Scritta da: Arturo Donadoni
in Poesie (Poesie personali)
Non v'è paura del buio
se luce non conosci.
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Non v'è paura del buio
se luce non conosci.
Amavo credere
nonostante tutto.
Terso, me stesso
rapito dai miei sogni.
Amavo sorridere
nonostante il sole.
Diverso, riemerso
da ogni lacrima,
sapevo dove guardare
quando mia madre chiamava.
Uno splendido gabbiano
in un cielo immenso
è il pianto mio.
Pelle amara stanotte
occhi aperti
in fondo al mare,
pelle amara stanotte.
Andiamo fuori
che bei fiori
in questo mare.
E mi ricompongo in bruco
stufo di volare
orfano tra gli orfani.
È un camposanto la mia vita
con croci a respirare
ogni volta, cammino tra le tombe in attesa, curioso
di scorgere il mio nome.
Cammino a ritroso nei ricordi
cercando margherite tra i cipressi
ti ritrovo mia biciclettina rossa ancora ad aspettarmi
come in quel Natale quando ci conoscemmo
e quella neve fredda alla finestra
beffarda a scoraggiarci.
Si odono gli alberi gridare
La terra si leva in alto
Il cuore assente
La mente invasa da una rondine allegra
Lascio trasportare la mia anima
in orizzonti sempre più ampi
e liberi per scoprire
me stesso, la natura, gli uomini e
il mondo.
Ho abbandonato il velluto della rosa bianca
per indossare l'organza dei papaveri rossi
sul ciglio della strada.
L'anima pezzente
mendica perdono
ai margini di una lacrima che non gli appartiene.
Sorseggia vino dalle sue labbra,
sogghigna alla luna.
L'anima pezzente
trema
al cospetto del vero.
L'anima pezzente
ha paura!
Non sarà tempo di noi,
solo fiocchi di cielo
tra venti di emozioni
e orizzonti d'amore.
Mai sarà tempo di noi
- mai
ma non per il cuore.
Eccola... si avvicina senza fretta;
Il raggio della grande luna, la illumina... silenziosa e circospetta;
E il fascio d'argento,
come la punta di una spada che il cuore del duellante punge,
con i brillanti suoi occhi, si congiunge.
Indifferente ella appare, allo sguardo mio fremente;
così, attratto con il corpo e con la mente, mi avvicino quatto, quatto come da un sogno tratto.