Scritta da: Rosanna Russo
in Poesie (Poesie personali)
Petali di ricordi
Muto è già il cuore-
un'eco di memoria
ora sovviene.
Vellutato petalo,
carezza di un ricordo
tu - la tua assenza che duole.
Composta mercoledì 16 novembre 2016
Muto è già il cuore-
un'eco di memoria
ora sovviene.
Vellutato petalo,
carezza di un ricordo
tu - la tua assenza che duole.
Tra mare e cielo va giocando il vento
-sibilando salmastre parole
sfiorando con carezze occhi appannati
dal velo di una nebbia del tempo.
Mutano i pensieri al mutar dell'onda
-scombinando il sentire del cuore
nel dondolio di una dolce risacca
che s'infrange sull'istante di oggi.
Danza la speranza
-lassù in punta di cielo
tra tulle di nuvole.
La sera me ne torno a casa sconfitto,
mi guardi pietosa dicendo di averti delusa,
quest'accusa mi uccide.
Mi uccide pensare a te che credevi in me.
La fusione delle arti marziali
impone il controllo del respiro.
Sul palmo di Buddha c'è scritto enola gay.
L'uomo ha solo fretta di andare più veloce.
Come corri leggiadro tra la folla
semicroma dolce, adagiata sulla chiave di sol.
Puoi cambiar vesti o piedistalli,
ma pur ti riconoscerei.
O culo sei il sorriso di Dio.
Prendi pure la mia voce
gli ornamenti,
le isole che ho visitato.
L'ultima parola andrà alla deriva
in quest'ora di ombre e
ghiaia.
Una scheggia di cielo
in candidi riflessi obliqui
recide già il silenzio.
Si fa strada il vento,
adagiato sulla corteccia del cuore
ora spicca il volo.
Tornerà l'indifesa età
tornerà a chiamarmi
urlando tutti i disperati giorni
ma fra le onde, avrò da amarmi
al di là del torto
avrò da vivere.
Dal nord al sud,
l'Italia in festa,
dai monti al mare,
per festeggiare, è finito il Carnevale.
Si tramandano le tradizioni dolci fritti delle regioni.
Frittelline e tenerelli,
bomboloni, sfrappole, e crostoli,
cicerchiata, bugie, tortelli, ciambelline,
una scorpacciata di mascherine.
Ciramiglie, crescentine,
donzelle, favarelle,
intrigoni, scrocca fusi,
melatelli, menatelli,
bastoncelli, berlingozzi,
brugnolus, castagnole, civigliole,
cenci, crogetti, grostoli,
dozelle, fave mielate,
ficuzzole, frangette,
fravioli, brutti ma buoni, lavagnette, intrigoni,
mistocchini, peciarini, monache pregne, scorpelle,
pampuglie, pignolata, oriellettas, gale, galani,
zeppole, palle del prete, rosa chitarre, taralli,
stelle filanti, struffoli, stracci e tortelli.
È finito il carnevale i bambini stan tutti male,
hanno fatto indigestione di dolcetti e cose buone.
Giro le pagine
ai percorsi imprecisi
a quelle poche parole
a quei dettagli
che arrivano tardi
nel silenzio
del giardino mentale
ed è lì
che non lascerò scolorire
l'ultimo fotogramma,
l'ultima nota
del nostro pentagramma.
Fili biondi
che s'impigliano al vento
nella notte che ci inghiotte
fra la tempesta
dell'ultimo momento,
resterò in silenzio
nella tormenta,
nel posto della tua memoria.
Ti lascerò attraversare
i fruscii di altri spazi,
dove si caleranno
le ultime speranze
come foglie posate
alla quiete,
una sola nota, la mia,
una sola zolla di terra
nel libro della vita.
Ed io, non ci sarò,
quando mi vorrai con te,
non buttarla via, ora,
non separarla
dal mio sogno
e dalla tua realtà!
Una breve discesa
in mezzo ai rovi.
Lumache se cadeva
qualche goccia d'acqua.
Un carrubo in fondo
alla strada.
Correvo, bambino,
più forte se qualche
cagnolino abbaiava.
Si alzava la terra
sotto le mie scarpe.
Entravo io, veloce
in quella vecchia casa
senza bussare
spingendo la porta
socchiusa con le mani.
Mio nonno seduto
dinanzi ad un tavolo
rotondo, immobile,
in silenzio, mi aspettava
per giocare a briscola.
Come sarebbe stato
tutto diverso per me
se fossero uscite
altre carte!
Mio nonno mi ripeteva
un antico proverbio.
Io non ne comprendevo
il significato e
continuavo
ad accampare scuse,
a recriminare,
a cercare, assurdamente,
fuori da me stesso
la ragione delle
mie sconfitte.
Perché perdevo sempre,
allora,
ma tornavo a casa
contento
per qualche pezzo
da cento lire che
scivolava in tasca.
Passò il tempo,
il fuoco fece
ardere il roveto,
la casa fu venduta
e demolita.
Se ne andò un giorno,
mio nonno, mentre
mi trovavo a scuola.
Mi rimase una sua foto:
lo sguardo fiero,
l'aria austera,
l'aspetto da vegliardo
imponente
con le medaglie
di Vittorio Veneto
appese
al colletto della giacca.
Ora continuo a
lamentarmi per le
carte che non escono.
Ma, non sono più
contento di perdere.