Poesie generazionali


in Poesie (Poesie generazionali)

La nostra morte non è una fine

Questo che io penso,
che la nostra morte non è una fine
finché posano un fiore sulla tomba,
e versano lacrime abbondanti,
ma quando di noi i ricordi
che non tornano più alla mente
a chi amavamo e camminavamo tenendoci stretti,
moriremo veramente,
e ne di là, ne di qua non ci saremo,
non ci saremo mai più.
È unica cosa mi fa star bene
lasciare il mio posto a un nuovo nascituro,
e quando la terra sarà stanca di girare,
e tutto sparirà nello sconosciuto,
lassù, in quell'eterno splendore,
che ora brilla nei nostri occhi.
Composta domenica 26 febbraio 2017
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    Scritta da: Antonio Belsito
    in Poesie (Poesie generazionali)
    Non c'è una regola.
    È tutta una "combriccola",
    un disegnare, con un dito, il cielo,
    un inseguire, con gli occhi, un aquilone,
    un inciampare e conoscere la paura
    per imparare a trovare, poi, il coraggio di rialzarsi.
    E si inizia a capire.
    E si inizia a ragionare.
    E si inizia fino a quando non si vuol più ragionare.
    Non c'è una regola
    per perdersi tra le stelle
    o per ascoltare il mare
    o per stare, soli, con la fronte poggiata alla finestra
    per, poi, aprir le braccia
    e simulare la libertà di un gabbiano.
    No! Non c'è una regola
    per piangere forte (ma forte)
    contro l'amore
    e, quasi nell'immediatezza,
    abbracciarne il favore.
    Inviarsi un "vaffanculo",
    trascinarsi dopo un pugno,
    accasciarsi per una morte,
    "pagare" con la vita.
    Non c'è una regola
    per capire che non ci sono eroi
    (o che non dovrebbero esserci degli eroi)
    ma solo uomini e altri uomini
    che si dicono
    e, poi, si chiamano
    che sia Repubblica
    che sia Stato
    che siano politici
    che siano magistrati
    che siano funzionari
    che siano associazioni
    anche di mafie
    pur di massoneria
    oppure di sport.

    U o m i n i!

    Non c'è una regola
    per guardarsi negli occhi
    - finanche allo specchio
    da soli o in compagnia -
    e sentire l'ebbrezza della vita
    che è solo un attimo.

    Solo un attimo.

    C a x x o.
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      Scritta da: CINELLA MICCIANI
      in Poesie (Poesie generazionali)

      Io sorriderò

      Lotterò
      con tutta la forza
      che c'è in me.
      Ogni giorno
      sarà
      un nuovo giorno.
      Un passo avanti
      verso la meta.
      È una promessa
      una fede
      incrollabile
      una speranza
      sempre viva
      sempre accesa.
      Lotterò
      col sorriso
      più bello
      senza lacrime
      o disperazione.
      Amo la Vita,
      dono unico
      e speciale.
      La terrò
      stretta a me,
      serrata
      nei miei pugni
      immenso
      bene prezioso.
      Lotterò
      sorretta, spronata
      da chi ama me.
      Un cielo azzurro,
      striato d'infinito,
      irradierà l'anima.
      Tutto brillerà.
      Ed io sorriderò.
      Composta martedì 21 febbraio 2017
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        in Poesie (Poesie generazionali)

        Chi dice

        Chi dice che nella vita non si possa volare, non sa che tutti abbiamo un paio d'ali.
        Chi dice che non si possa parlare agli animali, non ha mai scorso nei loro occhi un'anima.
        Chi dice che non si possa essere eternamente bambini, ha solo dimenticato quanto meraviglioso sia esserlo.
        Chi dice che il vero amore non esiste, non ha mai dato ascolto al proprio cuore.
        Chi vive fremendo per l'arrivo del fine settimana, non comprende il valore di assaporare la vita giorno per giorno.
        Chi non è grato alla vita, non saprà mai cos'è l'amore...
        Composta venerdì 2 gennaio 2015
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          Scritta da: yanni
          in Poesie (Poesie generazionali)
          Raccontami un silenzio
          mi mancano le parole
          le cerco
          nel fango
          di mare

          raccontami la luce
          la dissonanza
          il vibrare del cuore
          raccontami
          raccontami
          senza raccontarmi nulla

          raccontami le tue labbra
          morbide
          come la neve
          camuffata
          nel profondo... acqua
          un cappotto
          di sole
          la sabbia di città

          raccontami
          una pezza
          di lacrima
          che scorre
          ridendo
          nella cascata
          d'una brocca
          di vino
          dal profumo
          dei... tuoi seni a... punta... che m'infilzano... l' (a mia) anima

          88

          raccontami le tue mani
          voglio giocare a scacchi d'amore con te

          in cima la vela
          d'un relitto
          che è (mio) ricordo

          ricordami...
          che devo domandarti
          di raccontarmi
          il tuo corpo
          i tuoi capelli
          le tue vesti sfilacciate
          i tuoi guanti senza copridito

          raccontami ancora quel silenzio
          che e il principio
          di tutte le tue
          parole
          come i numeri
          dentro una scatola
          che urtano
          e urtano
          il semaforo rotto

          raccontami di te
          io voglio sapere tutto
          di te
          soprattutto
          i tuoi silenzi
          che mai (mi) finiscono
          che mai... (finiscono)
          di stupirmi
          mentre galleggio
          con una corazza
          89

          da palombaro

          il travestimento
          del mia fragilità
          di calice
          che... drin, drin
          suona
          suona
          suona

          fischio di (trom)... fssssss... fssssss... (ba)
          cucito
          d'alito, impermeabile di baci.
          Composta lunedì 27 febbraio 2017
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            in Poesie (Poesie generazionali)

            Il collezionista

            Fendenti cadono fra cosa e cosa di
            popolare splendore e tu, acerbo, su queste
            cose eserciti, un languido toccare.
            La moneta s'incunea e tu la cerchi, perché ritorni
            a cantar con l'altre cento, ma sono i
            tuoi occhi svolazzanti sul taglio in plexiglas
            a muovere bagliori.
            Hermes, m'ha condotto a te e a te risalgo,
            addensandomi.

            Le cose rispondono contate dentro l'intervento
            riparatore.
            C'è, una crepa nell'ora,
            là,
            là,
            in fondo,
            nel mondo di ceramica.
            Il vetro è quello di Murano!
            Sul pavimento, un lampadario, attende d'essere piantato.
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              Scritta da: Gabriele Bozzi
              in Poesie (Poesie generazionali)

              Luna

              Oh Luna come sei bella quando appari magnificamente alla terra. Ti mostri con tutto il tuo splendore per poi celarti dietro un leggero tappeto di delicate nuvole. Splendente ti specchi nel tenebroso mare, stregando i malinconici cuori. Delicata come una piuma ti rendi protagonista della nera notte, facendo danzare tutti gli astri del ciel attorno al tuo candido volto, svanendo improvvisamente nel chiarore del mattino.
              Composta giovedì 9 febbraio 2017
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