Poesie generazionali


in Poesie (Poesie generazionali)

dopo il diciotto di dicembre

È cosi tanto che non ti vedo,
ma ti riconoscerei
anche fra migliaia di "mille".
E sentirei ancora il tuo profumo di latte,
piccolo cucciolo
cresciuto da solo.
E finalmente
mi potrei commuovere
e far scoppiare le lacrime che ho dentro,
nascoste in questa cassa
fatta di pelle e rughe
che mi fa da corpo.
E mischiarmi alla folla che fa il mondo,
seguirti,
senza più perderti di vista,
sfiorarti la mano,
come per abitudine
come se ci fossi sempre stato.
Composta venerdì 20 dicembre 2013
Vota la poesia: Commenta
    Scritta da: C. Veratelli
    in Poesie (Poesie generazionali)
    Voglio immergermi
    nel silenzio,
    nella quiete
    della vita mia
    sorridere a te che
    che fai parte di me
    anima colorata libera
    di esprimersi
    dipingo la mia pelle
    con i nostri sogni.
    Voglio essere fiore
    nel deserto del
    tuo malumore
    luce nella parte più
    buia del tuo cuore
    noi figli di terra
    senza radici
    perché amati e
    amanti di ogni
    luogo per
    sentirci vivi e felici.
    Vota la poesia: Commenta
      Scritta da: Fragolosa67
      in Poesie (Poesie generazionali)

      Agonia

      Amo il tuo viso stanco
      a volte imbruttito dal male.
      Sei dolce quando mi guardi
      anche se hai dimenticato come trattarmi.

      Amo ciò che eri.

      Cerco nei tuoi lineamenti scarniti
      dal digiuno senza fame
      il magnifico uomo di un tempo.

      Agonia...
      Parole che non hanno senso.
      Occhi rivoltati indietro.
      A tratti ti risvegli dal lungo sonno e
      ti accorgi che ci sono.

      Mi vuoi vicino.
      Non hai smesso di amarmi.
      Non voglio lasciarti.
      Non posso trattenerti.
      Non posso strapparti dal lungo sonno della morte.

      Vorrei fermare il tempo ma, non posso!
      So che sei già in viaggio
      dove non mi è consentito accompagnarti
      ma ci sono.

      Di sicuro il nostro amore vincerà la morte.
      Non temere!
      Nell'attesa di raggiungerti un giorno
      ti troverò negli occhi dei figli.
      Nei loro sorrisi.
      Nelle loro litigate.
      Nella voce e nella forza di tuo figlio.
      Nelle fattezze della tua adorata bimba
      scoprirò la tua dolcezza.

      Buon viaggio amore!
      Non preoccuparti per me, non mi lasci sola.
      Composta mercoledì 2 novembre 2011
      Vota la poesia: Commenta
        in Poesie (Poesie generazionali)

        Diciotto dodici duemila tredici

        Abbi per te
        un giorno nuovo.
        Quel giorno che si riserva ai giusti,
        quel giorno lungo
        da far durare,
        il giorno che sposta un anno.
        Abbi quel giorno
        che ci si sente bene,
        che ci circondano gli auguri
        e i complimenti.
        Quel giorno
        che finisce al chiaro giorno nuovo,
        dell'"altro giorno".
        Quel tuo giorno
        che amo immaginare,
        mentre vago nel nero della mia notte.
        Composta mercoledì 18 dicembre 2013
        Vota la poesia: Commenta
          in Poesie (Poesie generazionali)

          il corridoio affollato

          Lo scrittore inglese
          in camicia scozzese,
          alto in centimetri
          e senso del suo stato
          era entrato in stanza
          mentre stavo parlando,
          esprimendosi a gesti
          anche se
          io capivo l'inglese
          ma non sempre gli inglesi.
          Contestava la musica,
          "troppo alta"
          diceva
          con le mani alle orecchie
          e scuotendo la testa.
          Astensione da idee,
          brutta cosa,
          mi dicevo,
          per un inglese scrittore.
          Mentre finivo il pensiero
          lui aveva già messo
          a tacere i miei Procol.
          Che ferita mi apriva!
          Chiusi gli occhi e pregai
          che quel dio musicale
          non facesse gli sconti,
          non offrisse perdoni,
          a persone così.
          A preghiera conclusa
          riapparsi di nuovo
          sulla strada di sassi
          che divideva le tane.
          Quella strada coperta
          diventata canale
          per l'umana marea
          era lì dal duecento.
          E di nuovo l'inglese
          che svettava su tutti
          con quegli occhi di birra
          stava lì ad aspettarmi,
          voleva notizie
          sul prete di Mamole,
          se avevamo fatto qualcosa per lui.
          Glielo aveva richiesto
          la sua casa reale.
          Ma ero all'oscuro di tutto.
          Detti uno sguardo alla mora al mio fianco,
          lei conosceva la cosa,
          io conoscevo il suo grande seno,
          Non aveva approfondito,
          era appena uscita da una crisi profonda,
          era nato da un minuto neppure
          il suo primo sorriso,
          battezzato Luigi,
          come il figlio del lattaio.
          Io
          lei e la sua pancia
          avevamo trascorso molto tempo a parlare.
          A problema risolto mi guardò con amore.
          Nel carezzarle la testa
          mi resi conto che aveva i capelli spariti
          per metà della testa.
          "sono stati i capelli più indietro
          volevano spazio,
          loro hanno fatto morire i miei ciuffi davanti".
          Ma io sapevo
          che i suoi erano da sempre ciuffi ribelli,
          conosciuti alle forze dell'ordine
          ed ai servizi.
          Ero certo che qui
          si trattava di un caso
          di calvizie di stato.
          Non appena rientrato
          a coprifuoco iniziato
          mi sarei messo a cercare
          sull'elenco di carta
          il numero verde di soccorso rosso
          per denunciare il fatto
          e forse anche l'inglese.
          Ma intanto guardavo di fuori
          di là dalla strada
          Claudio lavava il pavimento
          della sua nuova conquista.
          Mi puntai l'indice alla tempia
          e feci bum,
          ma piano
          per non fare arrabbiare l'inglese di turno
          e non svegliare la mia coscienza.
          Composta mercoledì 18 dicembre 2013
          Vota la poesia: Commenta
            Scritta da: Sonia Abbondante
            in Poesie (Poesie generazionali)

            Il mio eden

            Ho sradicato quest'erbaccia ostile
            la mia aspirazione e recintare
            questo parco di fantastici ornamenti.
            Con delle delizie autentiche, eque
            che mi sappiano comprendere.
            Staccati, erbaccia, dal mio eden
            ho l'esigenza di avere un fiore
            vicino, non puoi intuire la mia
            originalità poiché non esplori
            altri recinti.
            Composta mercoledì 18 dicembre 2013
            Vota la poesia: Commenta
              Scritta da: Sonia Abbondante
              in Poesie (Poesie generazionali)

              La libertà

              Cosa succede in questa società?
              E che non abbiamo la libertà.

              Pieno di pregiudizio e risentimento
              e che viviamo in un mondo spento

              non c'è nessuno che ci illumini la via
              e allora accendiamola con un po' di fantasia.

              Dovrebbero proteggerci e migliorare la società
              e ridarci la libertà.

              Questo sasso potente
              ha ridicolizzato l'ambiente

              e ora non ci rimane che sognare
              che tutto possa cambiare.
              Composta mercoledì 18 dicembre 2013
              Vota la poesia: Commenta
                Scritta da: Sonia Abbondante
                in Poesie (Poesie generazionali)

                A Salvatore

                Quel pupazzo
                al tuo amore durante il tragitto
                ha procurato molto dolore.
                Eri in una gabbia dorata
                con la tua anima
                tormentata, triste
                e sacrificata
                in quel mondo reale
                che tanto
                ti ha fatto penare.
                Ora sei libero
                di amare
                con questa vita
                più ideale.
                C'è un posto vuoto
                nel nostro cuore tutto d'amare
                che solo tu
                puoi colmare.
                Vorrei abbracciare il cielo
                e l'arcobaleno
                e mi rendo conto che ti trovi
                in un luogo più sereno.
                Prima
                il tuo nome era una realtà
                e ora si chiama
                eternità.
                Composta mercoledì 18 dicembre 2013
                Vota la poesia: Commenta
                  Scritta da: C. Veratelli
                  in Poesie (Poesie generazionali)
                  Violenza genera violenza
                  i banchieri generano i rapinatori
                  i governanti rubano ai lavoratori
                  e così che funziona il mondo
                  è uno stupido girotondo
                  io vivo per una vita diversa
                  come la parola amore vive
                  nella solidarietà del saper amare
                  mondo perseguitato
                  ingiustamente incatenato
                  io mi espando e vivo
                  devo solo liberarmi
                  dal tempo che brucia
                  in fretta il nostro fugace
                  momento
                  sarò un naufrago sarò un salvatore
                  sarò un naufragio
                  non smetterò mai di guardare il cielo
                  e il sole
                  non si può vivere a capo chino
                  ora qui ovunque
                  non mi fermare
                  non sto sognando
                  sto vivendo abbraccio l amore
                  la solidarietà la libertà
                  vivo nell anarchia
                  del cuore.
                  Vota la poesia: Commenta