Un bacio alla rugiada e sulle guance un rossore invade i pensieri, perché a null'altro penso se non alla dolcezza del calore donato da colui che non è sogno, ma condivide con me gli attimi del tempo. E il mio sguardo s'abbassa, si posa e riposa e le braccia abbracciate son ali sul leggero alito di vita.
E si agita e ribolle, sferza, fischia e rugge, vuole alzarsi fino alle stelle, Fino alle altezze incrollabili... È forse l'Ade? Una forza infernale sotto la ribollente caldaia ha forse acceso il fuoco della geenna, e ha stravolto l'abisso rovesciandolo dal profondo?
All'urto delle onde infuriate, incessantemente la massa del mare con mugghiare, fischi, sibili e urla batte contro lo scoglio della riva. Ma, pacifico e altero, non scosso dai capricci delle onde, immobile, immutabile, contemporaneo alla creazione del mondo, tu stai nostro gigante!
E irritate dalla battaglia come ad un assalto fatale, di nuovo urlando si gettano le onde contro il tuo enorme massiccio. Ma contro la pietra immutabile s'è affranto l'assalto tempestoso; Sprizza l'onda sconfitta e si scioglie in sporca schiuma senza forza il suo impeto...
E tu stai fermo, possente scoglio! Attendi solo un'ora, poi un'altra, E si stancherà l'onda rimbombante di combattere contro il tuo tallone... Stanca del malvagio sollazzo, di nuovo divenuta umile, senza urla, senza più lotta sotto il tuo tallone di gigante di nuovo l'onda si placherà...
Mare insondabile! Le cui onde sono anni, Oceano del tempo, le cui acque di profonda pena sono salmastre per il sale delle lacrime degli umani. Tu diluvio inarginabile, che nel tuo flusso e riflusso cingi i limiti di ciò che è mortale e nauseato di prede eppure gridi per una ancora e vomiti i tuoi relitti sulla sponda inospitale, infido nella bonaccia, e terribile nella tempesta chi metterà gemme su di te Mare insondabile?
Camminavo sulla sabbia. Bassa marea. E giù, oltre, la curva, scrissi un verso sulla sabbia. E in quel verso scrissi quel che la mia mente pensava e ciò che la mia anima desiderava. E quando la marea fu alta, ritornai, ancora, su quel lido, e di ciò che avevo scritto nulla trovai. trovai solo i segni del bastone di uno che aveva lì camminato da cieco
Antico, sono ubriacato dalla voce ch'esce dalle tue bocche quando si schiudono come verdi campane e si ributtano indietro e si disciolgono. La casa delle mie estati lontane, t'era accanto, lo sai, là nel paese dove il sole cuoce e annuvolano l'aria le zanzare. Come allora oggi in tua presenza impietro, mare, ma non più degno mi credo del solenne ammonimento del tuo respiro. Tu m'hai detto primo che il piccino fermento del mio cuore non era che un momento del tuo; che mi era in fondo la tua legge rischiosa: esser vasto e diverso e insieme fisso: e svuotarmi così d'ogni lordura come tu fai che sbatti sulle sponde tra sugheri alghe asterie le inutili macerie del tuo abisso.
Ondeggia, Oceano nella tua cupa e azzurra immensità. A migliaia le navi ti percorrono invano; L'uomo traccia sulla terra i confini, apportatori di sventure, Ma il suo potere ha termine sulle coste, Sulla distesa marina I naufragi sono tutti opera tua, è l'uomo da te vinto, Simile ad una goccia di pioggia, S'inabissa con un gorgoglio lamentoso, Senza tomba, senza bara, senza rintocco funebre, ignoto. Sui tuoi lidi sorsero imperi, contesi da tutti a te solo indifferenti Che cosa resta di Assiria, Grecia, Roma, Cartagine? Bagnavi le loro terre quando erano libere e potenti. Poi vennero parecchi tiranni stranieri, La loro rovina ridusse i regni in deserti; Non così avvenne, per te, immortale e mutevole solo nel gioco selvaggio delle onde; Il tempo non lascia traccia sulla tua fronte azzurra. Come ti ha visto l'alba della Creazione, così continui a essere mosso dal vento. E io ti ho amato, Oceano, e la gioia dei miei svaghi giovanili, era di farmi trasportare dalle onde come la tua schiuma; fin da ragazzo mi sbizzarrivo con i tuoi flutti, una vera delizia per me. E se il mare freddo faceva paura agli altri, a me dava gioia, Perché ero come un figlio suo, E mi fidavo delle sue onde, lontane e vicine, E giuravo sul suo nome, come ora...
Che puro gioco di lampi sottili consuma ogni diamante d'impalpabile schiuma, e quanta pace che sia nata sembra; quando sopra l'abisso un sole posa, opere schiette d'una causa eterna, scintilla il tempo e il sogno è conoscenza.
Uomo libero, tu amerai sempre il mare! Il mare è il tuo specchio; contempli la tua anima Nello svolgersi infinito della sua onda, E il tuo spirito non è un abisso meno amaro. Ti piace tuffarti nel seno della tua immagine; L'accarezzi con gli occhi e con le braccia e il tuo cuore Si distrae a volte dal suo battito Al rumore di questa distesa indomita e selvaggia. Siete entrambi tenebrosi e discreti: Uomo, nulla ha mai sondato il fondo dei tuoi abissi, O mare, nulla conosce le tue intime ricchezze Tanto siete gelosi di conservare i vostri segreti! E tuttavia ecco che da innumerevoli secoli Vi combattete senza pietà né rimorsi, Talmente amate la carneficina e la morte, O eterni rivali, o fratelli implacabili!