Poesie personali


Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
in Poesie (Poesie personali)
Camminano le ombre dietro l'uomo
inciampando come lui sul selciato
mentre il sole penetra nel duomo
dove Cristo si trova abbandonato.

Luce e ombre compagne d'avventura
s'infiltrano nel cuore di noi passanti
dove si annidano amori e tanti timori
perché nell'aria svolazzano malanni.

Ogni giorno ci chiedono sulla strada
un piccolo aiuto per poter mangiare.
La moneta cadendo nelle povere mani
è rugiada che allegra la loro giornata.

Camminiamo tutti con il capo chino
per non guardare il volto della miseria
che ci ringrazia con i suoi occhi tristi
per uccidere la fame che lo rattrista.
Composta martedì 28 maggio 2019
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    Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
    in Poesie (Poesie personali)
    Una luce tenue nel mattino appena sveglio
    mi saluta allegro con squilli di vari uccelli.
    Volano nel mio giardino passeri e pensieri
    liberi e contenti di giocare allegri nel cielo.

    Non si muove una foglia in questa aurora
    piena di misteri rubati alla notte di aprile
    ricca di messaggi umani e domande divine:
    inizia la settimana della passione di Cristo.

    Chi parte per vacanze marine o montanare
    chi in altri continenti o lontani dalla casa.
    Altri restano per le tante sacre processioni
    vestiti da penitenti o per chiedere perdono.

    È la settimana sacra più bella per i cristiani
    perché solo un Dio fattosi uomo come noi
    poteva scuotere la mente e il cuore umano
    per dare allegria e gioia a noi poveri mortali.
    Composta sabato 13 aprile 2019
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      Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
      in Poesie (Poesie personali)
      Un giorno tranquillo pieno di luce
      inizia questa domenica delle palme
      ricordando il trionfo su un asinello
      del re del mondo in gerusalemme.

      Rami di palme dal color giallo chiaro
      vanno ondulando allegre nel corteo
      dove uomini e donne incappucciati
      pregano e cantano al Dio incarnato.

      È la fine poco umana dell'avventura
      del figlio di Dio nato da una vergine
      che ci ha aperto a noi uomini mortali
      le porte del paradiso chiuse da adamo.

      Processioni, folclore, tamburi e croci
      sono il pio ricordo di persone buone
      che per le strade di una spagna sacra
      ricorda ai credenti la nostra ora di grazia.
      Composta venerdì 19 aprile 2019
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        Scritta da: Alessandro
        in Poesie (Poesie personali)
        Tu, carmela.
        Sei arrivata tra di noi,
        così tenera e dolce,
        con gli occhi pieni di luce,
        nel volto la dolce primavera.
        E fra i capelli dei teneri
        fiorellini gialli,
        che ondeggiati dolcemente
        dal vento
        lasciano nell'intorno
        un intenso profumo...
        adesso che te ne andrai
        questa stanza non avrà
        più luce
        resterà fredda e buia,
        e sul viso una lacrima
        piano piano apparirà.
        Composta giovedì 5 marzo 2020
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          in Poesie (Poesie personali)

          Malincomico

          Una vita da clown.
          Seduto su una goccia di rugiada
          che scivola lenta a filo d'erba
          faccio collezione di attimi
          e li raccolgo in carillon a forma di cuore.

          Arcobaleni in bianco e nero
          collegano sogni a spicchi di cielo.

          Ci siamo quasi, tutto pronto.
          Tempo qualche istante
          e toccherà di nuovo a me.
          Il mio numero tra il domatore di leoni e l'equilibrista.
          E non è un caso. Ho imparato da entrambi.

          L'orchestrina scarta le prime caramelle di note.
          Luci e timidi applausi. Adesso.

          Mesdames et messieurs, voici le clown.
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            in Poesie (Poesie personali)

            La porta

            Non ricordavo chiusa a chiave questa porta.
            In verità non ricordavo nemmeno
            che fosse così impietosamente rovinata dal tempo,
            ora che, immobile come stessi osservando un quadro,
            percorro con gli occhi la sua superficie opaca
            e colgo le sue imperfezioni di stato e colore.

            Quante mani, oltre le mie, toccarono più o meno decise
            quella maniglia d'ottone luccicante e perfetta,
            la stessa che io oggi vedo spenta, silenziosa, ordinaria,
            come una figura lontana che si confonde tra la folla
            in un pomeriggio invernale di pioggia scrosciante.

            Quante volte (tante, per poterle racchiudere in una parola)
            varcai quella soglia, nell'andare o nel venire,
            spesso con convinzione, a volte esitando,
            quasi sempre in modo linearmente scontato,
            portando con me il solo bagaglio dell'essere e sentirmi
            in quell'esatto giorno della vita e del mondo.

            Una porta ormai chiusa a chiave,
            un tempo eroina e testimone di storie senza polvere.

            Vorrei incidere sul tuo legno la parola "grazie"
            ed anche "scusami" per non aver compreso a fondo
            l'importanza e l'irripetibilità di ogni mio singolo passaggio
            ma non lo farò, poiché non basterebbe a pareggiare
            ciò che tu, con misterioso rispetto, hai inciso sul mio cuore.
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              in Poesie (Poesie personali)

              Da lontano

              La forma del vento di montagna,
              l'aroma di una notte d'autunno in collina,
              il colore delle vetrate di un'antica chiesa.

              Le orme irregolari nella sabbia dorata,
              le voci da lontano la domenica mattina,
              i semi di zucca raccolti nel tovagliolo di stoffa.

              Il tuo camminare tra la folla, sui marciapiedi dell'esistenza.
              Riconoscere di te il passo, l'abito, l'essenza.
              Esattamente là, in quel punto infinito
              alla fine dei miei occhi chiusi al resto del mondo.

              Perché l'ultima neve di primavera non si è mai sciolta
              alle calde carezze di questi giorni di sole?
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                Scritta da: Daniela Cesta
                in Poesie (Poesie personali)

                Gli alberi

                Ascolto i sussurri degli alberi
                il loro sonno invernale
                è quasi finito, onde sonore
                appena percettibili,

                sussurri che passano sotto le nuvole
                tra cielo e terra in tutta la foresta
                con angeli invisibili sorridenti
                nel tramonto silenzioso.

                Speranza dell'amore sono gli alberi
                maestosi, potenti, misteriosi
                vogliono raggiungere il cielo azzurro
                per adorare Dio, che li creò,

                sottomessi all'uomo, pilastri verdi della terra
                sono la nostra vita, senza di loro moriremmo tutti,
                sono la poesia di Dio,
                usciti dal suo cuore,

                tra i suoi rami verdi di primavera
                voglio ubriacarmi di ossigeno,
                enzimi energici, vigorosi che donano
                benessere, floridezza al corpo e alla mente

                chi abbraccia un albero in cambio avrà
                la sua possente vitalità, efficienza
                consapevolezza, nel capire che cosa sono
                questi giganti pieni di amore incondizionato.
                Composta mercoledì 4 marzo 2020
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                  Scritta da: Wolf359
                  in Poesie (Poesie personali)

                  La piazza

                  È deserta di gente la piazza
                  affollata dai tanti ricordi
                  che continue folate di vento
                  riportano in vita e presenti
                  attraversano il cuore e la strada.

                  È la piazza deserta
                  che vive che parla che freme
                  che geme al ricordo di tante speranze
                  al pensiero di stelle cadenti
                  di incontri attesi per giorni.

                  Poi distesi - la notte - due amici
                  a guardarle le stelle!
                  A invocarli gli incontri!
                  Sui gradini più in alto
                  a sentirlo pressare sui corpi lo spazio infinito
                  quanto il peso di un soffice velo di ignoto che ricopre il destino.

                  È la piazza deserta
                  che è la stessa di sempre
                  non noi. Ma a quest'ora di notte
                  per un attimo ancora mi piace sentire
                  questo allungo improvviso del vento sull'ombra.
                  Composta giovedì 31 agosto 2017
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