Poesie personali


Scritta da: Nello Maruca
in Poesie (Poesie personali)

CLXXI

È tempo, mamma, ch'io riedo in cerca
Della ragazza che m'ha preso il cuore,
ricominciar conviene dalle suore
della pieve di sul poggio della Merca

m'acquatto al solito posto accanto all'arca, *
m'associo alle preghiere con ardore
certo che spalanca sue porte mio Signore
sapendo che braccia più non reggon barca.

Sono allo stremo, ormai, delle mie forze
Perciò la Provvidenza a me accosta
Cheti mia ansia e mi doni sosta.

Alta assai, capisco, è la mia posta
Ma tante ho avuto già di sferze
Che testa sta a cuore a parte opposta.
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    Scritta da: Nello Maruca
    in Poesie (Poesie personali)

    CLXXVIII

    In mezzo a due filari d'alti tigli
    diparte ampia strada pianeggiante
    coverta di pietra calcarea biancheggiante
    che dritta mena ad ampi gradin vermigli.

    Partonsi a lato due folti cespugli
    dal fusto e dal fogliame verdeggiante
    che a loco danno tono esilarante;
    intorno sprigiona odor di labili gigli.

    Io son tremore tutto quanto intero
    giacché mi trovo in quel posto austero
    che dire non saprei per qual mistero.

    Stretto per tremore al battistero
    m'accorgo sol'allor e parmi non vero
    d'essere in chiesa ai piè d'un monastero.
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      Scritta da: Nello Maruca
      in Poesie (Poesie personali)

      CLXXVI

      A riandar pel suo cammino presto
      comincia e tregua più non abbonda
      che per mesi ci ha lasciato a l'onda * Liberi
      e or rivuole quanto dato a impresto. ** prestito

      Mai scomputa Scuola; tutto vuole e lesto
      così, com'essa di sapienza abbonda
      e mente tutta quanta ne inonda
      semplicemente, così, rivuole e tosto.

      Spinger mi devo in contrada tosca
      e sfruttare lo poco tempo che mi resta
      e sia serenità per cuore e testa.

      Voglia il buon Dio che non sia sol esca
      e speme possa ire a lieto fine
      diversamente, ahimè, qual è mia fine?
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        Scritta da: Nello Maruca
        in Poesie (Poesie personali)

        CLXXVII

        In cima a piccolo promontorio
        a lato Piombino, là dove l'Isola
        del ferro par tocchi con mano sola,
        imponente s'erge di bianco avorio

        torre magnifica opera scultorio
        cui arte somiglia Donatello scuola
        e di uomo che vita solo arte immola
        spicca, cui maestosità in circondario

        e nemmanco per miglia nessun altro
        perequa palazzo cui suo biancore
        di brillanza magnifica spessore.

        Piuttosto, che tacer celera* cuore;
        come, altrimenti, potrebbe, peraltro
        se appresso sto a dolce, desiato amore?
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          Scritta da: Nello Maruca
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          CLXXV

          Io non capisco, Signore, se veglio
          o dormo poiché la mente caduta
          è in garbuglio e solamente imbevuta
          è di scompiglio e non confà al meglio

          e manco al peggio, tal è lo tafferuglio
          che pria ch'idea nasca è già sperduta
          e qualsivoglia veduta è decaduta
          ché in cervello impastato è intruglio.

          Perché si esca da cotanto imbroglio
          convien che ci fermiamo a dar di piglio
          a snocciolar * gl'affari uno per uno.

          Dapprima è mente a liberar d'incaglio,
          cui core la costringe ad attanaglio,
          non dando d'apertura più segn'alcuno.
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            Scritta da: Nello Maruca
            in Poesie (Poesie personali)

            CLXXIV

            Gli eventi non danno requie, si susseguono
            e per quanto cerchi di restarmi quieto
            mente e cuore impongono divieto
            ché molte cose l'una all'altra seguono.

            Queste vicende molto mi conturbano
            e in luogo di tenermi l'animo lieto
            mi resto notte e dì tremante e inquieto
            e dentro il teschio ruota gran frastuono.

            Se sol risolvere potessi mio dilemma
            l'alma riavrebbe la perduta flemma *
            e il cuore scaccerebbe lo tremendo duolo.,

            il vivere sarebbe gran consolo,
            slegato dall'ingarbugliata massa
            le redini terremmo di matassa.
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