Poesie personali


Scritta da: Rosanna Russo
in Poesie (Poesie personali)

Nell'istante di oggi

Tra mare e cielo va giocando il vento
-sibilando salmastre parole
sfiorando con carezze occhi appannati
dal velo di una nebbia del tempo.

Mutano i pensieri al mutar dell'onda
-scombinando il sentire del cuore
nel dondolio di una dolce risacca
che s'infrange sull'istante di oggi.
Composta venerdì 12 febbraio 2016
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    Scritta da: Michele Gentile
    in Poesie (Poesie personali)

    Resilienza

    Prendi pure la mia voce
    gli ornamenti,
    le isole che ho visitato.
    L'ultima parola andrà alla deriva
    in quest'ora di ombre e
    ghiaia.
    Una scheggia di cielo
    in candidi riflessi obliqui
    recide già il silenzio.
    Si fa strada il vento,
    adagiato sulla corteccia del cuore
    ora spicca il volo.
    Tornerà l'indifesa età
    tornerà a chiamarmi
    urlando tutti i disperati giorni
    ma fra le onde, avrò da amarmi
    al di là del torto
    avrò da vivere.
    Composta sabato 6 febbraio 2016
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      Scritta da: Ada Roggio
      in Poesie (Poesie personali)

      È finito il Carnevale

      Dal nord al sud,
      l'Italia in festa,
      dai monti al mare,
      per festeggiare, è finito il Carnevale.
      Si tramandano le tradizioni dolci fritti delle regioni.
      Frittelline e tenerelli,
      bomboloni, sfrappole, e crostoli,
      cicerchiata, bugie, tortelli, ciambelline,
      una scorpacciata di mascherine.
      Ciramiglie, crescentine,
      donzelle, favarelle,
      intrigoni, scrocca fusi,
      melatelli, menatelli,
      bastoncelli, berlingozzi,
      brugnolus, castagnole, civigliole,
      cenci, crogetti, grostoli,
      dozelle, fave mielate,
      ficuzzole, frangette,
      fravioli, brutti ma buoni, lavagnette, intrigoni,
      mistocchini, peciarini, monache pregne, scorpelle,
      pampuglie, pignolata, oriellettas, gale, galani,
      zeppole, palle del prete, rosa chitarre, taralli,
      stelle filanti, struffoli, stracci e tortelli.
      È finito il carnevale i bambini stan tutti male,
      hanno fatto indigestione di dolcetti e cose buone.
      Composta martedì 9 febbraio 2016
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        in Poesie (Poesie personali)

        Incognite folate di vento

        Giro le pagine
        ai percorsi imprecisi
        a quelle poche parole
        a quei dettagli
        che arrivano tardi
        nel silenzio
        del giardino mentale
        ed è lì
        che non lascerò scolorire
        l'ultimo fotogramma,
        l'ultima nota
        del nostro pentagramma.
        Fili biondi
        che s'impigliano al vento
        nella notte che ci inghiotte
        fra la tempesta
        dell'ultimo momento,
        resterò in silenzio
        nella tormenta,
        nel posto della tua memoria.
        Ti lascerò attraversare
        i fruscii di altri spazi,
        dove si caleranno
        le ultime speranze
        come foglie posate
        alla quiete,
        una sola nota, la mia,
        una sola zolla di terra
        nel libro della vita.
        Ed io, non ci sarò,
        quando mi vorrai con te,
        non buttarla via, ora,
        non separarla
        dal mio sogno
        e dalla tua realtà!
        Composta mercoledì 10 febbraio 2016
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          Scritta da: Francesco Camagna
          in Poesie (Poesie personali)

          A mio nonno

          Una breve discesa
          in mezzo ai rovi.
          Lumache se cadeva
          qualche goccia d'acqua.
          Un carrubo in fondo
          alla strada.
          Correvo, bambino,
          più forte se qualche
          cagnolino abbaiava.
          Si alzava la terra
          sotto le mie scarpe.

          Entravo io, veloce
          in quella vecchia casa
          senza bussare
          spingendo la porta
          socchiusa con le mani.

          Mio nonno seduto
          dinanzi ad un tavolo
          rotondo, immobile,
          in silenzio, mi aspettava
          per giocare a briscola.

          Come sarebbe stato
          tutto diverso per me
          se fossero uscite
          altre carte!

          Mio nonno mi ripeteva
          un antico proverbio.
          Io non ne comprendevo
          il significato e
          continuavo
          ad accampare scuse,
          a recriminare,
          a cercare, assurdamente,
          fuori da me stesso
          la ragione delle
          mie sconfitte.

          Perché perdevo sempre,
          allora,
          ma tornavo a casa
          contento
          per qualche pezzo
          da cento lire che
          scivolava in tasca.

          Passò il tempo,
          il fuoco fece
          ardere il roveto,
          la casa fu venduta
          e demolita.
          Se ne andò un giorno,
          mio nonno, mentre
          mi trovavo a scuola.

          Mi rimase una sua foto:
          lo sguardo fiero,
          l'aria austera,
          l'aspetto da vegliardo
          imponente
          con le medaglie
          di Vittorio Veneto
          appese
          al colletto della giacca.

          Ora continuo a
          lamentarmi per le
          carte che non escono.
          Ma, non sono più
          contento di perdere.
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