Scritta da: Fabio Marinaro
in Poesie (Poesie personali)
Dimenticanze relative
La sua bellezza lei l'aveva dimenticata,
non riusciva più a vedersi bella,
aveva dimenticato tutto,
tranne i momenti,
felici.
Composta giovedì 5 maggio 2016
La sua bellezza lei l'aveva dimenticata,
non riusciva più a vedersi bella,
aveva dimenticato tutto,
tranne i momenti,
felici.
Lontano da me definirmi poeta,
lascio al prossimo valutare.
La mia scrittura sarà informe e indegna
per la lingua italiana, io misero narratore
di trame lungo il cammino della vita,
lungi da me definirmi autore nel modo
più assoluto, mai pronunciai
codesta bestemmia.
Semplice sognatore, ma almeno nel bene
o nel male il mio nome appare.
Quando la nostalgia di te
viene a farmi compagnia,
mi parla di quel bacio rubato
nel sottopassaggio della stazione,
mi parla di quando mi guardi,
e mi derubi nel pensiero,
di quando sorridi,
e mi salvi senza saperlo,
ed anche se passano dei mesi,
mi sorprendo sempre
che ad ogni tua assenza,
io di te,
non riesco a viverne
senza.
Attraversami goccia.
Trasformati in lacrima,
sfiorami e lasciami.
Trasformati in fiore
– essenza di rugiada
Nel nostro unico e irripetibile destino
sono il guerriero che attraversa la città abbandonata.
La cicatrice non fa la ferita,
imperterrita la mente affonda nel balsamo della vita.
Dimentica il trauma
la mente non si ferma mai... abbracciala.
Sono quella che guarda alla finestra
nella casa del destino.
Ci sono immagini aldilà del tempo
che germogliano e si evolvono.
Sono ora e non ho un tempo...
non saranno le ferite a cambiare
il lato segreto ed autentico dell'anima.
Percorro l'universo tra i suoni e gli odori del mondo,
nel profondo buio della notte,
i sogni sono dita aperte che compaiono dal mare,
ancore che mi portano
a immergermi nella pratica realtà.
Gridare in silenzio
che avrei voluto restare;
che avrei potuto lottare.
Prenderti per cuore e portarti a volare.
Spiegò le ali
(libera sparì):
tormento morì
e, niente.
-non ne ho più notizia. -
ma (la memoria,
la sua memoria)
-prepotente-ancora
non mi abbandona.
Per poi lottare per tutto
e stringere niente.
E dire che manchi
ma averti lontano.
E sentire tanto male
e nasconderlo
(nel pugno di una mano.)
Quando i giochi vanno male
io ripiego sulla morale,
sarà pure per disegno fatale
ma per l'esito letale
divento ancor di più
un misero mortale.
Sono un giocatore nato
perdente sol per fato
ma ancor non mi raccapezzo
se gli occhi addosso
me li mettono quaggiù
mi vengono di lassù
o sono del solito belzebù.
Con un poker di re servito
una donna d'incastro...
tutta nera di picche,
di certo per ripicca,
con una scala reale
mi mandò gambe all'aria.
Al tredici miliardario,
ci pensò, invece,
un uomo in giacca nera
e con un gol fuori orario
mi azzerò l'onorario.
Ripiegai sul totogol,
sui gol a grappoli
ma per disegno divino
il fatal destino
mi sfilò il bottino...
era l'unico otto
ma l'ineluttabile sorte
mi rifilò un fagotto
e mi fece il cappotto.
Adesso, di giochi in gioghi,
la roulette insolvente,
il blak jack insolente
e la bolletta perdente
mi fanno uscir di mente
ma, per mia gran fortuna,
l'anima mi richiama
ed è la sua ispirata scrittura
che infin mi rianima.
Anima e particelle che Dio ci ha dato,
e dentro di noi,
ci parla, ci guida.
Dio ci vede sempre,
si sente ovunque,
noi con la nostra anima,
parliamo con lui comunque.
Anima, e particelle che Dio ci ha dato.