Barche alla deriva, le vedo dalla riva di un mare abbandonato che ti lascia senza fiato. Eppur non ho scordato i cantici dell'onde del verde tra le fronde, riflessi tra le rocce. Li sento goccia a gocce impalpabili e più veri i sogni e i desideri. Se visti dalla riva, come barche alla deriva, li sento già approdati e dal tempo mai mutati. Adesso non lo temo, di prendere quel remo per raggiungere la meta che leggera come seta avvolge il mio destino.
Iridi folli, di luce e poesia, mi guardano dentro scoprendo la via di teneri giochi e di sogni passati. Scolpiti nel petto, non paion l'oggetto del tempo corrente, ma di un'insistente corsa nel vuoto che trema, che freme, che senza catene, inchioda al momento e allora le sento che non le controlli le iridi folli.
Muto chiarore, di sogni nel sole. Muti momenti, ove anche il colore del nero stellato, può esser svelato da un gesto d'amore, che tinge e dipinge di muto splendore.
Parole arroccate, tra pendici e vallate, su labbra socchiuse e pensieri sognanti. Non ho più parole né vocali volanti, che tagliano il suono di un richiamo perduto. Ma voci ascoltate, ancora inzuppate di cuore e perdono, non sono che il dono di stille profuse, su labbra socchiuse.
Li senti se sali sugli alti pensieri, i battiti d'ali, degli angeli veri. Frementi, sottili, leggeri, gentili, ti sfiorano a pelle, ma il vento ribelle li spinge lontano per giorni, per anni dal genere umano. Se tendi la mano, ritornino in te e poi va da se quel battito d'ali e allora riprendi e piano risali.
la fine degli occhi l'inizio del mare, non so individuare. È fuso, conforme, disciolto, uniforme il vedere assoluto voluto dal cuore. Negli occhi il chiarore e il profuso tepore di momenti d'amore. La fine degli occhi: l'inizio di te.
Ode all'amore: nulla possiedo se non la tua assenza. La sento insistente e se tu fossi presente non sarebbe lo stesso; non ti avrei per possesso ma per fugace realtà. Innalzo per ore ode all'amore, che segna l'ardore del mio tempo migliore, di luce e calore sentiti col cuore. Ode all'amore per tutte le stanze, non son rimembranze, ma soffi di vento che toccano il fondo e spalancano piano finestre sul mondo.
Ricordi fioriti, ricordi appassiti, ricordi sbiaditi, ricordi svaniti, ricordi infiniti, ricordi smarriti, ricordi trovati, ricordi sbagliati, ricordi di ieri, tra i miei pensieri: bucano il sogno. Scrivo perché di un ricordo ho bisogno: del ricordo di te.
Nuvole ferme incorniciano il giorno: vicino è il ritorno di rondini scure, vicino il tepore vestito di sole, vicino il germoglio e il fiore vermiglio. Quel vento lo voglio, lo cerco e lo aspetto e poi nel cassetto lo vorrei conservare.
Soffio di vento sull'argine del Po, come un lamento lo conosco e lo so che trascina i pensieri, scompiglia la mente e ragioni non sente. Non fa che rapire i fantasmi vaganti del nostro sentire. Nuvole bianche veleggiano stanche sul ponte di barche: il cielo è assetato di luce e colore ma solo rami secchi abbiamo sul cuore. Bruciano piano i fantasmi vaganti, ma scaldano ancora, dal vento infiammati e mai più scordati.