Poesie d'Autore


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)
Stato era in campo, e inteso avea di quella
rotta crudel che dianzi ebbe re Carlo:
cercò vestigio d'Angelica bella,
né potuto avea ancora ritrovarlo.
Questa è dunque la trista e ria novella
che d'amorosa doglia fa penarlo,
affligger, lamentare, e dir parole
che di pietà potrian fermare il sole.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)
    Appresso ove il sol cade, per suo amore
    venuto era dal capo d'Oriente;
    che seppe in India con suo gran dolore,
    come ella Orlando sequitò in Ponente:
    poi seppe in Francia che l'imperatore
    sequestrata l'avea da l'altra gente,
    per darla all'un de' duo che contra il Moro
    più quel giorno aiutasse i Gigli d'oro.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)
      Sia Vile agli altri, e da quel solo amata
      a cui di sé fece sì larga copia.
      Ah, Fortuna crudel, Fortuna ingrata!
      trionfan gli altri, e ne moro io d'inopia.
      Dunque esser può che non mi sia più grata?
      dunque io posso lasciar mia vita propia?
      Ah più tosto oggi manchino i dì miei,
      ch'io viva più, s'amar non debbo lei! -
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        in Poesie (Poesie d'Autore)
        La verginella è simile alla rosa,
        ch'in bel giardin su la nativa spina
        mentre sola e sicura si riposa,
        né gregge né pastor se le avvicina;
        l'aura soave e l'alba rugiadosa,
        l'acqua, la terra al suo favor s'inchina:
        gioveni vaghi e donne inamorate
        amano averne e seni e tempie ornate.
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          Scritta da: Silvana Stremiz
          in Poesie (Poesie d'Autore)
          Pensier (dicea) che 'l cor m'agghiacci ed ardi,
          e causi il duol che sempre il rode e lima,
          che debbo far, poi ch'io son giunto tardi,
          e ch'altri a corre il frutto è andato prima?
          a pena avuto io n'ho parole e sguardi,
          ed altri n'ha tutta la spoglia opima.
          Se non ne tocca a me frutto né fiore,
          perché affligger per lei mi vuo' più il core?
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            Scritta da: Silvana Stremiz
            in Poesie (Poesie d'Autore)
            Pensoso più d'un'ora a capo basso
            stette, Signore, il cavallier dolente;
            poi cominciò con suono afflitto e lasso
            a lamentarsi sì soavemente,
            ch'avrebbe di pietà spezzato un sasso,
            una tigre crudel fatta clemente.
            Sospirante piangea, tal ch'un ruscello
            parean le guance, e 'l petto un Mongibello.
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              Scritta da: Silvana Stremiz
              in Poesie (Poesie d'Autore)
              All'apparir che fece all'improvviso
              de l'acqua l'ombra, ogni pelo arricciossi,
              e scolorossi al Saracino il viso;
              la voce, ch'era per uscir, fermossi.
              Udendo poi da l'Argalia, ch'ucciso
              quivi avea già (che l'Argalia nomossi)
              la rotta fede così improverarse,
              di scorno e d'ira dentro e di fuor arse.
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                Scritta da: Silvana Stremiz
                in Poesie (Poesie d'Autore)
                Ma se desir pur hai d'un elmo fino,
                trovane un altro, ed abbil con più onore;
                un tal ne porta Orlando paladino,
                un tal Rinaldo, e forse anco migliore:
                l'un fu d'Almonte, e l'altro di Mambrino:
                acquista un di quei dui col tuo valore;
                e questo, ch'hai già di lasciarmi detto,
                farai bene a lasciarmi con effetto. -
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                  Scritta da: Silvana Stremiz
                  in Poesie (Poesie d'Autore)
                  Oh gran bontà de' cavallieri antiqui!
                  Eran rivali, eran di fé diversi,
                  e si sentian degli aspri colpi iniqui
                  per tutta la persona anco dolersi;
                  e pur per selve oscure e calli obliqui
                  insieme van senza sospetto aversi.
                  Da quattro sproni il destrier punto arriva
                  ove una strada in due si dipartiva.
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