Scritta da: Patrizia Romagnoli
in Poesie (Poesie generazionali)
La luce
La luce aiuta sempre in ogni momento
la voce e una parte di me
pensando sempre vicino a me
ci sei te...
Composta martedì 11 agosto 1998
La luce aiuta sempre in ogni momento
la voce e una parte di me
pensando sempre vicino a me
ci sei te...
È così immobile il mio pensiero
che il cuore mi s'affatica per potergli stare dietro,
fermarsi,
anche lui
e venir meno ai battiti,
atrofizzarsi d'emozioni.
Getto sull'asse del mentre
un sorriso che possa sporcarmi il volto
che stupri questa mia tristezza
come una puttana di basso rango,
s'avrà,
così,
l'esteriorità più finta,
in nome d'una malinconia da proteggere
possessivamente
dentro.
Le voci danzano
quando i richiami sono antichi
ed il tempo è molecola
che compone corpi
come fossero elementi chimici
mischiarsi e fondersi
abbandonare disgiunzioni
legarsi d'argento
nel prezioso Uno
che son io, sei tu
superando tu ed io scissi
ed imbrigliando nuovo nodo.
Diafana
selenica
impalpabile
e
crudele
volge sguardo
come muro
e schiena-latte
come veleno
Amante-mantide
di religioni sinistre
il mio profilo
tempio-sepolcro
finito-infinitesimale
t'alberga.
Tra un pensiero e un battito
del cuor mio ci sei tu
Angelo del mio cuore
che dalla vita in cui vivi mi osservi
con quei dolci occhi
e vedi quanto mi manchi.
Buon onomastico Mamma.
Chiesi alla luna uno specchio di luce
mi sorrise la vita,
ma poi all'improvviso divenne
buio...
apparve la notte
buia, silenziosa,
fredda, e scura.
Ho chiesto a Dio di darmi una mano.
Le parole mi scivolano dalla bocca
pregne più del taciuto
che del detto.
Solcano l'inguine delle passioni mozze
ed il midollo di un coraggio che vien meno
nel viver la vita;
si estroflettono in ciglia umide d'emozione
e le sento trapassarmi il diaframma
con il respiro prestato da una ragione fratturata,
l'istinto di base che urla
come una madre disperata che perde le figlie.
Scappano dalle labbra secche
che si inumidiscono di sillabe tentennanti
e si portano dietro il terriccio
di una fertilità di pensiero
che è stato e, adesso, non v'è più.
Son rimaste le crepe.
Le crepe alle fauci.
Ti chiamerei amore,
quando ho una spina sul petto
che si sente forte,
come te
che sento fortissimo
quando mi pungi l'ultimo senso
proteso al bello,
deciso,
intenso,
completo,
diventarmi doloroso
quando la tua mano mi è sul fianco
ed una contrattura,
presto brivido,
m'attraversa,
disseminando fuochi sparsi
come s'io fossi terra con conche da bruciare.
Ed in te brucio.
Io, brucio.
In cielo le stelle ogni notte sono tante,
miliardi di puntini che senza un senso
ti catturano senza ritorno in un istante.
Una sera di settembre però se ci penso,
non ho avuto bisogno di salire
la mia stella l'ho trovata in questo immenso.
Hai regalato una nuova luce al mio patire,
il vuoto che sentivo sempre se n'era andato,
l'amore mi aveva avvolto nelle sue dolci spire.
Grazie per ogni istante che mi hai regalato,
dal più piccolo al più importante
che non sempre ti ho ricambiato.
Ci provo ora con la cosa che so fare con maestria,
la dedico per sempre a te amore mio questa poesia.
Vivi!
Anche se muori ogni giorno,
prova a rinascere.
Il grembo matrigno della fortuna
ti ridarà al mondo,
e rivivrai da te stesso.