Scritta da: Oriella Beretta
in Poesie (Poesie generazionali)
Lascio cadere nel vuoto
stelle ormai spente
che la luna
non è più capace
di riaccendere.
Composta venerdì 31 marzo 2017
Lascio cadere nel vuoto
stelle ormai spente
che la luna
non è più capace
di riaccendere.
Eran d'oro i suoi capelli
la camicia immacolata
sulla gonna ormai stracciata.
Posa il resto della spesa
si sistema quel grembiale
e inizia a cucinare.
Un sorriso al piccino
mentre stira il camicino
è già pronta la minestra.
Si nasconde il caldo sole
chiude allora la finestra
ora cuce per il diletto
fino al giungere del sonno.
La vita s'accascia ai piedi dei giovani
e chiede clemenza.
I giovani s'accasciano ai piedi della vita
e chiedono clemenza.
La ciancia è quando taluno
deve sfoggiar il suo mal di
pancia* (fastidio, disappunto)
per goder di un bacio sulla
guancia* (approvazione) da
chi s'è visto in suo favor
spezzar una tal lancia.
Li riconosci dalla puzza,
sono Morti ancor prima di provare vergogna,
di fermarsi a guardare,
emanano un tanfo che impariamo a riconoscere, sovente a evitare.
Morti
da quando le madri li hanno cresciuti e abortiti,
lo schiavo diventa chi si sente fortunato
ad aver un pasto ed un tetto.
Per altri, eroi senza volto invece, era tutto diverso.
Un anima immensa è spesso incastrata nel corpo di un coglione,
e può solo che renderci aridi il pensiero che uomo sia solo un colpo inesploso,
una pura cilecca,
incapace di emanare una luce, la sua.
La vita è una stronza, bella da togliere il fiato, e una sola per tutti.
4 L’inverno non entrerà dentro di noi
3 I ricordi saranno regali
2 Non ci chiederemo niente
1 C’ incontreremo un giorno
Quattro righe per poterti dire
grazie
per avermi invitato a ballare,
la vita è un conto alla rovescia
che non si può fermare .
Il fascismo appartiene al passato
con tutto il male che ha provocato*
(in primis le leggi raziali) e chi,
irridendo lo evoca* (cartelli
stabilimento balneare Chioggia del
"camerata" Scarpa) è perché la
propensione a orientarsi nel suo
tempo è poca, debole e fioca. E
camminar si merita allor come una
foca* (va depotenziato), così
tonnarella tonnarella quando
dall'acqua* (la storia) è fora* (fuori).
Ero io
che si è vestita di stelle
per illuminarti il cammino
e regalarti cose belle,
che ti ha preso per mano
mentre la notte incuteva timore
e ha allontanato il gelo
grazie al suo immenso amore.
Sono io
che ha donato se stessa
senza chiedere nulla,
e adesso lotta per non affondare
cercando mille motivi per non morire,
sicuramente stanca, triste e disillusa,
ma più forte di prima
e per questo orgogliosa!
Sono io
e questo mi basta
felice di avere tanto amato
anche se in fondo
non è stato apprezzato,
che cammina da sola
grata alla sua forza
e al fiato che ha in gola
ma c'è una cosa
che la vita le ha insegnato:
è mille volte meglio
aver donato.
Mettiamoci al riparo
dal giudizio universale
quel che è fatto costa caro
ed il sipario sale
cavalieri immaginari
vanno per deserti
politici e falsari
musicisti nei concerti
c'è di tutto per la strada
equilibristi e giocolieri
mentre la nebbia si dirada
ed è lontano ieri
immigrati clandestini
affondando nei barconi
incontro ai loro destini
mentre si svuoteranno le prigioni
quella è l'ora della fine
a ciascuno la sua festa
chi si nasconderà nelle cantine
e chi suonerà la tromba in testa.
Piove forte e piano sul giardino
e sull'ontano; un odore di terra
e olezzi d'erbe inonda intorno,
ovunque ci giriamo; si respira
l'aria fresca così ingenerata dal
cader, la tanto agognata pioggia,
sul suolo caliente e riarso, e,
per il sollievo, esultiamo perché
vero non c'è parso. Un breve
intervallo alla calura estiva e provi
il bene quale piacere dia, come
una cosa semplice ma così
possente e viva.