Scritta da: Rosanna Russo
in Poesie (Poesie personali)
Danza di neve
Perlacei coriandoli
-volteggiando nel cielo
con un'antica danza
meravigliano i cuori.
Composta sabato 2 gennaio 2016
Perlacei coriandoli
-volteggiando nel cielo
con un'antica danza
meravigliano i cuori.
Dalla torre del tempo
miravo il ruscello di attimi d'amore.
Palpitava il cuore udendo un'eco di scalpiccio,
su carrozza d'oblio son fuggiti i tormenti,
che simili a rovi incupivano il cuore.
In un quarto di luna
-compagno di un'opaca notte
si rifletteva il tuo volto.
Sul bordo di un silenzio assisa
rimiravo uno scatto di noi.
Essi, i venti del tempo,
han reso polvere un ardore,
sfumato un ricordo indugia.
Potesse il cuore ritrovare
la tua delicata carezza.
Verdeggianti speranze
-nei giardini del cielo
sospingevano sogni,
illusioni ed incanti.
Una brezza d'amore,
tra le fronde del cuore,
fu germoglio di vita.
Lievi ghirigori sfumano l'oggi
e il cielo sembra fluttuare giocoso.
Bianche libellule, d'acquosa essenza,
rendono ora lieti i plumbei pensieri.
Posandosi, con delicata grazia,
divengono soffi e dolci carezze.
Ed ora puoi sognare ancora, cuore.
Nella sera gentile
-culla di desideri
sfoglio la bianca poesia.
S'imbiancano i pensieri,
candido il cuore tace,
distraendosi, sorride.
In un batter di ciglia del tempo,
riavvolgo una pellicola di vita.
Così in quell'attimo senza tempo,
s'attutisce un eco, placandosi.
Tra le guglie di un'alba, ora, vivo.
Non so se sono un uomo,
sinceramente
non ho mai capito cosa volesse dire.
Forse vuol dire
fumare cubani come Ernest
o bere come Francis Scott,
oppure scopare con 99 donne e un diavolo
come Henry.
Ma forse esser uomo significa
avere il coraggio di Giovanna d'Arco.
Sono venuto a casa tua
uscendo dal vomito di quel vagone
con una lagrima rossa,
acquistata da quel fioraio zozzo
che conosci bene
con cui ti sei presa qualche volta.
Ho sfidato gli sguardi sconosciuti
l'afa soffocante di Agosto
e il punto interrogativo di una malattia venerea.
Ho capito cosa ero disposto a fare per te.
Me ne sono andato da casa tua
deluso e muto,
lasciandoti una macchia sul lenzuolo, sopra il divano.
In quel momento, mi sono avvicinato
alla consapevolezza di cosa volesse dire
essere un uomo.
Avvolto nella rossa tunica
dell'oblio consegno
l'anima al demone oscuro
che con nere lame di basalto
uccide l'ultimo
barlume d'amore.
Nuvole tenebrose
sull'orizzonte del fato
foriere di speranza perduta
cuore imprigionato
nello specchio della vita
ridotto in mille pezzi
sparsi nel lago
dei sogni infranti.
Nessuna voce
nessun canto
sulle ali del vento
e nel silenzio solo
le urla di un'anima trafitta.
Per inerzia rantolante rinnovi la tua agonia
Ti nutri di morte, oh tu mostro scisso tra paranoia e follia
Ingurgiti Amazzonia oh tu ebbro di saudita bile
Forte dei tuoi crediti, forte del tuo fucile
Il futuro per te è noia, semmai futile preoccupazione
Schiavo come sei d'ogni tua totalitaria compulsione
Non sopporti distrazione né ostacolo alcuno
Tu che del tuo parassitismo ne hai fatto motivo primo
Tu che senti e non ascolti lo strazio che t'attornia
E che seguiti incurante nella tua perenne sbornia
Stritoli la vita rendendo vuoto e desolazione
Par questione di principio una teleologica estinzione
Psicosi, schizofrenia! Dipendenza, malattia!
Cancerogena devianza che non teme terapia!
L'epilogo è vicino, morte o sopravvivenza
Non vi è posto nella vita per una tale connivenza
Oh tu Uomo prendi posizione
Scrolla di dosso la tua degenerata fissazione
Non esiste sollievo dalle pene del tempo
Se si persiste incuranti al lamento di un altro
La terra è silente ancora per poco
Transizione impetuosa dallo statico al moto
Foss'anche evitata la suicida follia
Sarà lei che opterà per l'eutanasia
Ma la terra che è grande vivrà ancor per molto
Oh tu piccolo uomo, sarai morto tu stolto
La vita è invincibile, mai saremmo privilegiati detentori
Né padroni del cosmo, noi semplici e sacrificabili attori.