Poesie generazionali


in Poesie (Poesie generazionali)

Un accordo stonato

Poche parole non bastano a placare
il dolore che porto nel cuore.
La luce soffusa di una lampada accesa
e questo silenzio nella stanza che pesa.
Ad un tratto nel cuore un sussurro lontano,
cresce, si alza come un vento leggero,
cavalca e si insinua dal cuore al cervello.
E come un'ombra il tuo ricordo
si posa sul volto rigato dal pianto.
Come le corde di un pianoforte,
il mio cuore comincia a vibrare
sotto le note di un triste amore.
Chiudo gli occhi e ti lascio andare.
Un sussulto, un anelito, un impulso improvviso,
scaccio il tuo ricordo e mi asciugo il viso.
Una sinfonia, poi un sonetto,
il tuo volto è già andato e di te altro non mi resta
che un accordo stonato.
Composta giovedì 16 gennaio 2014
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    in Poesie (Poesie generazionali)

    Impressione

    Conosco i tratti del tuo viso a memoria,
    i tuoi occhi, il tuo viso, il tuo sorriso accennato
    il nodo alla cravatta allentato.
    Resto a guardarti in silenzio ma parlo,
    e ti racconto cose di me che non sai
    ti racconto del mio amore, dei miei guai.
    Poi lo stomaco si stringe e piango.
    una lacrima sola, una soltanto.
    Resto a guardarti ancora un secondo
    mi soffermo sul tuo volto e penso
    "forse un giorno, forse col tempo..."
    si accende un sorriso e penso che sbaglio,
    perché tu sei qui anche in questo momento.
    Composta giovedì 16 gennaio 2014
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      Scritta da: Horion Enky
      in Poesie (Poesie generazionali)

      Che ne sai tu di me

      Che ne sai tu di me e di quello che la vita mi dà e mi ha dato?
      Che ne sai di come sto e dei miei sentimenti?
      Del mare d'inverno, della solitudine e delle onde emozionali
      che la mia anima smuove in questa mia vita.
      Come puoi guardare dentro di me e nel mio passato,
      quando non sai capire il presente che vivo?
      Non puoi giudicarmi dall'aspetto, o dai muri di cera
      che ho elevato intorno a me.
      Sai basterebbe solo un po' di calore
      e comprensione per farli sciogliere.
      Guarda al futuro senza volerlo condizionare,
      guarda dentro ai mie occhi e cercaci il bambino,
      nascosto in questo corpo di uomo.
      Solo allora potrai capire, senza pretendere di volere giudicare
      una vita vissuta e spesa a vivere.
      Come vedi gli anni passano
      e noi con gli anni ci modifichiamo, mutiamo
      non restiamo sempre uguali.
      In certi momenti abbiamo bisogno di restare soli con noi stessi,
      per capirci, per guardare dentro di noi,
      liberandoci da quello che ci incatena a vecchie consuetudini
      che abbiamo acquisite nel tempo.
      Quando queste vengono messe in discussione,
      diventano terremoti interiori
      che in un primo momento non sappiamo accettare.
      La consuetudine non ti fa crescere
      molto spesso ti fa arenare su una spiaggia morta dove non
      giunge più l'alta marea e nulla è in grado di disincagliarti.
      Solo se scioglierai questa catena
      e libererai il tuo cuore, saprai capire
      la strada che un uomo vuol percorrere
      lo lascerai vivere e amare.
      Perché amare vuol dire lasciar crescere.
      Horion Enky.
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        Scritta da: Cristina Zabai
        in Poesie (Poesie generazionali)

        verso sud

        Come rondini i miei sogni migrano lontano.
        Portano con sé piccoli ramoscelli
        a costruire un nido in luoghi che non hanno casa.
        Come inesperti navigatori i miei sogni
        attraversano acque profonde e irrequiete
        spinti da venti la cui forza ignoro.
        Ma vanno verso sud,
        al caldo del mio cuore.
        Là dove le rondini trovano nuove stagioni,
        le navi placide acque,
        e io, te.
        Composta martedì 28 agosto 2007
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          Scritta da: Stefano Medel
          in Poesie (Poesie generazionali)

          Per fortuna ci sei tu

          Amore,
          per fortuna ci sei tu,
          e questo mondo,
          mi sembra,
          un po' meno brutto,
          un po' meno schifoso;
          per fortuna ci sei tu,
          e tiro avanti con una speranza,
          tra facce estranee e nemiche;
          tiro avanti, perché ci sei,
          e mi dai forza,
          e mi fai ridere, ancora;
          per fortuna ci sei tu,
          a riempire i miei vuoti,
          la mia tristezza;
          nuvole che vanno via,
          qaundo tu ci sei.
          Composta mercoledì 20 agosto 2014
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            Scritta da: Ettore Grimani
            in Poesie (Poesie generazionali)

            Angeli di Gaza

            Ho visto piangere Dio
            mentre i suoi angeli
            raccoglievano la mia anima confusa e smarrita.
            Non lasciate la mia mano
            è buio, ho freddo.
            Giro giro tondo quanto è bello il mondo,
            poi un sibilo ha violentato il cielo azzurro.
            L'urlo della mia casa giace
            sepolto da macerie che non possono essere consolate
            la polvere oscura il sole
            poi il silenzio del vento.
            Papà, mamma, dove siete?
            I miei piedi danzano tra sconosciute ombre.
            L'aratro si sfalda sulla terra livida
            mentre una pala scava una buca senza fondo.
            Una striscia dove abitare senza identità, dove giocare senza futuro, una striscia dove la strage degli innocenti continua, è una striscia di follia.
            Anche la stella che ha conosciuto l'orrore dell'olocausto
            ha perso la sua purezza.
            L'antica preda si è fatta cacciatore,
            l'agnello il nuovo mietitore.
            Il mare è naufrago.
            Riposano anche i ifiori ed il giardino è senza sentimento,
            spento e violato da questo tormento.
            Il lino che veste il mio corpo
            non è un fresco vestito pieno di colori
            ma un triste sudario che mi avvolge
            e tiene insieme i miei resti.
            Mi nutrivo di amabili carezze
            ora l'orizzonte non ha più domani.
            Gli uomini sono marionette di cartamarcia
            soldatini di piombo senza colpa, ma sicuramente senza amore.
            Vedo piangere Dio
            mentre i suoi angeli
            raccolgono la mia anima smarrita.
            L'aquilone è distrutto al suolo
            e la mia mano immobile
            raccoglie le sue lacrime.
            Composta giovedì 31 luglio 2014
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              Scritta da: Mariella Buscemi
              in Poesie (Poesie generazionali)
              Con te
              comincio dallo straripante senso dell'eterno
              d'un sentire moltitudine
              e l'eco grandiosa
              che in urlo formidabile
              partorisce i suoni delle nostre voci
              ed il fracasso
              di quando
              pelle e pelle s'uniscono
              in schianto e fragore
              e spilli di cielo
              scendono fittamente
              e trapuntano parti di noi
              - crune attraversate da arterie farsi filo -
              e da che dirci divisi,
              adesso,
              farci interi
              e mai più scissi
              ché l'unico strappo è
              la stretta meno ferma.
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