Poesie inserite da Alexandre Cuissardes

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Scritta da: Alexandre Cuissardes

Le battaglie degli altri

la giustizia vera si è ormai arresa al peggio
senza porre condizioni,
come un qualunque perdente.
Le anime sante sono diventate anime tante,
troppe.
Chi dovrebbe giudicare respinge il giudizio della storia
ed ancor prima quello della ragione offesa.
Il presidente ha parlato di nuovo
e tutti gli riconoscono parole di buonsenso,
come se il buonsenso fosse l'eccezione
e non la norma,
poi voltano le spalle
e sono di nuovo in
guerra.
Composta venerdì 4 maggio 2012
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    Scritta da: Alexandre Cuissardes

    Non ce li vorremmo

    Speriamo che ci accolga a braccia tese
    quello lassù,
    un po' perché è un gran buono
    e molto perché vede come va quaggiù.
    Magari,
    visto che può tutto,
    e che lassù c'è tanto spazio,
    se proprio non vuol darci,
    almeno dopo morti
    la soddisfazione di guardare in basso,
    molto in basso,
    per vederli tutti quanti
    a scontare la condanna...
    se proprio vuol tenerli su con se
    almeno non ci metta tutti insieme.
    Che pena ritrovare il parlamento
    ed il senato
    anche su in cielo,
    in paradiso,
    farebbero casino anche lassù.
    Composta venerdì 4 maggio 2012
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      Scritta da: Alexandre Cuissardes

      La cassa del popolo

      Resta solo il nome,
      non il significato,
      qui si discute tutto e tutti.
      Ognuno ha la ricetta,
      tutti sono ministri,
      presidenti,
      arbitri di calcio,
      economisti,
      ...e puttanieri sempre.
      Il manifesto del “che”  
      ci guarda con occhi spiritati,
      capelli al vento
      e sfondo rosso d' ordinanza,
      tenuto su con quattro chiodi,
      come se fosse un cristo comunista sulla croce,
      ma con un chiodo in più,
      forse al valore.
      Poggiato giù per terra
      un manifesto,
      la foto gialla dei fratelli cervi.
      Il “che” per aria
      verso il cielo
      ed i “ fratelli cervi”  giù per terra.
      Qualcuno tiene in vita la memoria
      perché alimenti la fabbrica dell 'odio,
      l' odio è un mestiere ancora redditizio
      per chi non ha saputo prendere altre strade
      e mantenersi onestamente col lavoro.
      E settant' anni sono pochi per dimenticare
      quando c'è in gioco l'interesse di qualcuno,
      e quando ormai,
      anche volendo non si può più imparar  mestiere.
      Intanto il gioco a carte per un po' riporta tutti al sano vaffanculo senza ideologia,
      senza bandiera.
      Composta venerdì 4 maggio 2012
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        Scritta da: Alexandre Cuissardes

        Primo maggio di coraggio

        Eccoli ancora
        i giorni delle parole,
        ad ogni ricorrenza,
        in ogni occasione,
        tirati fuori dal baule
        del passato.
        I vaghi e vani appelli
        del simbolico monarca democratico
        che parla della vita di ogni giorno
        alla gente ormai sfinita o imbarbarita.
        Chi vuole credere applaude,
        chi è ancorato al passato applaude,
        chi vorrebbe un futuro si incazza,
        chi vorrebbe il presente si incazza
        chi vuole giustizia si incazza.
        Composta martedì 1 maggio 2012
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          Scritta da: Alexandre Cuissardes

          i forti ed i deboli

          il vero vincitore,
          l' esercito che ha messo un tappo
          sopra al puzzo del nostro primo regno,
          ha piazzato un bel po' dei suoi nel regno nato dopo,
          nel secondo regno.
          Alla antica professione restano un po' di grandi
          per i grandi casi,
          ed i tanti da poco per chi non vale niente.
          Ma intanto gli altri lottano  
          per il monopolio sulla prossima ennesima fine dei potenti.
          Tenuti tutti appesi per le palle,
          e con il fiato fatto sentire grosso sulla loro schiena
          per far sentire la loro provvisorietà.
          Intanto giace ferito a terra quello che ha bisogno,
          “ chi non vale niente “.
          Composta venerdì 4 maggio 2012
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            Scritta da: Alexandre Cuissardes

            Ultima mattina sulla terra

            Cammino sul fresco delle zolle rivoltate,
            nelle righe d'acqua che attraversano i campi,
            guardo i miei piedi che guardano la terra.
            Mi sostengo ad un bastone improvvisato
            che era poggiato al muro ad aspettare me.
            Appaio come sono
            alle viti che mi osservano,
            un uomo stanco
            che cammina in un campo.
            Un uomo perso in un campo,
            in questa mattina piena di silenzio
            di questo giorno che ho deciso io
            che sia così.
            Sono a cercare l'albero giusto
            per il mio ultimo sapere.
            Ho il cuore in me,
            sento il suo rumore,
            non so se è un battere,
            oppure un brontolare
            perché ha capito
            la fine che voglio fargli fare.
            Composta mercoledì 2 maggio 2012
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              Scritta da: Alexandre Cuissardes

              Il luogo dell'aspettare

              Il posacenere è pieno di cicche
              ma io non fumo,
              sono in un altro luogo,
              un luogo non mio,
              che non mi appartiene.
              Ho messo al fuoco caramelle di menta secca
              e l'ho scaldata
              per profumare la stanza.
              Mi sono seduto ad aspettare l'inverno,
              spero non arrivi nessuno a disturbare il mio finirmi.
              Composta mercoledì 2 maggio 2012
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                Scritta da: Alexandre Cuissardes

                Il marito della donna famosa

                L'applaudite,
                l'adorate,
                gli scrivete lettere d'amore.
                Fareste carte false per averla,
                ma sono io quello che la spoglia,
                la vede nuda,
                la mette a letto stanca alla fine dei concerti,
                io che preparo le tisane per la sua voce,
                che spalmo le creme sul suo corpo,
                io che la vedo senza trucco la mattina,
                che sopporto le sue urla,
                io che prendo il suo peggio quotidiano
                e lo distruggo,
                distruggendo me.
                Sono io che la lascio piangere sulla mia spalla,
                io che la consiglio,
                che scelgo i suoi abiti aderenti,
                io che sto nascosto
                fuori dalla scena,
                che faccio il consigliere,
                il cameriere,
                l'amico
                e per i documenti anche il marito.
                Io che la preparo per voi tutti,
                perché possiate continuare a fare carte false per cercare di averla.
                Sono io che la trasformo in ciò che voi vorreste
                io sono lei,
                lei per lei,
                lei per voi.
                Composta mercoledì 2 maggio 2012
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                  Scritta da: Alexandre Cuissardes

                  Procul, lontani da

                  Da un po' girava voce che da qualche parte
                  stessero lucidando gli stivali.
                  Avevano avvertito i segretari,
                  ma presi dall'eterno disquisire,
                  vestiti dell'immensa presunzione
                  ognuno schiavo delle sue teorie,
                  nessuno in alto fece caso alle spiate.
                  Quando qualcuno riferì che si eran messi in marcia
                  fu troppo tardi ormai per rimediare,
                  sfondava già le porte del potere
                  l'esercito dei calcinculo.
                  Composta mercoledì 2 maggio 2012
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