Scritta da: Stefano Medel
in Poesie (Poesie generazionali)
Corsa
Corsa,
corsa contro il tempo,
e poi sperare nel domani,
cosa sarà domani,
forse la paura,
forse il dolore,
domani che sarà domani,
domani.
Composta mercoledì 1 marzo 2017
Corsa,
corsa contro il tempo,
e poi sperare nel domani,
cosa sarà domani,
forse la paura,
forse il dolore,
domani che sarà domani,
domani.
Questo che io penso,
che la nostra morte non è una fine
finché posano un fiore sulla tomba,
e versano lacrime abbondanti,
ma quando di noi i ricordi
che non tornano più alla mente
a chi amavamo e camminavamo tenendoci stretti,
moriremo veramente,
e ne di là, ne di qua non ci saremo,
non ci saremo mai più.
È unica cosa mi fa star bene
lasciare il mio posto a un nuovo nascituro,
e quando la terra sarà stanca di girare,
e tutto sparirà nello sconosciuto,
lassù, in quell'eterno splendore,
che ora brilla nei nostri occhi.
Non c'è una regola.
È tutta una "combriccola",
un disegnare, con un dito, il cielo,
un inseguire, con gli occhi, un aquilone,
un inciampare e conoscere la paura
per imparare a trovare, poi, il coraggio di rialzarsi.
E si inizia a capire.
E si inizia a ragionare.
E si inizia fino a quando non si vuol più ragionare.
Non c'è una regola
per perdersi tra le stelle
o per ascoltare il mare
o per stare, soli, con la fronte poggiata alla finestra
per, poi, aprir le braccia
e simulare la libertà di un gabbiano.
No! Non c'è una regola
per piangere forte (ma forte)
contro l'amore
e, quasi nell'immediatezza,
abbracciarne il favore.
Inviarsi un "vaffanculo",
trascinarsi dopo un pugno,
accasciarsi per una morte,
"pagare" con la vita.
Non c'è una regola
per capire che non ci sono eroi
(o che non dovrebbero esserci degli eroi)
ma solo uomini e altri uomini
che si dicono
e, poi, si chiamano
che sia Repubblica
che sia Stato
che siano politici
che siano magistrati
che siano funzionari
che siano associazioni
anche di mafie
pur di massoneria
oppure di sport.
U o m i n i!
Non c'è una regola
per guardarsi negli occhi
- finanche allo specchio
da soli o in compagnia -
e sentire l'ebbrezza della vita
che è solo un attimo.
Solo un attimo.
C a x x o.
Dolce è questo silenzio
succosi gli istanti del tempo.
Con soffi di miele ambrato
il giorno lento ci saluta
nell'incantesimo notturno.
Note di fantasia
le ali del cuore
che il tempo
trascina
nel silenzio.
Lotterò
con tutta la forza
che c'è in me.
Ogni giorno
sarà
un nuovo giorno.
Un passo avanti
verso la meta.
È una promessa
una fede
incrollabile
una speranza
sempre viva
sempre accesa.
Lotterò
col sorriso
più bello
senza lacrime
o disperazione.
Amo la Vita,
dono unico
e speciale.
La terrò
stretta a me,
serrata
nei miei pugni
immenso
bene prezioso.
Lotterò
sorretta, spronata
da chi ama me.
Un cielo azzurro,
striato d'infinito,
irradierà l'anima.
Tutto brillerà.
Ed io sorriderò.
Chi dice che nella vita non si possa volare, non sa che tutti abbiamo un paio d'ali.
Chi dice che non si possa parlare agli animali, non ha mai scorso nei loro occhi un'anima.
Chi dice che non si possa essere eternamente bambini, ha solo dimenticato quanto meraviglioso sia esserlo.
Chi dice che il vero amore non esiste, non ha mai dato ascolto al proprio cuore.
Chi vive fremendo per l'arrivo del fine settimana, non comprende il valore di assaporare la vita giorno per giorno.
Chi non è grato alla vita, non saprà mai cos'è l'amore...
Raccontami un silenzio
mi mancano le parole
le cerco
nel fango
di mare
raccontami la luce
la dissonanza
il vibrare del cuore
raccontami
raccontami
senza raccontarmi nulla
raccontami le tue labbra
morbide
come la neve
camuffata
nel profondo... acqua
un cappotto
di sole
la sabbia di città
raccontami
una pezza
di lacrima
che scorre
ridendo
nella cascata
d'una brocca
di vino
dal profumo
dei... tuoi seni a... punta... che m'infilzano... l' (a mia) anima
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raccontami le tue mani
voglio giocare a scacchi d'amore con te
in cima la vela
d'un relitto
che è (mio) ricordo
ricordami...
che devo domandarti
di raccontarmi
il tuo corpo
i tuoi capelli
le tue vesti sfilacciate
i tuoi guanti senza copridito
raccontami ancora quel silenzio
che e il principio
di tutte le tue
parole
come i numeri
dentro una scatola
che urtano
e urtano
il semaforo rotto
raccontami di te
io voglio sapere tutto
di te
soprattutto
i tuoi silenzi
che mai (mi) finiscono
che mai... (finiscono)
di stupirmi
mentre galleggio
con una corazza
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da palombaro
il travestimento
del mia fragilità
di calice
che... drin, drin
suona
suona
suona
fischio di (trom)... fssssss... fssssss... (ba)
cucito
d'alito, impermeabile di baci.
Fendenti cadono fra cosa e cosa di
popolare splendore e tu, acerbo, su queste
cose eserciti, un languido toccare.
La moneta s'incunea e tu la cerchi, perché ritorni
a cantar con l'altre cento, ma sono i
tuoi occhi svolazzanti sul taglio in plexiglas
a muovere bagliori.
Hermes, m'ha condotto a te e a te risalgo,
addensandomi.
Le cose rispondono contate dentro l'intervento
riparatore.
C'è, una crepa nell'ora,
là,
là,
in fondo,
nel mondo di ceramica.
Il vetro è quello di Murano!
Sul pavimento, un lampadario, attende d'essere piantato.
Oh Luna come sei bella quando appari magnificamente alla terra. Ti mostri con tutto il tuo splendore per poi celarti dietro un leggero tappeto di delicate nuvole. Splendente ti specchi nel tenebroso mare, stregando i malinconici cuori. Delicata come una piuma ti rendi protagonista della nera notte, facendo danzare tutti gli astri del ciel attorno al tuo candido volto, svanendo improvvisamente nel chiarore del mattino.