in mezzo ai tuoi più cari ciondoli sul tuo ventre orgoglioso danza amorosamente.
Verso di te, candela, la falena abbagliata crepita e arde dicendo: Benedetta la fiamma! L'innamorato ansante piegato sull'amata pare un moribondo che accarezza la tomba.
Che tu venga dal cielo o dall'inferno, che importa, Bellezza! Mostro enorme, spaventoso, ingenuo! Se i tuoi occhi, il sorriso, il piede m'aprono la porta di un Infinito che amo e che non ho mai conosciuto?
Da Satana o da Dio, che importa? Angelo o Sirena, tu ci rendi -fata dagli occhi di velluto, ritmo, profumo, luce, mia unica regina! L'universo meno odioso, meno pesante il minuto?
Città, Troni e Potenze stanno nell'Occhio del Tempo, quasi come i fiori, che muoiono ogni giorno. Ma, come spuntano germogli nuovi per allietare nuovi uomini, così, dalla Terra esausta e spoglia, risorgono le città.
Nonè vile la mia anima Non trema nella tempestosa sfera del mondo Vedo risplendere la gloria celeste Risplende così la mia fede armandomi contro ogni paura.
Per te in orazione, io sono senza oblio, qui fra ginestre il tramonto è di seta, oscuro treno ti portò lontano. Le foglie tessono reti d'ombre, e sàcculi.
Il figlio
L'acqua del mare è il mio cammino, e tu non mi senti, io errante tremo. Sarà rosso il paese sulle tegole, e molli le balze d'erba - il rivo geme?
La madre
Qui gentile gallo canta per te, fra poco bianca capigliatura avranno le stelle. Mori e cristiani raccolgono timo; molto confusa è la tua voce per me.
Il figlio
Mi langue l'occhio, madre, e a me sopra il mare ruota senza allegrezza. La mia mano è fronda tra alghe - vizza, la Fenice non rinasce.
La madre
Allungo le dita per cercarti, figlio, ma ti sento in mezzo a ritorte radici. Nella terra dalle pietre rosse, sai, va il carretto: tu fosti per me giglio.
Il figlio
Suonano pesci sul mio corpo, madre, scintilla mi fu la mente che in alto si dissolse nel boreale vento. Attorno non ho rugiada in selva; qui è abisso.
Ti sento qui con me nella pioggia fine che mi bagna. Ti sento qui con me nel polline fastidioso della primavera. Ti sento qui con me nelle parole scritte documentario di una vita d'amore. Ti sento qui con me trapunta che mi avvolge nei silenzi freddi della solitudine. Ti sento qui con me come lega fusa di quei nostri sospiri d'infinito.