Non voglio sapere, non voglio sentire le tue ragioni... sono solo parole e parole frasi inutili ed insulse che ti escono dalla testa xk tu non hai un cuore. Le dici solo per metterti la coscenza a posto. Di tutte le tue scuse, di tutti i tuoi motivi, pensieri ed emozioni... io sento solo parole senza senso. Sai dire solo questo. Non sai promettere perché non sai mantenere mi hai fatto male tante volte mi hai fatto versare innumerevoli lacrime lacrime che non ti meriti che io non merito di versare per me ormai sei solo polvere: una passata e vai via... ma il brutto è che la polvere ritorna sempre... perché è fastidiosa... ma io sono migliore di te io sò ammettere quando sbaglio tu no tu ti credi perfetto, superiore a tutto e a tutti. Credi che tutto ti sia dovuto, ma non è così! Ora ti guardo e mi fai solo pena. Certo, a volte mi capita di pensare a noi due e a quello che eravamo. E allora non auguro a nesuno al male che tu hai fatto a me... ti riguardo una seconda volta, e non mi fai più pena... mi disgusti... perché io ho sempre odiato la sporco... specialmente la polvere.
Scende la sera ritorna il freddo che attanaglia le persone vuote lo sguardo fisso nel vuoto la testa avvolta da mille pensieri tanti robot senza sentimenti e io una coccinella tra gli scarafaggi vivo al di fuori di questo mondo in un mondo interiore dove son felice perché ci siamo solo io e te fiorellino mio governati da un'unica legge l'amore.
Tanto ti amai e tanto ti amo ancora dolce luce che illuminandomi gli occhi un mondo nuovo mi presenti pieno di vita differente dalla cupidigia ed all'oscurità di cui i miei occhi erano coperti ti cerco lucciola mia mi hai donato la luce e sei sparita mischiandoti tra l'immensità di questa luce vorrei ringraziarti e ti cerco piango come fa un essere nella purezza più assoluta a provare tanta tristezza? Anche se sono in paradiso mi sento all'inferno senza vederti toccarti sentirti amarti.
Come acqua diretta al mare dolente e esausta pazza di sé al nulla scorre la vita; fuscello di anni seccati si impiglia riemerge e fluisce il relitto di essere in balia delle furie e del tempo ondeggia tra urti e gorghi alla deriva vanno fecali progetti e illusioni desideri e pazzi voli. Che abbiamo da guardare attristati o sgomenti: sapevamo già tutto! Breve intervallo di presenza e di luce durante il perdurare ci fu concesso nati vivi. A che l'urlo disperato davanti al cavo del vuoto nell'ultimo recesso dello spirito coinvolto nel degrado della carne? Frammenti, minuzie, a-valenti atomi bruti poi più nulla resta di noi umani sospesi nell'insieme abolito di cielo e terra. Non si può mangiare un dolce senza consumarlo vivere senza morire amare senza soffrire restare nubili di speranze. È cosi! Tanto è dato niente pesa come il niente e non si possono stipulare accordi su inizio e fine tema e trama con l'Inconoscibile: questo è il suo e il nostro limite. Passano in un'aria di piombo continuano a passare come noi in alto le nuvole senza rumore dileguate e irraggiunte nel placido azzurro del cielo.
Senso di colpa, maledettamente difficile di sopportarlo, fa male e rode dentro la tua anima, chiudi gli occhi, non ci penso, cerco di non pensare, ma eccolo qua, due occhi fulminanti, penetranti e senza pietà che ti guardano dal interno delle palpebre, apro gli occhi, un sapore sgradevole, nel mio interno mi sento cadere in un pozzo senza fondo, il conforto si fa strada nella mia anima, pensieri, lontananza, ferite non macinate ancora dolorante... il desiderio di non pensarci, lavanda, camomilla, valeriana, sono loro la compagnia notturno, sono loro che si impegnano a cacciare via, il brutto sapore... del senso di colpa.
Cos'hai perso della favola della vita? Io mi chiedo. Te lo ricordi il profumo del grano, l'oceano di un tronco d'albero e la saggezza di una roccia, te la ricordi? Il tubare fra le foglie del vento, l'aurora di un monastero abbandonato, la mano di tuo figlio e la voce di tuo fratello te la ricordi, te la ricordi la voce di tuo fratello? So che potrò dirti poco con queste parole, so che potrò dirti molto con queste parole; le poesie sono democratiche, perché lasciano a te l'immaginazione, il messaggio non si completa senza la tua complicità. Per questo le poesie sono pericolose come è pericoloso il vento, come lo è la rugiada, come lo sono i Libri e la Musica, lasciano pensare e immaginare immaginare qualcosa di diverso, immaginare qualcuno di diverso e questo non piace oggi. Non piace a chi ti ha già impacchettato, inscatolato i tuoi gusti e le tue emozioni. Pensando che non esista più nulla al di fuori di questo. E invece tu dimostralo, se vuoi. Traducilo il linguaggi sconosciuti che io non so parlare e stringimi forte perché io sappia ascoltare ma aggiungi sempre qualcosa di tuo e poi Immagina, Pensa.
Credevo fossi speciale, che mi donassi i migliori battiti del tuo cuore. Credevo fossi vero, che non conoscessi la menzogna. Credevo fossi un uomo, che amasse la lealtà. Ora non credo, non spero. Pensavo di non potermi bastare, di temere la solitudine. Pensavo di non poter stare in piedi da sola, di cadere al primo ostacolo. Pensavo di arrenderemi alle avversità, di lasciare l'ultima parola alla rassegnazione. Ora no. La luce ha vinto la sua battaglia ed io con lei. Nuovi occhi e nuove consapevolezze, speranze giovani e desideri mai spenti in una nuova fase matura e consapevole.
Libera la mia mente... consentile di pensare ancora. Spazza via gli orrori dalla mia anima... donale un nuovo respiro. Scivola sul mio cuore... insegnagli a battere di nuovo. Goccia pura e lieve, lava le lacrime che solcano il mio viso spegni la fiamma del risentimento, dona speranza nuova ai miei occhi ogni giorno più stanchi.
C'era una volta mi disse mia Nonna, mentre tesseva una maglia di lana, una donzella senza minigonna, ma due occhioni azzurri ed una lunga sottana.
Era d'estate e tornava dai campi, con la stanchezza d'un uomo maturo, portava seco, un cesto sui fianchi, con dentro spighe di grano duro.
Non vi era luce nel suo casolare, ne tantomeno oggetti preziosi, ma c'era sempre qualcosa da fare, prima di spegnere quei corpi affannosi.
C'era il rispetto per il povero anziano, e tanto lavoro di grande fatica, non c'era il contratto ma la stretta di mano, macedonia di more e sciampo all'ortica.
La domenica a messa, col vestito stirato, profumo di cenere, ma d'un bianco innevato, i bimbi per strada sul terriccio assolato, a piedi nudi correvano, cavalcando il selciato.
Era bello davvero, mi diceva ridendo, lo leggevo nei suoi occhi colore di mare, ed io la ascoltavo ogni tanto prendendo, le sue tenere mani per non farle tremare.
C'era una volta in un tempo passato, la gioia e la vita che qualcuno ha scordato, ma forse c'è ancora in questo momento un bimbo che ascolta questa fiaba nel vento.