Ho buttato il mio verbo come Iddio (l'amore fa di questi prepotenti e nuovissimi doni) ed ho creato proprio col soffio identico iniziale con cui Dio ha fatto l'uomo. Solo che l'uomo che da me ho gettato non è guasto di terra ma portato da un suo nuovo magnifico splendore. Come sei tu, mio vero, vigoroso tanto che mi attanagli nella pelle con fortissime unghie e mi rilasci a misurare dopo nel silenzio tutta la mia disfatta di poeta.
Vorrei essere te, così violenta così aspra d'amore, così accesa di vene di bellezza e così castigata.
Vorrei essere te: sola è piovuta una splendida frase musicale dalle mani di Dio quando protese dentro l'abbraccio della creazione spaventava ogni nulla e il cammino degli esseri incalzava.
Lungo il tempo infinito della Grecia quando concesso era il paradiso alle fanciulle in tèpidi giardini e le vestali avevano corolle sempre accese nel grembo, tu vivevi di già poi che veduta t'ho nel sonno e vagante, sconcertata urgevi già alle porte dell'amore senza averne risposta. Ira conclusa musica folle inetta alle fatiche della Grecia gaudente e pur ben salda dentro la luce enorme che ti tiene. Sempre, Violetta, il tempo ti oscurava dentro quella mordente nostalgia di cose pure, nate dal pensiero purificate al vivo nel dolore... E sempre sola, come una puledra di sceltissima razza, pascolando riluttante le biade degli umani ardi d'amore come un giglio chiuso.
E la bellezza non potrà cessare io non potrò dividere superbe grazie di tempo dalla confluente armonia della vita né i germogli cesseranno di crescere dal ceppo della mia aspettazione. Benedetta alba di luce, ti ritrovo eguale inadulta e perciò sempre ignara della morte e tanto più grata alla fonte prima del concetto!
E non sarà ch'io incida sulla pietra sacra del cuore il segno del sospetto mortale, né mi inarchi di supina trasparenza sul male, né decada di somiglianza impura con la vita: io voglio e saprò essere dissimile, nella mia conoscenza ad ogni cosa e il tutto condurrò gradatamente alla risoluzione della sfera.
Ah, orme gigantesche d'ogni intatta visione, non seguitemi tramando il mio crollo violento; la mia sola traccia è di bene e il tempo del mio sguardo è impassibilità di stella fissa.
Lasciami alle mie notti ed ai miei benefici di peccato, lasciami nell'errore se decantarmi è compito di Dio! So che mi assolverai delle mie pene: ma ora lasciami umana col cuore róso dalla mia paura. Quando sarò bassorilievo al tempo della Tua eternità, non avrò fronti contro cui capovolgere la faccia.
Tu insegui le mie forme, segui tu la giustezza del mio corpo e non mai la bellezza di cui vado superba. Sono animale all'infelice coppia prona su un letto misero d'assalti, sono la carezzevole rovina dei fecondi sussulti alle tue mani, sono il vuoto cresciuto sino all'altezza esatta del piacere ma con mille tramonti alle mie spalle: quante volte, amor mio, tu mi disdegni.
Rivedo le tue lettere d'amore illuminata, adesso, dal distacco; senza quasi rancore... L'illusione era forte a sostenerci; ci reggevamo entrambi negli abbracci pregando che durassero gli intenti, ci promettemmo il "sempre" degli amanti, certi nei nostri spiriti d'Iddii... ... E hai potuto lasciarmi, e hai potuto intuire un'altra luce che seguitasse dopo le mie spalle! Mi hai suscitato dalle scarse origini con richiami di musica divina, mi hai resa divergenza di dolore, spazio per la tua vita di ricerca per abitarmi il tempo di un errore... ... E mi hai lasciato solo le tue lettere onde ne ribevessi la mia assenza!
Di nuovo chiede la mia bocca lieta d'essere benedetta dal tuo bacio, voglio tenere le tue care dita, ripiegarle per gioco tra le mie, il mio sguardo assetato al tuo appagare, nei tuoi capelli sprofondare il viso, con membra sempre vigili e fedeli, rispondere allo slancio delle tue, rinnovare con fiamma sempre nuove la tua bellezza mille e mille volte, finché beati e grati entrambi al fato, abiteremo sopra ogni dolore, finché il giorno e la notte, il presente e il passato accoglieremo con fraterno amore, finché al di sopra di ogni agire umano trasfigurati vagheremo in pace.