Poesie personali


Scritta da: Patrizia
in Poesie (Poesie personali)

Amarsi un po'

Amarsi un po' è sfiorare il sogno di un'idea
amarsi un po' e guardare la stessa alba insieme
amarsi un po' è respirare lo stesso respiro
amarsi un po' è il profumo del nostro amore
amarsi un po' è la tua mano nella mia
amarsi un po' è litigare e poi ritrovarsi abbracciati
e poi ancora amarsi.
Composta lunedì 23 maggio 2011
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    Scritta da: Saverio Maro
    in Poesie (Poesie personali)

    Ricordi inutili

    Quanti ricordi inutili,
    dentro la mia testa...
    Costruivamo castelli,
    di mattoni ed illusioni...

    Ma si ha bisogno di fondamenta,
    per non crollare mai,
    e le nostre fondamenta,
    non c'erano e lo sai...

    Le ho cercare e ricercate,
    come un bandito latitante
    ma, ahimè, non le ho trovate,
    forse non ci sono mai state...

    E se bastasse qualche giorno,
    giuro che li sprecherei,
    per dimenticare ciò che è stato,
    prometto che lo farei...

    Nel frattempo stringo i pugni,
    contro al muro li percuoto,
    e urlo straziato dal ricordo
    di illusioni che mi avevano circondato...

    Sì, tu mi hai dimenticato,
    come si fa con le chiavi,
    avevi promesso di non farlo,
    ma alla fine è accaduto...
    Composta mercoledì 6 aprile 2011
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      Scritta da: Saverio Maro
      in Poesie (Poesie personali)

      Il mio quadro è rimasto bianco

      Giallo come il sole che si affaccia la mattina,
      dal blu del cielo sfiorato dalle mie mani,
      che chiedono ancora un po' di forza per continuare.

      Verde come l'erba e come le foglie, accompagnate
      a danzare dal vento che però non ha colore,
      ma si può lo stesso sentire, e amare.

      Nero come il buio che da piccoli ci fa paura,
      ma un piccolo colpo di luce ci può tranquillizzare,
      e farci continuare a sognare senza alcun problema.

      Bianco. Bianco come il foglio che è rimasto di me,
      bianco come tutto quello che adesso mi circonda,
      bianco come la tela, che non riesco a cominciare.

      Forse è solo il timore di sbagliare, rovinare,
      forse si ha paura di non poterlo più aggiustare,
      o forse è solo il timore di vivere.
      Composta lunedì 8 marzo 2010
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        Scritta da: Saverio Maro
        in Poesie (Poesie personali)

        I mostri che abbiamo dentro

        I mostri che abbiamo dentro, quelli più insaziabili,
        ci divorano di notte, quando siamo più sensibili, vulnerabili.
        I ricordi, i dubbi, i rimorsi, questi sono alcuni nomi,
        dei mostri che ci assalgono quando siamo soli.
        Non ci avrei mai pensato, guardandomi allo specchio,
        che una mattina mi sarei visto, ridotto come uno straccio.
        Tutta la parte oscura del mio cervello contro me si è rivolta,
        e questa giornata, la vedo tutta storta.
        Sapessi solo un quarto dell'odio che porto dentro,
        forse tra me e te, metteresti un vetro.
        Se qualcuno ascoltasse, forse capirebbe,
        quanto amaro ingoio ogni giorno senza dire niente.
        Composta martedì 10 aprile 2012
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          in Poesie (Poesie personali)

          Mi vien da piangere

          Lavora la scure,
          stride il ferro nel fresco taglio,
          spaventati uccellini con le ali tremule
          guardano ammutoliti,
          mentre cadono i nidi.
          Mi viene da piangere,
          di vedere la morte di quel magnifico albero,
          mirabile apparenza nella consuetudine,
          che ritenuto inutile, scomodo,
          ad un uomo ridicolo
          per mettere nel suo posto
          un misero vaso inondato di sole.
          II cane guaisce,
          cadde l'ultimo ramo,
          e gli uccellini sulla gronda
          si alzano a volo,
          e s'allontanano
          pigolando.
          Composta martedì 22 maggio 2012
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            in Poesie (Poesie personali)

            L'incrocio

            Quella sera
            quanto, avrei desiderato
            tornare indietro
            dopo aver, tutto dimenticato.

            Quanto, avrei desiderato
            cancellar tutto quel che di brutto
            tra noi è stato.

            Quanto, avrei desiderato
            finisse tutto in un abbraccio
            per un amore, ritrovato.

            Quando giunti due cammini
            al giallo palo di un semaforo
            solo lui ad illuminar, la prima sera
            nel buio fondo di metropolitane vie
            nel dicembre, della festa più sincera.

            E incurante sbatte il suo lampeggio
            sui due nostri, spenti visi
            così gelidamente, tristi e tesi
            come per accompagnar
            con sua luce alterna, di quei riflessi
            l'emozionato batter, dei nostri cuor anch'essi.

            Quanto, amaro fu
            il nostro conversar, di quella sera
            perché soltanto, avevi voluto tu
            ricostruir quel che da tempo, ormai più non c'era
            come sotto un cielo, che più non spera
            il sole dell'indomani, se la notte cela
            nelle sue nubi, la tempesta più nera.

            E presto, come brilla e tuona
            su quell'incrocio, violento temporale
            da un ultimo grave, nostro duro scontro
            quanto fuori gelo, e quanto dentro male
            a ricordar, come magico risuona
            da un altra lontana via
            quel remoto primo, nostro dolce incontro.

            Ascolto un eco, viaggiar nel vento
            di parole dall'altra via, e che or più non posso
            raccontare a te, sul finir di questa sera
            vincer lo spazio, e superar il tempo
            e sentirsi, ancora addosso
            quella ora persa, gioia vera.

            Rivissuti, in un sol momento
            quel lontano primo
            come ora ormai, ultimo nostro incontro
            senza oggi neppur, un dignitoso addio
            a quel dolce e per sempre perso, amore mio.

            Per poi noi svanire, in opposte direzioni
            e dall'esplodere di quell'incrocio, spiccar il volo
            quando sotto quella nuvola, piovon solo
            ormai morte le nostre dimenticate, emozioni.

            Quindi, volger le spalle
            per mai più voltarsi indietro
            e riprender, sotto fioche stelle
            il mio cammino
            ma subito, anche quelle
            son deboli luci o quasi, inanimati sassi
            a sembrar, morenti lucciole
            e io ora ancor più affranto, coi mie passi
            a calpestar, le rimaste briciole
            lungo il finire, della strada

            di questa nostra, consumata storia
            dove più, non ti ho incontrata.

            Quanto infelice, questo nostro fato
            per quel che presto, a noi ha riservato
            se dal silenzio, resto invaso
            fin dentro, le mie ossa
            e quella luce, non più ho trovato
            quand'avvien al buio, il mio rincaso
            e quel vuoto, mai più passa.

            Di Lei, a me non più vicino
            che nel sonno, torna puntuale
            triste sogno, per lui trappola fatale
            quell'incrocio, rimasto dentro al mio cuscino.

            Quando in sogno, torna così com'era
            sempre, quella stessa sera
            quanto, avrei desiderato
            tornare indietro
            dopo aver, tutto dimenticato.

            Quanto, avrei desiderato
            cancellar tutto quel che di brutto
            tra noi è stato.

            Quanto, avrei desiderato
            finisse tutto in un abbraccio
            per un amore, ritrovato.

            Ma nuova luce, del mattino
            libera quell'incrocio
            dalla trappola, del mio cuscino
            e tutto quello non era altro, che il mio bisogno
            di Lei solo, ma or non può
            che restare, soltanto un sogno.
            Composta lunedì 26 dicembre 2011
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              Scritta da: Antonio Prencipe
              in Poesie (Poesie personali)

              I sassi si sgretolano nel vento

              La gente pensa che il tempo
              guarisca il dolore.
              Si sbaglia, il tempo anestetizza il dolore,
              lo fa sembrare meno amaro e lacerante
              di quel che è...
              Niente passa, tutto si nasconde dietro
              un graffio, un livido grande
              quanto un sole nascosto nelle lacrime
              di catrame che ho gettato, ho perso
              ed ora mi rendo conto di non averle più,
              le ultime le ho perse nel sale
              mischiato al sudore e alla sabbia.
              Ricorderò gli schiaffi,
              le unghie cadute da due mani giunte,
              le ciglia prendere fuoco nella pioggia,
              i sassi gridare per poi sgretolarsi nel vento,
              i petali di rosa sulle bare bianche,
              i silenzi di due amanti abbracciati
              come se la notte non finisse mai.
              Ma quale amore,
              io voglio soltanto fumare e bere vino
              a mezzanotte immerso nei ricordi
              e nella notte mia unica madre.
              Soffrire per amore ma chi me lo fa fare
              preferisco affogare nei sorrisi
              che il diavolo seduto sopra il mio
              cuore riesce a donarmi sussurrando speranza
              alle orecchie sorde della mia anima guerriera.
              Sono uscito di casa ed ho visto
              cadere il mare dentro un vento spento.
              Voglio essere libero in questa
              prigione che la gente comune chiama libertà.
              Donerei gli anni miei a coloro
              che di fame muoiono in Africa
              o in un cartone dimenticato da Dio.
              Mi strapperei gli occhi e li donerei
              a tutti coloro che non hanno mai
              visto una farfalla squarciare un fiore.
              Si muore due volte e si rinasce
              solo una volta dentro un diamante sommerso
              da una strana polvere malinconica.
              Siamo destinati ad un unico grande amore,
              il mio l'ho già perso assieme al cuore.
              Composta mercoledì 23 maggio 2012
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