Scritta da: Sir Jo Black
in Poesie (Poesie personali)
Oleoso abbandono
Apri le tende,
fuori cose sanno di nulla.
Oleoso abbandono:
scivola il piede,
e poi l'altro.
Cadi,
gli occhi nel tetto
bianco silenzio.
Composta martedì 3 luglio 2012
Apri le tende,
fuori cose sanno di nulla.
Oleoso abbandono:
scivola il piede,
e poi l'altro.
Cadi,
gli occhi nel tetto
bianco silenzio.
Come un volo di farfalla,
vibra nell'aria il mio cuore,
si accende di colori vivi
attraverso un raggio di sole
li sorride il Paradiso.
Soffia un alito di vento,
le foglie sembrano danzare,
mi soffermo un attimo
chiudo gli occhi e ascolto il silenzio
della mia vita.
Riemergono tracce di un tempo lontano.
Immagini si susseguono,
come fotogrammi in bianco e nero.
Paure ripercorrono la mia vita,
affondo nelle radici del ricordo
ma lo sguardo volge verso l'alto
e vedo la luce dell'amore,
nel presente.
Avevo forse perso qualcosa
avevo, credevo, dimenticato il da farsi
cercavo guardando i passi
frugavo nei miei cassetti
sfogliavo i pensieri ordinati
nuotavo in quelli confusi
osservavo le mani in inutile corsa
e nulla che tornasse
ancora niente che emergesse
un'ansia sgradevole mi soffocava
un'attesa infinita mi incatenava
e ancora niente che tornasse
le parole tutte lì
gli amici, le foto, le armi, le ferite
e le risate, le facce, le poesie e i sorrisi
ma l'ansia scavava
un vuoto che non si colmava
poi tu: mari dove sei
e allora rido sorrido mi calmo e mi rallegro
implode il vuoto si svela il mistero
trovo il da farsi ricordo che dire
le mani ora utili suonano parole
i pensieri si disegnano da soli
la notte si distende e il cuore si allarga
la mente respira e l'anima s'invola.
Oh, dolce amore che ogni giorno più lontano da me sei, lascia che il mio povero cuore provi almeno per un po' quel sentimento così ricercato da tutti, ma che nessuno in fondo riesce a trovare; illumina il mio sguardo ormai perso, e se puoi, fà in modo che ciò duri per sempre.
Vivo ogni giorno sperando che prima o poi mi degnerai della tua grazia, e lascerai che un'anima mi trovi e mi comprenda, ma nel frattempo non ti penti di rendere la mia vita così povera di sentimenti.
Potrò mai, io, semplice creatura terrena, riuscire a scovare nel buio più profondo, che ormai inghiotte la Terra, la mia salvezza?
A volte penso che finirò i miei giorni come tanti, troppi, senza amore né virtù, persa nella mia solitudine, senza un appiglio per la mia umanità.
Ma all'improvviso una luce comprare in un angolo remoto della mia mente: essa esprime la mia voglia repressa di vivere e di sognare, ma soprattutto di amare, dicendomi che non è cosa giusta riservare tutto questo calore solo per me.
Essa indica la differenza tra me e una semplice macchina; io non solo respiro, ma ho dei sentimenti traboccanti che null'altro aspettano che esser chiamati, e pronti, accorreranno da chiunque li abbia cercati.
Io ci sarò
domani e dopo,
fermo allo stesso posto,
a contare le auto che passano,
o le rane immaginate.
A guardare nel vuoto,
oppure il pieno,
con gli occhi che si ribellano
a quel lavoro monotono,
io ci sarò,
domani e dopo,
piantato a terra,
albero vecchio
o palo del telefono,
oppure neanche visto,
urtato,
non scansato.
Ed alla fine del mio tempo
ancora ci sarò,
sdraiato a terra,
albero spezzato.
Quando alla fine dei piaceri della vita,
frutto meschino del tuo rubare
farai i conti con te stessa,
ti accorgerai che il tempo non ti basta per pentirti
e mentre sarai ancora viva
ti sentirai strappare
e tirare in basso,
ricorderai quel Dio
che alla fine ci torna sempre in mente
per prenotarsi un posto nell'aldilà temuto,
io sarò lì a guardare,
anche se non mi vedrai.
Un segno sul collo,
morso d'amore,
e graffi addosso.
Righe rosse e sottili,
firme di amanti
ricordi di momenti,
storie passate.
Mi faccio una doccia
per togliere tutto,
lavare il passato.
Mi asciugo,
righe rosse e sottili
ora stampate
sull'asciugamano d'albergo,
il morso no,
è rimasto addosso a me,
forse era d'odio.
Tu al collo porti una collana,
io al collo porto una catena.
Il tuo corpo indossa abiti di firma,
io porto addosso quattro stracci da mercato.
Il tuo viso ha la cura dei massaggi,
il mio i segni degli schiaffi.
Le tue mani si coprono con guanti in pelle,
le mie mani sono coperte da calli.
I tuoi occhi si illuminano di gioia,
i miei occhi stanno spenti in basso.
Tu siedi nei consigli di amministrazione
io siedo sui gradini della stazione.
Al tuo dito c'è un anello,
al mio dito tutto ciò "che mi son legato al...".
Saremo per forza di fronte
prima o poi,
e non da amici,
il giorno della scesa in piazza.
Ed alla fine,
al collo non avrai più la collana,
ma la mia catena,
avrai ancora i tuoi abiti di firma,
ma solo perché a noi non interessano,
te li lasceremo.
Sarai sdraiato,
ti chiuderanno gli occhi,
mani di prete,
la pietà che non si nega,
che la chiesa non nega.
Avrai ancora gli anelli al dito,
ma se qualcuno te lo taglierà,
il dito,
faremo finta di non vedere,
sapremo che lo fa per rabbia
non perché sia ladro,
del resto tu non soffrirai più,
ammesso che abbia mai sofferto.
Io in un angolo della piazza,
in disparte,
guarderò il mio dito
e finalmente scioglierò
tutti i soprusi che a lui mi ero legato.
Nella valigia di quell'attimo
getto alla rinfusa le forme
che arrivano dalla notte,
pronto a partire
ma non a tornare.
O forse sto già tornando,
e non mi rendo conto.
Tutto arriva ai miei piedi,
come portato dall'acqua di mare.
Cose da guardare,
ma non da portarsi dietro,
la valigia si è richiusa,
è già lì alla porta ad aspettarmi.
La devo accompagnare,
sa lei dove.
Da quando sono nato mi sono sentito diverso,
da quando sono nato mi sono sentito incompreso,
incompreso e diverso:
da me stesso e da tutti.
Ma perché, non lo so!
Prego sempre Dio di essere come tutti,
ma nel profondo della mia anima so che io non sono come tutti,
prego sempre Dio di essere compreso da tutti,
ma nel profondo del mio essere so che io non sono affatto compreso da tutti...
neanche da pochi!
Prego sempre Dio di essere felice come tutti,
ma nel profondo del mio cuore so che non sarò mai felice come tutti,
finché non accetterò il mio destino...
che io non sono come tutti,
ma io sono io,
anche se incompreso e diverso
da tutti!