Poesie personali


Scritta da: Enrico Giuffrida
in Poesie (Poesie personali)

Notte di Natale

Nella notte in cui veglia tutta la terra
popoli e nazioni ti attendono con ardore
anch'io, lì, attendo una lieta speranza
nella luce soffusa di una camera vuota.
D'improvviso dal mio cuore si irraggia
un piccolo barlume
che illumina dolcemente quella notte.
Traspare un ardita preghiera
che si innalza a te creatore del mondo,
sorgente da cui l'amore,
cadde come pioggia
per rinvigorire il cuore degli uomini.
In questa santa notte, in cui gli angeli,
annunciano con dolci melodie,
la tua sospirata discesa,
con voce fioca ti chiedo:
porta letizia e serenità
in colei che regna in cuor mio.
Composta martedì 17 dicembre 2013
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    Scritta da: Lucia Quarta
    in Poesie (Poesie personali)

    Valori persi

    Non c'è più tempo per ascoltare
    c'è molta fretta nella gente.
    Ricordo che sotto il caminetto con la nonna
    lei con quella lunga gonna e il suo scialle di lana
    che quando camminava le si vedeva un po' la sottana.
    Mi raccontava tante cose,
    ma tante cose della loro vita,
    della fame in gioventù subita.
    Non c'era legna per il fuoco
    e di mangiare c'è ne era poco.
    Di vestiti non c'è ne erano...
    mi diceva che la sera c'era il buio nell'atmosfera.
    Ciò che ho imparato da una persona speciale,
    ha segnato in positivo la mia vita.
    Mia nonna, per me, è stata una vera guida,
    un punto di riferimento per crescere e migliorare
    e dare agli altri quello che avevo dentro.
    La solitudine è molto brutta,
    una persona viene distrutta.
    Non scambiare una parola
    mi si secca anche la gola.
    Il valore della vita
    tante volte ci è sfuggita...
    a volte vorremmo tornare indietro
    per vedere ciò che è mancato
    e che avremmo potuto dare
    ma che non abbiamo dato.
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      Scritta da: Enrico Giuffrida
      in Poesie (Poesie personali)

      Il Gelo della tua inedia

      In una fredda notte di quasi Natale,
      rimembro i gelidi occhi tuoi;
      Dal tuo volto l'indifferenza appare
      si mostra nel suo abominato biancore.
      Il mio cuore, ormai esanime,
      trema per il gelo del tuo essere.
      La brina dell'inverno
      si sparge dinanzi al tuo cammino;
      i battiti del cuore d'improvviso
      s'arrestano
      il mio sorriso perde la sua vivacità
      le mie membra arrancano
      tra gli irti ghiacciai della tua inedia
      la fiamma che arde,
      lemme perde la sua nuance,
      le mie lacrime,
      con fatica disumana scendono
      dallo specchio dell'anima.
      Dov'è la passione del cuore?
      dove giace l'affabile vessillo del Natale?

      A fatica ricompongo i miei armamenti,
      ergo l'ormai gracile scudo;
      impugno la spada dell'amore
      per riportare il vero natale,
      nel mio sensibile cuore.
      Composta martedì 17 dicembre 2013
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        Scritta da: C. Veratelli
        in Poesie (Poesie personali)
        Quando scompariranno
        queste nuvole scure
        dimmi quando
        perché sono stufo di aspettare
        di ascoltare
        ho bisogno di sentire
        qualcosa di bello che mi riempia
        il cuore
        penso sempre a quelle notti in cui
        abbiamo pianto, per le tristezze
        della nostra vita...
        penso a quelle notti che ci tenevamo stretti
        tutti i nostri sogni e non vedevamo
        l'ora di di farli volare
        mentre invece sono ancora li
        rinchiusi, quasi andati in fumo
        ma lasciami dire di non dimenticare
        quelle notti che ti sussurravo
        nelle orecchie "ti amo"
        perché ancora e ovunque io guardi
        vedo i tuoi occhi.
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          Scritta da: Michele Gentile
          in Poesie (Poesie personali)

          L'eco del silenzio

          Il tramonto incendia la forra
          scioglie la valle di pietra.
          Si desta la sera
          le spose governano i fuochi.
          Vende cara la pelle
          questo mio dolore,
          legittimando il tuo nome
          cala il sipario
          sulle fredde labbra.
          Riposo sulle rive del cuore
          mentre tu
          t'innamori di un peccato.
          Non scavi più tra i ruderi
          dei nostri sguardi.
          Nulla resta di quell'ardore,
          niente s'è salvato.
          Notte
          che asciughi il mio pianto
          notte
          senza tempo,
          insieme a me
          perditi,
          almeno tu
          dimentica.
          Composta lunedì 16 dicembre 2013
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            Scritta da: Fragolosa67
            in Poesie (Poesie personali)

            Erema

            Zattera dei miei ricordi
            aggrappata a te, profuga vago.
            Non ho meta né destino
            solo il cielo ogni mattino.

            A direzionar il viaggio è un vento di parole
            che crea burrasca e gran timore.
            Una spiaggia attracco con spirito di coraggio
            mi credo ormai in salvo.

            Tutto tace.
            Il maestrale mormora.
            A colpirmi è l'impetuosa onda che
            mi schiaffeggia e mi rivolta.

            Quattro legni legati ad una corda
            la deriva questa volta.
            Il mare, la mia unica dimora.
            Composta giovedì 12 dicembre 2013
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              Scritta da: Fragolosa67
              in Poesie (Poesie personali)

              La giustizia (dono segreto la libertà)

              Vecchio:
              fluisce il pensiero mio
              innanzi al polifemico occhio.
              Mi solleva veder da questa lente
              il mondo che a me appartiene.

              Ancora tu o fraticello
              mi sostieni.

              D'un tratto m'appar fanciulla
              che subito di tigre
              le fattezze prende.

              Tigre:
              son fiera ardua e parlo
              dopo averti accanto.
              Il vagabondo mi ha detto
              di insegnarti strada maestra e verità terrena.
              Non c'è libertà se non c'è giustizia.
              Dono di chi tutto regna.
              Speranza di anime pure
              lieta novella porto.
              Pensavo di trovare al posto tuo un frate.
              Di forza e di coraggio
              armò con ardor il di me animo.
              O caro errabando
              io ancora te invoco!
              Promessa mi facesti e
              con l'indice mi dicesti.
              Ascolta e taci
              perché a Dio tu piaci.

              Frate:
              o tigre di te conosco
              la favella e messaggio altrui ti porto!
              Non temere prigionia
              perché tua è libertà di vita.
              Di pietre più preziose sarai vestita a festa
              e col calcagno fiera
              saprai schiacciar di serpe la sua testa.

              Appare allora il frate e
              forte lui sostiene:

              sii forte e valorosa
              e ascolta ancora.
              Tre doni io ti porto.
              Le pagine più belle
              onore e gloria sempre.

              Sei tigre lusinghiera.
              Di fauci vanne fiera.
              Azzanna la giustizia e
              calpesta impudicizia.

              Tigre:
              giovin fanciulla io sono
              ma amo le gioie e bramo virtù e gloria.
              Frate vagabondo dammi il grave compito.
              Perché io possa un giorno viver con vanità.

              Come regina calpesto il suolo
              di questo mondo a volte oscuro e ignoto.
              Sorniona come un gatto che
              fa le fusa e sbrana
              o da una zampata.

              Vecchio:
              cos'è giustizia o tigre fiera?
              Cosa vuol dir calpestar la serpe?

              Tigre:
              uomo che chiedi hai paura e parli piano.
              Alza la voce e sistema il tuo pastrano.
              Io tengo in fuori il petto
              e bramo l'altrui cospetto.
              Condanno e guardo il male
              e non temo il mio rivale.
              Giustizia vuol coraggio.
              Temperamento e onor perpetuo.
              Dritto guarda avanti e muori per il vero
              perché domani tuo figlio di te sia fiero.

              Vecchio:
              mi chiedi impresa di coraggio.
              Vuol dir rischiar la vita per giustizia.
              Per dar possibilità ad altri di viver pace
              che in vita mia cerco.
              È assurdo tutto questo!
              Non posso, non voglio, non ci riesco!

              Tigre:
              bada tu, pussilanime!
              Sparisci!
              Non sai neanche cosa dici.
              Esiston uomini di simil virtù
              eroi senza pari che portavano in cuore
              la costituzione.
              Dalla chiesa, falcone e borsellino
              son periti un pomeriggio.
              Anime pure, temerarie han vissuto senza inganni.
              Io ti parlo di grande forza.
              A quegli uomini onore e gloria!

              Vecchio:
              hai parlato di costituzione
              cosa dici per questo testo?

              Tigre:
              non è a me che devi domandare
              ma ai procuratori che di esso fanno bibbia.
              Scendi a valle e sali le tre scale
              incontrerai statua di donna che su una mano il testo porta.

              Il vecchio si ferma. La tigre lui osserva
              e solo allora si accorge che qualcosa lei cela.
              La serpe sotto le sue unghie si dimena
              mentre lei le malefiche zanne avida esce.
              Nasconde il capo di famelica donna e poi da tigre si trasforma.
              Raccoglie il corpo,
              il suo bottino nasconde.
              Dopo il lui si volta e un colpo ascolta.
              Un tonfo sordo e il sangue cola.
              Il vecchio non vede ma si sporca il piede.

              Mai liquido più putrido fu motivo di disgusto.
              Orripilante agli occhi
              nauseabondo al naso
              appiccicato resta.

              L'uomo cerca acqua
              pulirsi riesce e si disseta.
              E allor che vede omini che scalano il recinto.
              Giustizia appare a lui di marmo costruita.
              Arte bellissima e quasi viva
              porta in alto seduta e assai distinta
              il libro mastro che di luce brilla e di tricolore il cuore porta.
              Una bilancia è nell'altra mano.
              Tiene lo sguardo fisso oltre e
              sopra il capo vicino ad un piatto
              accesa è fiaccola di fuoco ravvivato.

              Il vecchio si sentì assai piccolo davanti alla giustizia.
              Gli altri alla sua vista si nascosero di soppiatto.
              Chi sei tu? Chiesero con coraggio
              senza celare a lui il volto assai nascosto.

              Non oso parlar a chi non conosco.
              Fuggito sono da un losco posto.
              Bramo giustizia e legger costituzione oso.
              Anch'io voglio virtù e onore in ogni loco.

              Gnomi:
              bada omo, non sai che dici.
              Se rubi il libro poi ci dici.
              Nessun riesce ormai da anni
              racconta come puoi
              e a noi poi!

              Vecchio:
              vergogna! Non cerco simil onta!
              Io che conobbi prigionia
              voglio conoscere passione mia.
              Uomini hanno ucciso e sono morti.
              Hanno sofferto e scritto con le vene
              la verità che ci appartiene.

              Sgattaiola uno gnomo dall'anfratto.
              Di unghia lunghe e la sua mano.
              Anello d'or che pesa porta in gioia
              lo sfila e verso l'uomo lui lo rotola.

              Capo gnomo:
              vecchio amico tuo, io sono.
              Ti omaggio di questo dono.
              Altri denari avrai un giorno
              (ma il vecchio il digrigno recuperò al volo.)
              Da quando è nato il mondo
              tutto si è contrattato.
              Anche giustizia è in vendita perciò
              allunga la tua mano.

              Osserva attentamente:
              in alto non son stelle
              ma un mare di gioielli.
              Io di te faccio un re
              e di ori ti ricopro.
              Prendi il testo senza leggere
              e gettalo nel fuoco!

              Vecchio:
              cosa mi dici con tanta parsimonia?
              Chi sei così malvagio che attenti a me
              con l'inganno?

              Capo gnomo:
              che ridere mi fai vecchio guarda
              attorno a te e svegliati un poco.
              In nome di tesori si son venduti onori.

              L'uomo si guarda attorno e vede ogni
              horror del mondo.

              Gnomi:
              c'è pure una puttana
              se vuoi è la tua dama.
              Chiedi ciò che vuoi o gioca un po' con noi!
              Ah! Ah! Ah! Ah!

              Uno degli gnomi:
              capo lascia perdere se alto è il di lui braccio
              vieni a giocar!
              Il poker è cominciato!
              Non riesce neanche lui a rubare il testo
              conviene spaccar la dama ma
              moriamo per la sua fiaccola.

              L'uomo tacque seduta-stante
              e una goccia gli cadde nelle mani.
              Forse è pioggia oppur lacrima
              d'acqua che scende da una foglia.

              Non vide nulla questa volta.

              Sirena si sente improvvisamente.
              Bruni i capelli e belle son le vesti.
              Dolce nenia canta.
              Lo culla e si addormenta ai piedi di giustizia.

              Il vecchio in sogno le risponde:
              voglio amarti fata ma...
              s'addormenta e tace
              accarezzato da lisce mani vellutate.

              Sirena:
              nel paradiso io ti porto.
              Non leggere il libro omo.
              Conosco beltà e passione e
              so farti battere il cuore.

              Dormi come un fanciullo
              desidera di me fino a saziarti
              e non pensare a nulla ma torna da dove vieni.

              Vecchio:
              prigionier io sono a farmi fuggir
              fu il polifemico occhio.
              Libertà io cerco ma prima ancor a giustizia io credo.

              Sirena:
              non esiste ciò che credi in questo mondo.
              Arrenditi all'evidenza e sogna ancora.
              Spogliarmi davanti a te io oso.
              Pura e verginale a te mi dono.

              Toccami uomo son carne pura.
              Bacia le mie labbra e godi un poco.
              Son baci che ti offro se mi sostieni.
              Brucia il libro al tuo risveglio e bevi dal mio calice
              un vin di bacco.
              Lasciati tentare e non mi condannare!

              Vecchio:
              non oso svegliarmi perché virtù più bella mai conobbi.
              Come sirena mi tenti ma io sogno
              perciò ti dico domani è un nuovo giorno.
              Stanotte con me dormi ma dopo non ti ascolto.

              Sirena:
              vile marrano!
              Non sono il tuo gioco
              non hai compreso pericolo imminente.
              Costituzione è un libro di passione.
              Di nobili gesta e ti porterà alla morte.
              Mai uomo osò così tanto.
              Io me ne vado!

              Frate che all'improvviso appare:
              la sirena vuol sedurti
              non lasciarti insidiare e avvincere dal male.
              Ricordati che giaci e lei incanta e tace.
              Son frate pellegrino e seguo il tuo cammino.
              Ti pascio di virtù e di svegliarti ti dico.

              Non gnomi o tentazioni ascolta.
              Ma solo la di me parola.
              Male e bene attanaglian la tua mente.
              Operoso fu sempre l'uomo e
              uguale ad altri anche se di altro mondo.
              Non creder a tutto ciò che vedi.
              Diritto non fu mai inganno
              ma solo motivo di guadagno!
              Lusinghe son fallaci e ruina porta
              a chi invano le persegue.
              Caddero tiranni bersaglio di popoli arrabbiati.
              Persero tutto i malvagi perché
              giustizia ogni ora conta e una bilancia
              pesa azioni rovinose.
              Quando ti risvegli facci caso.
              Il tuo atto su un piatto giace e
              diritto nell'altro appare.

              Vecchio:
              grazie o frate che mi illumini
              e di verità mi vesti.
              Non ruberò il testo dei fieri
              ma leggerò il contesto
              per imparar ad essere libero
              in questo mondo che appar funesto.

              È libertà che io sento proferir
              dalla bocca tua.
              Spirito di grazia avrai giustizia
              domani e forse già ora.

              Con te io voglio aprire
              la bibbia del diritto.
              Citami legge a cui devo obbedienza.

              Frate:
              ci sono tante cose che devi tu conoscere.
              Una è che devi rispettare il popolo che t'appartiene.
              Fondato sul lavoro è il tuo paese.
              Salute protegger vuole e con rispetto cerca
              di organizzare il di te mondo.
              Non hai colore, né religione.
              Solo diritti e obblighi d'onore.
              Non è difficile vivere in pace.
              Bisogna essere sociali e solidali.

              Vecchio:
              dici parole che mi commuovono un poco.
              Io non conobbi il diritto che citi ora.

              Frate:
              non è così.
              Non ti ricordi ma, ci fu un giorno
              che conoscesti democrazia
              non una sirena ma giustizia vera.

              È la famiglia la tua vera vita.
              Piccolo stato di grande poesia.
              Amore di donna incontrasti una volta.
              Amore sincero e giustizia di nostro signore
              che non è terreno.

              Appare la tigre:
              ama ciò che è da amare.
              Sogna ciò che puoi realizzare.
              Cammina veloce e non ti voltare.
              Guadagna con le tue opere e
              rispetta la tua gente.

              Non cercare un cavallo se non sai galoppare.
              Alimenta la fiaccola di giustizia e lotta perché mai si spenga.
              Ardua è l'impresa e non sempre funesta.
              Cambia il gioco e non farti fregar di nuovo.

              In groppa la tigre il fraticello e se ne va lasciando
              riposare il vecchierello.

              Dolce sonno e sogno profondo
              ed un risveglio con un libro in mano.
              Quanta emozione scorrer le pagine ingiallite.
              Racconta di eroi e di imprese coraggiose.
              Ogni norma è una storia scritta con onore.
              Impresa di coraggio e di virtù.
              Si scopre l'uomo dalla coperta avuta
              è la bandiera di una italia forte e fiera.
              Il cuore gli palpita in petto.
              Un solo grido sente.
              Giustizia a tutte la gente.
              Lottiamo per l'onor.

              Il piave ha mormorato.
              Milano l'austriaco ha scacciato.
              Terre di piemonte lo straniero ha condannato
              ma cavour con l'acqua non gli ha ceduto il passo.
              Napoli lo scugnizzo all'assalto a mandato.
              Il piccolo genovese una pietra di coraggio ha lanciato.
              Falsa alleanza con la germania
              e aerei di carta per la grande italia.

              Ad un tratto sento udir una voce.
              Vecchio, dal polifemico occhio tu stai ad osservare
              il tuo mondo.
              Piegata e battuta è stata mille volte la tua terra
              ma nobiltà di spagna l'ha comandata fiera
              anche se al popolo negò letteratura e scienza.

              Vecchio:
              il tempo che decanti è più lungo ancora.
              Non serve rivangar ma a guardare ora.
              Voglio un'italia di grandi gesta
              che si rialzi a realtà funesta.

              Frate:
              ricorda figlio che per fare un popolo onorato
              serve che la gente impegni il suo operato.
              È la famiglia virtù e forza grande.
              Piccolo stato in uno stato assai più grande.
              Non pesa la moneta e più non vale.
              Aumentan uomini soli e tristi e i servizi per il sociale.
              Pesano questi sul popolo d'italia:
              manca la compravendita e qualcuno che guadagna.
              Denari fuoriescono per topi senza scrupoli
              e casse dello stato son da consolidare
              le tasse aumentano per chi rimane.

              Vecchio:
              capito ho l'inganno e perché poi sempre pago!

              Appare la sirena:
              uomo non ascoltare il verbo.
              Seguimi te ne prego.
              Voglio portarti oltre sotto la luna piena.

              L'uomo di colpo cambia luogo
              e sopra un monte si ritrova d'uopo.

              Vecchio:
              di nuovo solo sono e vago nel mio mondo.
              Cerco la libertà ma imparo verità.

              Giustizia ho conosciuto
              costituzione ho letto
              e cosa tengo in petto?
              Ho il libro con me dietro.

              Voce di campo:
              ah! Ah! Ah!

              Vecchio:
              chi ride orsù?
              Chi è là?
              Ancora tu gnomo!

              S'affila l'unghie e ringhia.
              Lo guarda e lo sfida.

              Qualcosa porti in seno.
              Gli dice così di netto.

              Vecchio:
              guai a te o infido figuro.
              Se passi al mio passaggio
              ti sfido in un duello
              io porto grandi gesta e sono un italiano vero!

              Gnomo:
              lasciami il libro mastro.
              Il diritto così io cambio.
              C'è un vento di riforme e non ti puoi appellar.

              Tigre:
              non hai capito un fatto.
              Guarda il mio manto
              prostati davanti e rimani a testa china.

              Son fiera e decisa
              una fiaccola mi porto.
              Italia mi chiamo e volo o ringhio.
              Di zanne ti condanno se tocchi il vecchio uomo.

              Appare di fatto donna con abbondanti poppe.
              Una corona in guglie e una fiaccola di fuoco accesa.

              Son tigre ma son signora
              sono una grande forza.
              Il libro dammi uomo
              a custodirlo io ci sono.
              Guarda i miei piedi.
              Son pien di figli
              soldati valorosi
              fino alle caviglie.

              Gli gnomi uscirono a frotte ma
              davanti al fuoco di passione periron per loro sorte.
              È il popolo che insorge.
              Evviva la nazione!

              Il vecchio finito tutto guardò la donna statuaria
              prendere il volo trasformata in aquila.

              Non son più solo disse, con fare un po' commosso.
              Davanti a me c'è tutto il popolo.
              Voglio anch'io andare in volo e si aggrappò ad una zampa.

              Cieli azzurri di libertà conobbe allora.
              Acque cristalline e monti più verdi e salutò le genti.
              C'è un cuore che batte e appartiene a tutti
              è verde bianco e rosso ed emoziona troppo.

              Nessuno tocchi mai la nostra verità.
              Giustizia ereditata e libertà con gran forza conquistata!
              Composta lunedì 16 dicembre 2013
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                Scritta da: Luigi Berti
                in Poesie (Poesie personali)

                Baciami... ancora

                Quel bacio dato sulle tue labbra,
                sembrava un sogno ma lo ricordo,
                impresso su un foglio di carta,
                disegnato perché non svanisca.

                questo tuo bacio stuzzica il cuore,
                è un emozione un messaggio d'amore,
                che sprigiona un brivido dentro
                e ti trasporta in un altro mondo.

                Baciami sempre baciami ancora,
                ho messo le ali il mio cuore vola,
                mi alzo da terra come d'incanto,
                perché il tuo bacio solleva il mondo.
                Composta lunedì 16 dicembre 2013
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